Corriere della Sera, 6 novembre 2023
Intervista a Nancy Pelosi
Per Nancy Pelosi, il problema di Joe Biden non è l’età, che è «saggezza e conoscenza». Il problema è il tempo: «Ha Israele, l’Ucraina, è difficile gestire tutto, ma lo farà. Non so come stiano le cose in Italia, ma qui le persone non pensano alla politica, pensano ad arrivare a fine mese. Ma quando saranno pronti ad ascoltare, lui con il suo messaggio ci sarà». Non è più Speaker della Camera, ruolo che ha svolto due volte nei suoi 36 anni da deputata di San Francisco, ma a 83 anni Nancy Pelosi continua a raccogliere soldi e voti per il Partito democratico e si ricandiderà nel 2024. La incontriamo alla George Mason University in Virginia, per una intervista esclusiva, tra due eventi elettorali per i colleghi alla vigilia di un voto locale decisivo e prima di partire per Parigi, dove la Sorbonne l’ha onorata con un dottorato in Legge per il contributo alla democrazia.
Alla George Mason il discorso di Pelosi viene interrotto da un gruppo di «Mamme per il cessate il fuoco»: «Siamo ebree e vogliamo sapere: appoggerà un cessate il fuoco a Gaza? Sì o no? C’è un genocidio in corso». «Al di là della vostra mancanza di rispetto per le persone qui – replica lei —, è un problema importante. Siamo preoccupati per la vita di ogni persona, che sia a Gaza o in Israele. Un cessate il fuoco è un regalo ad Hamas. Serve una pausa umanitaria per far uscire gli ostaggi. Se si dichiara guerra, si dovrebbe combattere tra militari. E invece no: colpiscono i bambini, 200 giovani uccisi a un rave. Il che non giustifica ulteriori perdite di vite se si possono evitare».
Per lei, è una questione personale.
«A Baltimora, quando mio padre era ragazzo, gli italiani vivevano vicino al quartiere ebraico e lui era uno shabbat goy, accendeva il fuoco durante lo shabbat quando loro non potevano lavorare. Aveva imparato lo yiddish. A 21 anni corse per cariche statali e poi per il Congresso (poi diventò sindaco ndr). Aveva una venerazione per Franklin Delano Roosevelt. Il New Deal! Ma era in disaccordo con Roosevelt su due cose: credeva che non facesse abbastanza per gli ebrei in Europa e pensava che bisognasse muoversi con maggiore forza per stabilire lo Stato di Israele. Alla fine degli anni 30, il Bergson Group organizzava parate e comizi per questi obiettivi e mio padre, grande oratore, era una star. Nel marzo del 1943 disse al Congresso: «Due milioni di ebrei sono stati uccisi in Europa per quello in cui credevano e questo è noto all’amministrazione». Ora, quando Hamas dice che vuole distruggere Israele, è personale».
Nel documentario «Pelosi in the House» girato da sua figlia Alexandra, si vede una telefonata in cui lei dà un consiglio a Biden: non spostarti troppo a «sinistra».
«Non sapevo che fosse nel documentario finché non l’ho visto. Ma sapete cosa voglio dire: devi governare il Paese dal centro, è l’unico modo».
Governare è diventato difficile al Congresso Usa.
«I repubblicani devono riprendersi il partito, ai democratici non piace che lo dica ma è un partito legittimo, ha avuto grandi leader e si è venduto per diventare il culto di un delinquente, quel tizio che era presidente. Nel nostro gruppo alla Camera ci saranno forse 5 ultra progressisti, ma sono operativi, non bloccano tutto. Rispettiamo il loro punto di vista, ma i cori di piazza sono una cosa, i programmi legislativi un’altra».
I ricordi di Baltimora
Noi italiani vivevamo vicino al quartiere ebraico, mio padre era uno «shabbat goy»
Negli ultimi anni gli alleati si sono lamentati dell’assenza dell’America nel mondo. Ma quando il potere americano è presente, ciò suscita reazioni forti, anche di anti-americanismo all’estero e divisioni in patria.
«Andai all’inaugurazione di John F. Kennedy. È nei vostri libri di Storia, era la mia gioventù. Tutti in America sanno che il presidente disse ai concittadini: “Chiedi non quello che il tuo Paese può fare per te ma quello che tu puoi fare per il tuo Paese”. La frase immediatamente successiva, rivolta ai cittadini del mondo, era: “Chiedete non quello che l’America può fare per voi, ma quello che possiamo fare lavorando insieme per la libertà dell’umanità”. E ho detto a Joe Biden: stai facendo quello che diceva Kennedy, lavorare insieme senza condiscendenza, senza dire che, siccome l’America pensa una cosa, devono farla anche gli altri. Biden ascolta e prende il tempo per cooperare. Sono stata tra i primi ad andare a Kiev, avevamo la lista delle armi che volevamo e le abbiamo ottenute, ma andava fatto insieme».
Da Speaker è stata anche a Taiwan: fu la scelta giusta?
«Certo, non l’avrei fatto altrimenti. Ho lasciato ai miei membri la decisione: volevano farlo. Prima di noi diversi senatori erano andati e il presidente Xi non aveva montato un caso. Vado io e un numero record di persone sta a fissare un aereo che atterra. E questo perché per 34 anni ero stata critica delle loro politiche sui diritti umani, il commercio, la sicurezza. Eppure penso che con la Cina dobbiamo trovare un terreno comune. Ma sappiate che alla Camera e al Senato, democratici e repubblicani appoggiano Taiwan. E non prendiamo ordini dal presidente Xi sul fatto che uno Speaker accetti un invito».
La sua amica senatrice della California Dianne Feinstein fino al giorno della morte a 90 anni era al Campidoglio a votare. Lei pensa mai di andare in pensione?
«Valuto di volta in volta. Me ne sarei andata se Hillary Clinton avesse vinto nel 2016 e l’Affordable Care Act fosse stato al sicuro, ma c’è stato un attacco alla democrazia americana e ai nostri valori. Un’orrenda creatura si è insinuata alla Casa Bianca. Dovevo restare e vincere le elezioni del 2018 al Congresso per vincolarlo alle sue responsabilità. Ora sarò rozza: sono in grado di raccogliere tantissimi soldi, ma ci sono limiti, a meno che non sei candidato. Se non fossi in corsa, potrei raccoglierli per le primarie ma non per le elezioni generali. È un’enorme quantità di denaro che può essere usato per altre campagne elettorali».
Lei ha detto che Meloni ha fatto buona impressione a Washington, anche se non condivide la sua posizione sui diritti Lgbtq.
«Noi rispettiamo la democrazia e i risultati elettorali. Tanta gente, non di sinistra, di centro, mi dice che non avrebbe votato per lei e il suo partito. Ma sta andando bene. Appoggiano l’Ue: certo, Mario Draghi, che amo, diceva che avrebbero preso 200 miliardi di dollari dall’Ue e non penso che l’Italia ci rinuncerebbe. Il sostegno all’Ucraina è stato importantissimo. Ci sono altri nell’Ue che non fanno così bene una cosa o l’altra... l’Ungheria non dovrebbe essere nell’Ue, ma ora è difficile farla uscire».