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 2023  novembre 05 Domenica calendario

Intervista a Vittorio Sgarbi


Resterà più defilato mentre l’Antitrust indaga sul suo possibile conflitto di interessi?«Figuriamoci. Aspetti che sto giusto chiudendo un articolo», si interrompe il sempre indaffarato sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, per dettare la frase finale al segretario che trascrive.«Come diceva? Le conferenze le faccio ancora, ci mancherebbe. Mi aspettano giusto a Borgo Mantovano per una lezione su Caravaggio. Il racconto dell’arte è libero, non c’entra niente con il mio incarico governativo. Andrei lodato, non punito, invece ho subito un pestaggio mediatico senza precedenti».
Preoccupato per come finirà?
«Macché, il controllo del Garante è benedetto, sono felicissimo, non potranno che giungere alla mia stessa conclusione: che ogni mia attività è tutelata dall’art 21 della Costituzione sulla libertà di manifestare il proprio pensiero, puro esercizio del mio diritto di autore. Lo hanno già stabilito con una pronuncia di maggio, lo ribadiranno».
E se invece a febbraio 2024 arrivasse uno stop?
«Allora mi dimetterei subito dal governo. Io invece credo che mi daranno ragione. E il problema poi sarà loro. Qui per assurdo si fa passare uno che lavora per il colpevole. Ma io sono l’unico competente a parlare di Giotto o di Mantegna: invitano Sgarbi, non il sottosegretario».
La pagano.
«E perché non dovrebbero? I famosi 300 mila euro in 9 mesi li ho guadagnati, mica rubati. Anche la Milanesiana, che è di mia sorella, mi paga. Perché, Cacciari va gratis? Non ho una ditta di restauri, non gestisco la biglietteria di un museo. Una conferenza o un libro non sono in conflitto con la tutela e la conservazione del Colosseo o degli scavi di Pompei. Io non vendo niente, soltanto idee».
L’ha risentito Sangiuliano?
Continuo
a fare le mie
conferenze
e sarò
in giuria
a Miss Italia
Retribuito,
come è giusto
Andrei lodato
non punito
«Non gli parlo, non ho niente da dire a uno che mi segnala sulla base di una denuncia anonima. E che tre giorni dopo, come se niente fosse, con l’affetto di sempre, mi manda a Bologna al suo posto per la faccenda della Garisenda. “Vai tu, Vittorio, sei il migliore”. Doveva parlare con me, prima. Gli avrei spiegato. E poi dichiara che mi terrà lontano, che combino guai. Quando in teatro parlavo su Caravaggio e Pasolini, in platea ad ascoltarmi c’era anche lui, dove vive? Pensava che lo facessi gratis?».
Crede che in qualche modo il ministro patisca la sua esimia presenza?
«Questo chiedetelo a lui. Ci conosciamo da trent’anni, sei venuto a cena a casa mia e ti comporti così? Che poi alla fine ho scoperto chi è il corvo che gli ha passato il materiale, si è tradito, in un dettaglio c’è la sua firma, l’ho riconosciuto, so nome e cognome, è un tizio che collaborava con me ai tempi di Rinascimento e un bel giorno sparì, la madre raccontò che era in coma, invece era agli arresti domiciliari per truffa. Si chiama Da...».
Non può fare nomi così.
«Ah. Comunque è falso pure che avrei eseguito una perizia, non ne faccio più dal 2021».
Gli impegni non li rallenta.
«Si ricorda di Gilberto Gil? Fu nominato ministro della Cultura con Lula. Mica smise di cantare. Doveva uscire un mio libro su Michelangelo per La nave di Teseo. Ecco, mia sorella Elisabetta ha deciso di rimandare, che non è il momento, ma sono valutazioni dell’editore, non mie».
Non si perderà nemmeno la giuria di Miss Italia, sabato 11 novembre
«Certo, Patrizia Mirigliani mi ha confermato l’invito, ho un contratto e lo rispetto. Le mando il suo vocale». Lo invia su WhatsApp. «Ha sentito? Vado, vado. Che c’entra un concorso di bellezza con i Beni culturali? Dove sta l’incompatibilità? Se ho un compenso? Certo che sì, non vedo mica lo scandalo».