Il Post, 7 novembre 2023
Quanti cestini dell’immondizia servono in una città
Passeggiando per le strade del centro in grandi città, in Europa o in altre parti del mondo, può capitare di dover buttare la coppetta vuota di un gelato o il bicchiere usa e getta di un caffè. Per trovare un cestino della spazzatura potrebbe essere necessario camminare a lungo oppure fare solo pochi passi, a seconda dei casi e di vari fattori, tra cui le consuetudini e le politiche locali sullo smaltimento dei rifiuti. Chi proviene da città in cui trovarne a ogni incrocio è la normalità tende a rimanere sorpreso quando visita posti in cui sono molto più rari.
Non esiste un’idea largamente condivisa su quale debba essere la giusta quantità di cestini della spazzatura presenti per le strade di una città ed esistono anzi approcci molto diversi. Averne pochi o nessuno può stimolare atteggiamenti di maggiore responsabilità e attenzione da parte delle persone, ma genera di fatto un disservizio. Averne troppi implica spese maggiori e tempi più lunghi per la raccolta dei rifiuti: condizione che può aggravare anziché ridurre il problema dei cumuli per terra vicino ai cestini.
Oltre alla quantità anche le caratteristiche e la forma dei cestini possono variare, a seconda della città e dell’utilizzo previsto. La maggior parte di quelli in metallo presenti nelle aree pubbliche di molte città sono coperti nella parte superiore, con strette imboccature laterali che permettono di utilizzarli soltanto per rifiuti di piccole dimensioni. Dal 2021 a Zurigo, in Svizzera, oltre ai classici cestini dei rifiuti (soprannominati Hai, “squalo”, per la loro forma), sono presenti cestini più grandi e con imboccature più ampie in punti della città in cui vengono prodotti rifiuti più ingombranti per via dell’uso di imballaggi per il cibo da asporto.
Ultimamente la città di New York ha avviato un programma di sostituzione graduale dei suoi circa 22mila caratteristici cestini verdi di metallo presenti lungo le strade, la cui trama a rete è ciò che secondo il dipartimento di Igiene della città permette ai ratti di entrare e uscire più facilmente. Il nuovo modello è composto da una base in cemento, per rendere il cestino difficile da ribaltare, un involucro metallico e un cestino di plastica interno rimovibile che pesa circa la metà del cestino attuale: cosa che dovrebbe semplificare e accelerare il lavoro degli operatori al momento di sollevare e svuotare i cestini.
A Londra le strade del quartiere della City, cioè l’area di circa 2,90 chilometri quadrati che si estende da Temple Bar a est fino alla Torre di Londra a ovest, sono abbastanza note per la relativa scarsità di cestini della spazzatura: sono soltanto 46, circa 15 per chilometro quadrato, secondo una stima del 2016 del sito Londonist. In un rapporto del 2010 sulla spazzatura presente nella città, citato da Londonist, si diceva che aumentare la quantità di cestini avrebbe potuto incoraggiare le persone a utilizzarli in modo non appropriato, per rifiuti domestici e indifferenziati di vario genere (che è comunque un comportamento vietato e sanzionato). Avrebbe inoltre potuto rovinare l’estetica della città e attirare animali, senza migliorare la situazione dei rifiuti.
Nel 2012, in occasione delle Olimpiadi, l’allora sindaco Boris Johnson disse invece che la sua amministrazione avrebbe aumentato del 25 per cento il numero di cestini della spazzatura nella metropolitana. «L’aumento del numero di contenitori aiuterà i passeggeri della metropolitana a depositare i propri rifiuti in modo rispettoso dell’ambiente», disse allora Johnson.
Nel 2017 il sindaco di Los Angeles Eric Garcetti annunciò di aver fatto installare lungo le strade della città circa 1.250 cestini della spazzatura in aggiunta ai circa 1.250 già presenti, nell’ambito di un piano che mirava ad averne in totale 5mila entro la fine del 2019. Negli ultimi anni altre città del mondo hanno invece progressivamente ridotto il numero di cestini della spazzatura: nel 2019, in vista di una riunione per discutere l’eliminazione di alcuni dei suoi 7mila cestini, il governo metropolitano della città di Seul, in Corea del Sud, disse che «sia aumentare che diminuire il numero di cestini comporta problemi». A Seul oggi i cestini per strada sono molto rari.
