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 2023  novembre 08 Mercoledì calendario

Nella chat del “il Cavaliere nero”


Ha un nome che trasmette inquietudine: “Il Cavaliere nero”. Non è il titolo di un film o di un libro, anche se il logo viene dalla copertina di un romanzo fantasy. Si tratta, infatti, di un canale Telegram che diffonde notizie sul mondo della massoneria. Verrebbe da definirlo un canale di “controinformazione”, quasi di resistenza interna, ma in realtà è ormai il principale mezzo di diffusione di notizie dal mondo delle logge. Una realtà, quella dei cappucci e dei grembiulini, che è storicamente ammantata da un alone di segretezza. E che spesso è stata fonte di roventi contrasti nel nostro Paese.
Solo pochi mesi fa ha scatenato numerose polemiche scoprire come Alfonso Tumbarello, il medico di Matteo Messina Denaro, fosse iscritto al Grande Oriente d’Italia: finito sotto inchiesta, era stato sospeso dal Gran maestro Stefano Bisi. È in quel periodo che “Il Cavaliere nero” intensifica la sua attività, puntando i riflettori su Campobello di Mazara, la cittadina-covo dell’ultimo boss delle stragi. “Ci chiediamo quale sia il motivo per cui, in un paese così piccolo, esistano addirittura due logge del Goi”, si leggeva sul canale in quei giorni. “Quello è un profilo anonimo, chi scrive queste cose dice una bischerata”, aveva replicato Bisi, che è spesso l’obiettivo principale delle critiche pubblicate sulla chat.
Ignota, in effetti, è l’identità di chi gestisce il canale, che oggi conta circa 1.500 iscritti: si tratta soprattutto di massoni delusi, ma che sono probabilmente molto addentro alla questioni del Goi. E infatti sul “Cavaliere nero” si trovano pure documenti inediti. Come quelli relativi alla P2 di Licio Gelli, pubblicati con l’obiettivo di confutare una vecchia dichiarazione di Bisi: “La Propaganda 2 era una loggia non regolare aderente al Goi nata nell’Ottocento”. “Cari sorelle e cari fratelli, il Cavaliere nero è oggi in grado di mostrarvi, e documentare, la totale regolarità in seno al Grande Oriente d’Italia della Loggia Massonica P2, la lettera di felicitazioni del Gran Maestro Lino Salvini per la nomina a Venerabile della stessa di Gelli. E anche l’importante annotazione storica che da quel momento la Loggia cessava di essere ‘all’orecchio del Gran Maestro’ ma veniva incardinata nel tessuto regolare della Comunione”, scrivevano sul canale, condividendo una serie di documenti “proveniente direttamente dalla Villa il Vascello”, cioè dalla sede del Grande Oriente a Roma.
Tra le contestazioni avanzate a Bisi anche quelle relative alla gestione dei massoni coinvolti in indagini per mafia. Oltre al caso Tumbarello, c’era quello di Vito Lauria, figlio di Giovanni, considerato boss di Licata, in provincia di Agrigento. Maestro venerabile della loggia Arnaldo da Brescia – nota per aver avuto tra i suoi iscritti pure Salvatore Quasimodo – nel 2021 Lauria jr è stato condannato in Appello a otto anni per associazione mafiosa. Sentenza diventata definitiva nel luglio scorso, quando la Cassazione ha pure ordinato un nuovo processo di secondo grado per Lucio Lutri, ex Maestro venerabile della loggia Pensiero e Azione di Palermo. La vicenda aveva portato il presidente della Circoscrizione Sicilia del Goi, Antonino Recca, a suggerire a Bisi di “prendere in considerazione la sospensione temporanea della loggia Arnaldo da Brescia”. Il Gran maestro, però, aveva preferito cancellare solo Lauria e Lutri dagli elenchi.
“Le persone in questione – spiegava – erano già sospese a tempo indeterminato, provvedimento in capo al Gran maestro. Dopo le condanne in appello abbiamo provveduto al depennamento”.
Una scelta contestata da Giuliano Di Bernardo, ex Gran maestro che ha lasciato in polemica il Goi nel 1993: “Il depennamento si applica in caso di assenza dai lavori rituali e morosità, cosa c’entrano queste fattispecie con le condotte penalmente rilevanti?”. Da tempo Di Bernardo si è fatto portavoce dei malumori interni al mondo massonico e le sue posizioni sono spesso condivise dal “Cavaliere nero”. E infatti sulla chat il caso di Lauria e Lutri torna ciclicamente all’ordine del giorno. “Caro Cavaliere nero – scrive un utente – ti invio in allegato i decreti magistrali. Come potrai notare mancano quelli relativi ai massomafiosi Lauria e Lutri, secretati dal Vascello. Chiedo: come mai questi decreti sono tenuti sotto maglietto?”.
Oltre alle polemiche, però, sul canale si trovano anche notizie. Come quella relativa alla sospensione dal Goi di Christian Stevelli e Roberto Raimondi, indagati nell’inchiesta per corruzione e riciclaggio che coinvolge anche il governatore della Sardegna, Christian Solinas. Sempre sull’isola gli amministratori della chat hanno scovato un massone di alto rango che sarebbe in realtà un “profano”: il presidente del Tribunale circoscrizionale sardo, una sorta di “corte massonica” locale, infatti, avrebbe autocertificato la propria iniziazione col grado di maestro. “Noi abbiamo prova, documentazione alla mano, che questa dichiarazione non corrisponde al vero”, scrivono sul canale. Pochi giorni fa, invece, è stato pubblicato un video: si vedono i componenti di una loggia di Reggio Calabria che, durante un evento pubblico del 2018, definiscono la massoneria “la cosca più famosa al mondo” perché “contrariamente alla mafia e alla ‘ndrangheta noi siamo presenti dappertutto”. Battuta mal riuscita, che ha provocato le proteste di alcuni grembiulini: “Cari fratelli, lo sdegno di quel video è totale”.
L’ultimo messaggio, invece, denuncia un timore: “Il Cavaliere nero comunica che ha serio motivo di ritenere che il Gran maestro chiederà il via libera per la Tavola d’accusa nei confronti dei fratelli Leo Taroni e Silverio Magno”.
La Tavola d’accusa è un procedimento interno che può portare all’espulsione dall’Ordine massonico. A essere colpiti sarebbero Taroni e Magno, candidati come Gran maestro e Grande oratore con tanto di programma: si sono impegnati pubblicamente a contrastare i tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata nelle logge. “Nella storia non era mai accaduto niente di simile”, commenta un massone di lungo corso.
L’apertura di una Tavola d’accusa potrebbe sbarrare la strada alla candidatura antimafia? Il Fatto ha posto questa domanda direttamente a Bisi. “Lei non conosce bene le nostre regole – ha risposto il Gran maestro –. Ma io delle questioni del Goi parlo solo all’interno del Goi e nelle sedi opportune, non sui giornali”. Una sede opportuna è sicuramente la Balaustra, cioè una sorta di nota con cui il Gran maestro comunica con le logge. “Nessuno osi affermare che il Grande Oriente è compromesso e solidale con la mafia, la ’ndrangheta e la camorra. Continuerò a combattere perché nessuno, soprattutto dall’interno, si permetta di gettare ombre e accuse immotivate”, ha scritto pochi giorni fa Bisi. Che ha quasi concluso il suo secondo mandato e dunque non potrà ricandidarsi alle elezioni del prossimo 3 marzo. Un turno elettorale che si preannuncia decisivo per il futuro della più grande obbedienza massonica italiana. Tra chat di controinformazione, spaccature e veleni.