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 2023  novembre 06 Lunedì calendario

Le bugie sulla carne coltivata


Caro Direttore, ci sono molti motivi per non approvare il disegno di legge che renderà l’Italia il primo Paese al mondo a vietare i prodotti a base di carne coltivata.
Approvata in Senato nel luglio scorso ed ora in procinto di essere votata dalla Camera, è una legge-manifesto dalla doppia inutilità, in grado solo di mortificare per l’ennesima volta l’iniziativa economica e scientifica del nostro Paese, e di relegare, anche per questi prodotti, gli italiani a un mero mercato di consumatori finali.
Di recente è emerso un aspetto che potrebbe far sì che la futura legge possa vantare anche il primato di essere il paradigma istituzionale di una miope furbizia burocratica, prossima alla menzogna, che il governo del Paese utilizza nei rapporti con l’Unione Europea. Vediamo perché.
Lo scorso 14 ottobre, un articolo del Foglio ha rivelato come il disegno di legge in questione fosse stato notificato alla Commissione europea dal ministero del Made in Italy (Mimit), ma la notifica sia stata poi ritirata dallo stesso Mimit su impulso del ministero della Sovranità alimentare (Masaf) – il cui nuovo Capo di Gabinetto, fino allo scorso settembre, era Capo area legislativo di Coldiretti. Il Masaf ha motivato al Mimit la revoca della notifica con la necessità di “un approfondimento delle tematiche oggetto del disegno di legge, alla luce della discussione parlamentare in corso”. Che “l’approfondimento delle tematiche” del disegno di legge e delle potenziali “modifiche” fosse solo fumo negli occhi per i funzionari dell’Unione, un espediente burocratico per evitareuna bocciatura preventiva da parte della Commissione europea, appare evidente dalle parole dello stesso ministro Lollobrigida che, interrogato sulla questione, confermava l’intenzione del governo di procedere senza esitazioni verso la votazione del testo di legge. E infatti, la Camera lo discuterà in Aula oggi. Ma, si obietterà, la legge potrà essere comunque valutata dalla Commissione europea dopo la sua approvazione e, nel caso, essere causa di procedura d’infrazione finché l’Italia non la corregga o la elimini. Tutto vero, ma la grande differenza è che passeranno mesi, se non anni, perché la legge Made in Coldiretti (principale e orgoglioso ideatore e sponsor dell’iniziativa) sia eliminata dall’ordinamento giuridico. Un tempo più che sufficiente perché lobbisti e pubblicitari possano ingannare l’opinione pubblica su chissà quale conquista e protezione del made-in-Italy autarchico-gastronomico-culturale.
In coloro che hanno penato per denunciare l’insensatezza di questa vicenda rimarrà il senso di frustrazione di veder esporre l’Italia ad una sonora bocciatura in sede europea proprio su un testo di legge che, fin dai suoi princìpi, va in direzione contraria all’innovazione e alla ricerca. A meno di novità, da domani l’Italia potrà “vantarsi” di essere il primo Stato al mondo a vietare la carne coltivata. Resterà invece solo un Paese in bilico tra scienza e superstizione, pronto a rinnegare la prima, per lucrare un po’ di consenso su paure alimentate da menzogne.