la Repubblica, 7 novembre 2023
Corrado Augias lascia la Rai, ora c’è La7
Volevano demolire la Rai dei comunisti; stanno semplicemente demolendo la Rai. Un governo che sul piano generale si è dimostrato approssimativo e incompetente ha prodotto il massimo d’efficienza nella progressiva distruzione della Radiotelevisione Italiana, nientemeno. Due fattori mi hanno spinto fuori dalla Rai dopo sessant’anni di onorato servizio (come si diceva una volta).
Il dilettantismo, le scelte improvvide, la presunzione che una pedina valga l’altra, l’inconsapevolezza che l’efficacia televisiva è una delicata miscela di professionalità e congruenza con l’argomento, la dimenticanza che l’egemonia culturale non si può imporre piazzando un fedele seguace qua e uno là. Sono materie (non le sole) in cui la competenza deve prevalere sulla fedeltà.
Questo è il secondo argomento: l’egemonia culturale. Dietro lo sconquasso s’intravede infatti un disegno, lo stesso che trapela da alcune decisioni del governo: cambiare la narrazione di fondo che ha retto la Repubblica dal 1948 (data di nascita della Costituzione). È come se gli esclusi, a giusto titolo, da quell’atto fondativo, volessero oggi rifarsi con una seconda (o terza) repubblica affidata non solo a una nuova Costituzione ma anche alla riscrittura della storia. Questo compito è affidato, e ancora più lo sarà tra qualche mese, alla Rai. Mi si potrebbe obiettare che se quello che penso è vero era il caso, proprio per questo, di restare cercando di bilanciare il guasto. È giusto.
Dal 1960, anno in cui entrai (per concorso) in Rai, ne ho viste di ogni colore a partire dall’arrivo dei socialisti dopo il primo governo di centro sinistra nel 1963. Se fossi più giovane lo avrei fatto. Ma sono vecchio voglio continuare a lavorare, finché avrò sufficiente consenso, con gente simpatica in un ambiente cordiale. Questo alla Rai è diventato più difficile perché, ecco un terzo e finale elemento, a tutto il resto s’accompagna un velo d’arroganza. Lascio in sospeso la terza possibile edizione del programma La gioia della musica. Vedremo.