Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  novembre 08 Mercoledì calendario

Booktoker a processo sui social

L’altra faccia dei social: le stesse piattaforme che trasformano scrittori e scrittrici emergenti in autori bestseller, li demoliscono.
Basta un video. L’ultimo, clamoroso, caso riguarda Tillie Cole, la scrittrice inglese che ha dominato le classifiche di vendita per buona parte del 2022 col suo romance strappalacrime Dammi mille baci: ieri, Cole ha annunciato su TikTok e Instagram che ritira dal mercato mondiale la versione inglese della sua serie Hades Hangmen, accusata sulle piattaforme di elogiare il razzismo e il suprematismo bianco.
Nella serie uno dei personaggi è figlio di un componente del Ku Klux Klan e la polemica, partita sul TikTok americano, è diventata presto virale. Un vero shitstorm. L’autrice, che in Italia ha venduto più di 200 mila copie, nel post si è scusata con le persone che ha «ferito» e ha annunciato la decisione di prendere una pausa dai social: «Devo sempre imparare, starò più attenta».

In principio furono la cancel culture e l’ideologia woke. Poi sono arrivati i trigger warning, letteralmente le avvertenze sui temi delicati che i libri che stai per leggere tratteranno. Ma non basta.
Esiste un limite alla libertà di espressione in letteratura? Qual è il modo giusto per un autore di utilizzare le piattaforme 2.0? C’è un confine tra diritto di critica e linciaggio? Scrittori attivi sui social e booktoker si interrogano, mentre ogni giorno nascono nuove polemiche, come quella che ha investito Rebecca Yaross – autrice del romanzo romance fantasy Fourth Wing, diventato un caso editoriale negli Stati Uniti – criticata per aver messo un like a un post pro Israele.
«I social non sono più un posto così bello – dice Licia Troisi, scrittrice fantasy molto attiva sulle piattaforme – Le dinamiche che si innescano sono da gogna e mi sembra che siano sempre di più quelli che vogliono solo fare polemica. Il caso di Cole è preoccupante: l’autocensura può diventare una deriva pericolosa. La mia formula per stare sui social è quella di essere chiara il più possibile, ma anche, a un certo punto, di mettere in atto un distacco». «Possiamo rivendicare il diritto di ideare personaggi scomodi? – incalza la scrittrice rosa Anna Premoli – Il Ku Klux Klan esiste, il razzismo esiste: possiamo parlarne nei libri? La scelta di Cole di ritirare la saga dal mercato è molto pericolosa».
Il Booktok italiano è frastornato. Andrea Amadio, 30 anni, libraio,
seguitissimo su TikTok come @libriconfragole, conosce Hades Hangmen: «Non c’è da nessuna parte un elogio del suprematismo bianco, anzi: Cole racconta di un ragazzo cresciuto dentro una setta e del suo percorso per venirne fuori. Nessuna critica, anche sul Booktok, può essere decontestualizzata. E più in generale, bisogna tenere conto di cosa è la letteratura: non dovremmo più leggere D’Annunzio o Lolita di Nabokov?».
Su TikTok, ieri, in difesa di Cole è scesa in campo l’autrice romance italiana Naike Ror con un duro video dal titolo: «Il Booktok è tossico?». «Sono rimasta sconvolta dalla polemica che ha investito Tillie Cole – spiega Ror – Io, a differenza di molti che hanno fatto i post, i suoi libri li ho letti: e credo che se qualcuno la accusa di razzismo, abbia seri problemi di comprensione del testo. La verità è che tutto quello che è polemica fa più visualizzazioni: come autori dovremmo essere più cinici. Ma anche rivendicare la libertà di espressione. C’è un confine tra il diritto di criticare e il dovere di esprimersi per forza».
La questione – stare o no sui social e in che modo – è delicata. Felicia Kingsley, la regina del romance italiano, seguitissima su TikTok e Instagram, ammette di aver difficoltà a capire qual è il confine: «Capisco che Cole si prenda una pausa: lo shitstorm può essere violentissimo. Anche io ho cominciato a utilizzare i trigger warning nei miei romanzi. Ma mi rendo conto che, anche sulle piattaforme, accade quello che sta succedendo ovunque, penso al conflitto in Medio Oriente: ci si divide in tifoserie. Ma i romanzi sono romanzi e non ci sono buoni o cattivi. Per un autore, mantenere un profilo e dialogare con il pubblico non sempre è facile».
Per Francesca Tamburini, 27 anni, creator digitale e booktoker che su TikTok conta su 800 mila follower, anche sul Booktok deve prevalere il rispetto: «Sì alle critiche, anche appassionate, ma mai con violenza – dice Tamburini, che ha appena pubblicato il suo primo fantasy, Il Custode, con Sperling & Kupfer – Altrimenti si rischia di snaturare, penso soprattutto a TikTok, la genuinità di una piattaforma nata per un confronto diretto. Se diventa una ghigliottina, non funziona».
Cole, classe 1983, in Italia è stata pubblicata da una piccola casa editrice del Sud Italia, Always publishing, nata nel 2016 a Salerno dall’idea di due appassionate di romance, Alessandra Friuli e Simona Natale. Il romanzo Dammi mille baci è stato per settimane in testa alle classifiche. Della serie che Cole ha ritirato, la casa editrice italiana ha già pubblicato, quest’anno, i primi due volumi, mentre in America la scrittrice l’ha autopubblicato su Amazon. «Ritirare i romanzi in Italia?Approfondiremo e ascolteremo Tillie – dice Simona Natale, una delle editrici di Cole – in generale, siamo molto dispiaciute per quello che è accaduto. Assistiamo a un paradosso: il bello dei social è la possibilità che ciascuno ha di esprimersi. Ma quando questa libertà si trasforma in una gogna mediatica, diventa il suo opposto, cioè censura. Un autore può non sentirsi più libero di esprimersi: ed è quello che è accaduto a Tillie. L’altro grande cortocircuito, è credere che ciò che un autore scrive sia quello che pensa. Ci auguriamo che questa triste vicenda si trasformi in un’occasione per ragionare su come fare critica in modo sano, che non vuol dire non giudicare, ma farlo con rispetto. E speriamo anche che Tillie restituisca i suoi libri a chi la segue con amore e ha adorato la serie Hades Hangmen. Cole è un’esperta di sette religiose: ci ha fatto una tesi di laurea. Quindi non deve stupire che ne parli nelle sue storie».
Ci sono temi dei quali sarebbe meglio non parlare nei romanzi? Edith Joyce, 27 anni, booktoker e autrice di Riot, pubblicato con Salani, invita gli scrittori a maneggiare con cura gli argomenti delicati e tira in ballo l’appropriazione culturale: «Bisogna studiare tanto prima di affrontare temi così delicati e prima di rubare la voce a chi può parlarne con competenza forse mi chiederei se è il caso di farlo».
Di parere opposto Rita Nardi, booktoker e autrice per Rizzoli di due romanzi, l’ultimo Il narratore di storie: «Il fatto che un autore sia costretto a ritirare i suoi libri a causa di critiche violente o offensive, è inammissibile. Quasi una forma di censura. I giudizi, alcuni non strutturati, demoliscono spesso non solo l’opera ma la persona, come è accaduto a Tillie Cole che ha preso le distanze da qualsiasi piattaforma. La salute, anche mentale, di chi è vittima di shitstorm, è a rischio. Non possiamo accettare che sia portate avanti certe dinamiche».
Intanto Tillie Cole ha scelto.