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 2023  novembre 08 Mercoledì calendario

In Giappone, a causa della denatalità, ci sono 9mila scuole da riconvertire

La denatalità svuota le culle e anche le scuole. Ma che fare degli edifici scolastici inutilizzati? È un tema che in Giappone si fa sempre più pressante, tanto che il governo ha varato un piano di aiuti per consentire ai municipi di riconvertire le vecchie scuole a nuovi usi per la collettività.
Tra il 2002 e il 2020, nel Paese del Sol Levante hanno chiuso 8.580 scuole pubbliche, secondo gli ultimi dati del ministero nipponico dell’istruzione: un importante patrimonio immobiliare da gestire.

Ma la riconversione non è difficile solo da un punto di vista economico, per gli investimenti necessari, ma anche perché c’è da convincere l’opinione pubblica. I comuni, come ha riportato l’Agenzia France Presse, devono essere rispettosi delle volontà dei cittadini, che spesso sono particolarmente legati a questi edifici.
La scuola elementare di Ashigakubo, nel dipartimento di Saitama a nord-ovest di Tokyo, ha chiuso i battenti nel 2009: gli ultimi trenta alunni che frequentavano questo istituto sono stati felici di spostarsi in una scuola più grande, come ha confermato Yoshinari Tomita, sindaco di Yokoze, municipio di cui Ashigakubo fa parte.
Una parte della scuola è finita in abbandono, un’altra che risale al 1903 è stata preservata e le autorità locali stanno lavorando per riportare in vita queste stanze di legno dalla storia secolare, che evocano nostalgia e sono testimoni di un tempo ormai passato.
I locali ospitano in particolare un seminario settimanale genitori-figli e talvolta vengono affittati per riprese, eventi cosplay o seminari aziendali. Insomma, hanno una nuova vita e anche per le casse comunali rappresentano un introito, fattore che non guasta visto che il declino demografico si riflette anche sulle finanze municipali.
Oggi, ha ricordato l’Afp, il Giappone conta 14,4 milioni di bambini sotto i 15 anni, appena l’11,5% della popolazione totale e quattro milioni in meno rispetto all’inizio degli anni 2000.
Delle scuole in disuso, tra quelle non demolite il 74,1% ha ritrovato un riutilizzo. In alcuni casi anche originale, come a Namegata, la cui popolazione tra il 2009 e il 2023 è diminuita del 20%, dove al posto della ex scuola è diventato un parco agricolo ricreativo, con negozi di prodotti agricoli, laboratori culinari e un museo dedicato alle patate dolci, il prodotto simbolo di questa area. Questo recupero ha contribuito a rivitalizzare il paese e anche l’agricoltura locale.
Il processo di riconversione è però possibile solo grazie all’aiuto statale e in Giappone esistono diversi sostegni pubblici per aiutare i comuni a gestire questi profondi cambiamenti.