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 2023  novembre 08 Mercoledì calendario

Periscopio

Ieri al crepuscolo una serpe attraversò la strada. / Si contorceva sull’asfalto, schiacciata. / E noi siamo sia la serpe sia la ruota. Czesaw Miosz, La natura (in Trattato poetico, Adelphi 2011).
La sicurezza d’Israele è essenziale per noi tedeschi. La nostra speciale relazione con Israele deriva da una nostra responsabilità storica. La generazione dei miei nonni fu quella che si propose di sterminare gli ebrei in Germania e in Europa. Dopo l’Olocausto, la fondazione d’Israele conteneva la promessa di protezione per gli ebrei. La Germania è obbligata a garantire che tale promessa sia mantenuta nel tempo. Robert Habeck, sinistra «verde», vicecancelliere tedesco.

Nie wieder, mai più, si è ripetuto per anni. Ma secondo i sondaggi i tedeschi che odiano gli ebrei sarebbero intorno al venti per cento, nella media europea, una percentuale che appare tuttavia intollerabile in Germania. (…) Nelle regioni dell’ex Germania Est il 27,6 per cento ritiene che il potere degli ebrei nel mondo sia sempre troppo forte, il 34,4 è convinto che gl’israeliani si comportino con i palestinesi come i nazisti e le proteste contro Israele sono condivise dal 27 per cento, all’Ovest si scende al 18. Roberto Giardina, ItaliaOggi.

Israele, governo di pazzi: quello che vuole l’atomica solo sospeso [quando andava minimo torturato, stuprato e bruciato vivo, o almeno decapitato]. Titolo del Fattoide quotidiano.
Gaza sotto assedio: non chiamiamolo genocidio ma è un genocidio, e l’Onu inorridisce. Titolo dell’Unitaski.
Gli studenti occupano l’Università Orientale di Napoli: «Non vogliamo studiare in un’università che si rende complice di ciò che sta facendo un governo criminale e coloniale come quello israeliano». rainews.it
... i media hanno imposto la condanna di Putin agli ospiti televisivi, ma non quella di Netanyahu, nonostante i suoi crimini contro l’umanità siano infinitamente più gravi. Alessandro Orsini, il Fattosky quotidiano.
Questa ideologia, potente nell’accademia e da tempo in attesa d’una seria contestazione, è un mix tossico e storicamente privo di senso di teoria marxista, propaganda sovietica e antisemitismo tradizionale del Medioevo e del XIX secolo. Ma il suo motore attuale è la nuova analisi identitaria, che guarda alla storia attraverso un concetto di razza che deriva dall’esperienza americana. La tesi è che è quasi impossibile che gli «oppressi» siano essi stessi razzisti, così come è impossibile che un «oppressore» sia oggetto di razzismo. Simon Sebag Montefiore, il Foglio.

Piero Ignazi, politologo di rango, si pone sul Domani una domanda: «Israele ha sempre ragione qualunque cosa faccia?» Il notevole della domanda è la definizione data dallo stesso Ignazi: scomoda. Di più: molto scomoda. A me pare invece comodissima, formulata compulsando le righe e il «fra le righe» dei codici, ma qua, nelle nostre redazioni, università, salotti, su cui non piovono bombe come invece piovono a Gaza e Tel Aviv. Mattia Feltri, HuffPost.
Firenze, Italia. Una minore d’origini ucraine viene bullizzata, insultata e minacciata da due compagni di classe. Gli aggressori hanno augurato la morte ai suoi nonni israeliani sotto i colpi di Hamas e inneggiato al ritorno del nazismo. La ragazza è stata anche oggetto di minacce fisiche: «Ti butto dalla finestra, ti do un pugno, spero che muoiano tutti gli ucraini e tutti gli ebrei sotto le bombe di Putin». il Foglio.

Ci siamo dati obiettivi che non applichiamo a noi stessi, vorremo applicare agli altri, e applichiamo soltanto ad alcuni, quando non sono più in grado di nuocere. Paolo Giordano ricordava stamattina sul Corriere della sera il paradosso della Russia che siede nel Consiglio di sicurezza e si assolve dai crimini di guerra a Kiev. Mattia Feltri, HuffPost.
Prendiamo l’Ucraina, proprio in questi giorni nei quali la premier italiana spiffera al telefono come se fosse la sora Augusta Cecioni che in giro c’è «stanchezza»: è sparito ogni residuo d’indignazione contro il dittatore di Mosca (…) a partire dagli intellettuali che, annoiati, non hanno mai sopportato Volodymyr Zelensky né compreso sino in fondo le tremende conseguenze che potrebbero derivare da una vittoria di Putin. Stanchi di vedere i servizi sulle tante Bucha, si sgranchiscono sui loro divani e cambiano canale. (…) Già si stanno stufando anche della guerra che Hamas ha mosso ad Israele, il 7 ottobre è lontano. Mario Lavia, Linkiesta.

È arrivata l’ora di far finire la guerra tra Russia e Ucraina. Titolo della Veritasky.
L’Ucraina aggredita e dimenticata dal mondo. Tutti quei morti civili: dimenticati. L’ospedale pediatrico di Mariupol: dimenticato. Gli abitanti di Bucha giustiziati sul ciglio della strada con la sola colpa di essere ucraini: dimenticati. Le stazioni ferroviarie piene di gente bersaglio delle bombe degli aggressori russi: dimenticate. I condomini con i loro abitanti colpiti e crollati: dimenticati. I villaggi cancellati, le case incendiate, il monumento che ricorda gli ebrei sterminati dai nazisti e buttato giù dai «denazificatori», le chiese distrutte: dimenticato. Pierluigi Battista, HuffPost.
E çë bukur djal mëma. [Bravi figli di mamma]. Filastrocca albanese.
Non è il Protettorato italiano del Regno d’Albania, ma insomma il governo di Tirana è pronto a ospitare – «a titolo gratuito», dicono da Palazzo Chigi – due centri per migranti che potranno accogliere fino a 39 mila persone all’anno (circa 3 mila a pieno regime) «Quando l’Italia chiama noi rispondiamo», dice il presidente Rama, a Roma per la firma del protocollo con Meloni. Edi e Giorgia sono amici. Lei passò da lui uno scorcio di ferie quest’estate a Valona con la famiglia (Andrea Giambruno, la sorella Arianna e il ministro Francesco Lollobrigida). «Altro che aperitivi: stavamo mettendo a punto questa intesa», dice ora la premier. Simone Canettieri, il Foglio.
Da aiutiamoli in casa loro a deportiamoli in casa d’altri. Alfonso Raimo, HuffPost.
Per di più «gratuitamente», tipo i pasti gratis dei 5stelle. Pierpaolo Albricci, ItaliaOggi.
[Be’, non proprio gratuitamente]. Tutto sarà in carico a voi: le infrastrutture, l’accoglienza, il trasferimento nel centro. Mettiamo a disposizione solo la terra. Edi Rama, premier albanese (da Dagospia).
Il denaro che non si ha è quello meglio speso. Roberto Gervaso.