A luglio il dipartimento dell’Ambiente della città di Hong Kong ha annunciato una graduale riduzione del numero di cestini dei rifiuti lungo le strade, con l’obiettivo di indurre i residenti a prendere l’abitudine di portare la spazzatura a casa. A marzo i cestini presenti nella città erano circa 11.700 per 7,3 milioni di residenti. L’idea alla base di iniziative come quella di Hong Kong è sempre che il non dare alle persone l’opportunità di buttare i rifiuti nei centri urbani incoraggi comportamenti virtuosi: un’idea simile, in un certo senso, a quella secondo cui costruire più strade non risolve il problema del traffico.
La presenza di molti cestini della spazzatura in aree pubbliche è generalmente considerata dalla popolazione una comodità e una soluzione al problema dei cestini che tracimano di rifiuti. In molti casi l’installazione di più cestini non risolve però il problema dell’insufficienza di spazio per i rifiuti, e anzi lo amplifica, generando una sorta di «effetto a catena», come disse al Wall Street Journal Manuel Maestrini, fondatore e direttore di Nordsense, un’azienda danese che produce sensori intelligenti per bidoni della spazzatura.
Uno dei principali problemi nella raccolta dei rifiuti dai cestini nelle città è che svuotare quelli che traboccano di rifiuti aumenta molto i tempi e i costi del lavoro: più ce ne sono, più aumenta la probabilità di ritardi dei mezzi di raccolta lungo tutto l’itinerario (e anche il traffico stradale). Per questa ragione diverse città del mondo tra cui San Francisco, Copenhagen e anche Milano stanno sperimentando da alcuni anni dei cestini “intelligenti”, dotati cioè di sensori che monitorano il livello di riempimento e rendono la raccolta più efficiente e meno dispersiva.
L’installazione di cestini “intelligenti” è anche considerata un’iniziativa più praticabile e promettente da molte persone perplesse riguardo all’idea che ridurre il numero di cestini favorisca comportamenti virtuosi della popolazione. Quando nel 2011 la città di New York rimosse tutti i cestini dei rifiuti da alcune stazioni della metropolitana, per un esperimento durato un anno, la società responsabile dei trasporti pubblici (Metropolitan Transportation Authority, MTA) disse che la quantità di rifiuti raccolti nelle stazioni – 14mila tonnellate all’anno, prima dell’esperimento – era complessivamente diminuita.
Alcuni passeggeri espressero però qualche dubbio sul fatto che avere meno spazzatura nella stazione implicasse avere una metropolitana più pulita. Uno spazio tra una cabina telefonica e una colonna nella stazione dell’Ottava strada, per esempio, era stato progressivamente trasformato dalle persone in una specie di discarica abusiva, con un cumulo di rifiuti alto circa un metro. E l’area intorno a un’edicola di una delle stazioni era diventata molto più sporca, secondo il proprietario, che notò però anche una diminuzione della quantità di ratti in giro per la stazione.
Inoltre, come ricordato allora da Bloomberg, a volte le ragioni per cui in alcune grandi città ci sono pochi cestini dei rifiuti sono storiche, e non è detto che quei modelli siano facilmente replicabili altrove. A Londra, per esempio, i cestini dei rifiuti metallici per lungo tempo presenti nelle stazioni della metropolitana furono progressivamente rimossi a partire dagli anni Novanta dopo che l’IRA (Irish Republican Army) li utilizzò come “contenitori” in grado di amplificare i danni delle bombe, aumentando la quantità di schegge.
Per questa ragione molti cestini dei rifiuti, non soltanto a Londra, sono oggi costituiti da sacchetti di plastica trasparenti agganciati a un supporto. In altre grandi città negli Stati Uniti i cestini per le strade vengono completamente rimossi in occasione di eventi come maratone e parate. A New York i cestini del nuovo tipo, che sono impilabili, dovrebbero servire a rendere più efficiente anche a questa operazione.