il Fatto Quotidiano, 6 novembre 2023
Il caro carello
Gli effetti della crisi mediorientale, con la guerra Israele-Hamas, si stanno facendo già sentire sul prezzo del gas, quotato mediamente in ottobre a circa 43 euro a megawattora contro i 36 di settembre. Con il risultato di un prevedibile rincaro delle bollette a carico delle famiglie che tuttora usufruiscono del mercato tutelato. Ma non saranno solo le guerre – da Gaza a Ucraina e Russia – a fare impazzire il costo delle materie prime agricole nel 2024. Eventi metereologici estremi e siccità, dopo aver lasciato il segno quest’anno, continueranno a tenere in forte tensione i prezzi dei principali generi alimentari, come anticipa Aretè, società di ricerca e analisi sull’andamento dell’agrifood. “Il prossimo anno – spiega Enrica Gentile, amministratore delegato di Aretè -, in alcuni mercati caratterizzati da scorte molto basse e da condizioni meteo negative, seppure senza molti grandi balzi i prezzi continueranno ad essere molto elevati”.
Olio d’oliva, frumento duro per la pasta, cacao, olio di girasole, caffè della varietà robusta: saranno caratterizzati da una volatilità delle quotazioni senza precedenti. “Tutto questo al netto di una deflagrazione dei conflitti – prosegue Gentile -. Se la situazione in Medio Oriente dovesse aggravarsi con un allargamento del conflitto, allora tutto cambierebbe, con pesanti ricadute sull’economia generale, a partire dal costo del petrolio”. Sull’olio di girasole, di cui l’Ucraina è un grande produttore, incombono varie incognite. Il prezzo schizzato alle stelle tra l’anno scorso e quest’anno – impennata che ha trascinato tutti gli altri olii vegetali – potrebbe stabilizzarsi. Ma il condizionale è d’obbligo, perché in molti casi non sono state ricostituite le scorte. Con l’aggravante che il fenomeno climatico di El Nino – che provoca periodicamente un surriscaldamento dell’oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale – potrebbe abbattersi sulla produzione di olio di palma, provocando forti contraccolpi sul comparto. C’è poi la questione dell’olio di oliva, che quest’anno ha superato la soglia dei 9 mila euro a tonnellata sulla piazza di Milano, con un balzo di quasi il 70% in dodici mesi. Record che si deve alla siccità che ha colpito la Spagna, principale produttore in Europa (oltre il 50% in meno). E la prolungata assenza di pioggia sta minacciando anche la nuova campagna di raccolta: “Anche in questo caso – dice Gentile -, le scorte non sono state ricostituite e con la forte carenza di prodotto, anche per il prossimo anno il prezzo non diminuirà”. Con i granai di frumento duro vuoti, dopo la grave siccità che ha colpito il Canada (primo produttore al mondo), il prezzo della pasta continuerà a mantenersi alto: in Europa, infatti, l’abbondanza di importazioni da Turchia e Russia non riuscirà a compensare il crollo della produzione canadese. Saranno ancora gli eventi metereologici estremi a tenere in scacco il cacao (il costo della fava di cacao in un anno è a +62%), con un mercato in forte subbuglio per i problemi meteo nei Paesi che ne sono forti produttori, prevalentemente in Sudamerica e in Africa. Non ci sarà tregua, l’anno prossimo, neanche per i legumi: impossibile tornare ai prezzi del 2021, sempre per le scorte esigue. Così come sarà quasi impossibile tenere sotto controllo il prezzo del pomodoro, arrivato a quotazioni record nella campagna 2022-2023: troppe criticità per piogge intense e grandine. Mai così volatili, nel 2024, i prezzi delle uova: il mercato paga l’epidemia di aviaria dello scorso anno: prevfisti balzi e cali del prezzo. E pure dal caffè non arrivano segnali incoraggianti, con il prezzo record della varietà robusta per il calo dell’offerta da aree produttive come il Vietnam e l’Indonesia. Di buone notizie c’è solo lo zucchero: il prezzo – dopo i picchi del 2023 – dovrebbe arretrare.