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 2023  novembre 08 Mercoledì calendario

Ai piedi di Miura: sponsor, turisti e fan tutti per il calciatore 56enne


Estàdio do Clube Desportivo das Aves, città di Santo Tirso, distretto di Porto, ore 11 di una domenica consacrata al pallone, partita AVS-Oliveirense, centocinquanta spettatori a essere larghi, sei tifosi giapponesi con l’ombrellino: l’ennesima puntata della storia calcistica di Kazuyoshi Miura, 56 anni, 8 mesi e 7 giorni, va in scena in un giorno di pioggia tra squarci di sole. Il suo Oliveirense vince 1-0, rifilando il primo ko della stagione alla capolista della Secunda Liga portoghese, mentre lui è seduto in panchina, il giaccone blu sopra la maglia numero 11. Al fischio finale, gli avversari vanno a stringergli la mano: un omaggio rispettoso al giocatore “prof” più anziano del mondo, 38 anni di sudore e di gol sparsi in quattro continenti: Sud America (7 club brasiliani), Europa (Genoa stagione 1994-95 e Croazia Zagabria), Asia (5 squadre nel suo Giappone), Oceania (Sydney FC), di nuovo Europa nel febbraio 2023 con l’Oliveirense e contratto prolungato fino al 2024.
Un’operazione di marketing, come dicono giornalisti e tifosi. L’Oliveirense è entrato nel 2022 nel portafoglio del gruppo giapponese ONODERA, fondato nel 1983, attivo nel settore della ristorazione. L’ONODERA possiede anche lo Yokohama FC e il cartellino di Miura appartiene a questo club: gioca in Portogallo con la formula del prestito. Gioca è forse una parola grossa – 4 presenze in campionato in due stagioni, totale 26 minuti, più un’apparizione nella Coppa di Portogallo, altri 2’ – ma durante la settimana si allena regolarmente, partecipa alle partitelle, va a dormire presto e cura l’alimentazione con scrupolo. Una vita da professionista, con uno staff a disposizione: un fisioterapista, un cuoco, un preparatore. Il suo campo base è un hotel, nel centro di Oliveira de Azemeis, città di 66 mila abitanti del distretto di Aveiro, area metropolitana di Porto. La mattina Miura va a fare colazione in un bar a 50 metri di distanza dall’hotel. Fabio, il proprietario, racconta: “Parla bene il portoghese grazie ai suoi trascorsi brasiliani. È gentile e discreto. Ordina sempre caffè americano, spremuta d’arancio, una torrada o un toast. I camerieri gli hanno chiesto una foto di gruppo e lui è stato disponibile. Ringrazia sempre, anche quando paga il conto”.
Arigato: “grazie”, in giapponese, ha origine dal portoghese “obrigado”. È uno dei lasciti del periodo dei grandi navigatori, che partendo da Lisbona raggiunsero e posero basi commerciali anche in Estremo Oriente. I giapponesi adorano il calcio brasiliano e Miura si è formato da quelle parti. Sbarcò a San Paolo nel 1982, quindicenne, un po’ come Holly nel celeberrimo cartone animato giapponese Holly e Benji. Per sopravvivere fece diversi lavoretti. Aveva buona tecnica, ma l’altezza limitata gli sbarrò diverse porte. A un certo punto, pensò di mollare, ma un giorno, vedendo una partita in una favela, decise di insistere. Nel febbraio 1986 firmò il suo primo contratto serio: quattro mesi dopo, Diego Armando Maradona avrebbe trascinato l’Argentina alla conquista del mondiale messicano.
Miura, sposato con una modella, due figli, ha attraversato la storia con la maiuscola: quando nel 1986 si trasferì al Palmeiras, il mondo era ancora diviso in due blocchi. Il presidente degli Usa era Ronald Reagan, mentre in Unione Sovietica era appena stato nominato segretario generale del Partito comunista Michael Gorbaciov. Trentasette anni dopo, infuriano due guerre, lo scenario politico è profondamente cambiato, siamo in piena emergenza climatica, Internet e social condizionano il pianeta, ma Miura, con i capelli bianchi e il viso scavato, è immutabile: scarpe da calcio, allenamenti, dieta e arigato. “La sua presenza è un’operazione di marketing – racconta Bruno Santos, tifoso, leader del gruppo Coletivo 1922 –, ma a noi va bene così. Grazie a lui l’Oliveirense è famoso nel mondo. In Giappone sono state vendute molte maglie della nostra squadra con il suo nome e questo business permette di guadagnare risorse vitali. Miura è un professionista esemplare: nei test medici regge il confronto con gente più giovane di trent’anni”.
L’Oliveirense, ottavo in classifica, è abbottonatissimo sulla questione-Miura. Lui non rilascia interviste, il club evita l’argomento. I compagni di squadra lo rispettano. Un difensore brasiliano, classe 2000, origini nipponiche, maglia numero 88, ha scelto il nome Kazu in suo onore: è il più contento di tutti. I turisti giapponesi in transito a Porto assistono alle gare dell’Oliveirense nella speranza di vedere in campo il giocatore più anziano del mondo. “Ma a noi basta anche ammirarlo in panchina – spiega una tifosa di Tokyo –. Miura non è solo un calciatore. È un mito del Giappone moderno”.