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 2023  novembre 05 Domenica calendario

Con Manganelli impara l’arte e non metterla da parte


Se non conoscete Giorgio Manganelli, oppure sapete solo vagamente chi sia – nel 2022 si è celebrato il suo centenario –, vi consiglio vivamente di cominciare a leggerlo partendo da questo ultimo libro, Emigrazioni oniriche, pubblicato presso Adelphi per le cure di Andrea Cortellessa. Titolo enigmatico e nel contempo auspicante, è una raccolta d’articoli scritti lungo un ampio arco di tempo per riviste giornali, dedicata all’arte in senso lato (pittura, scultura, arti applicate, arti minori, oggetti, cineserie, eccetera) e contiene uno dei più bizzarri eserghi mai letti: «Io non ho mai compiuto miracoli».
Manganelli è un outsider, un eccentrico, un eterodosso e un eterogeneo, insomma uno scrittore unico nel panorama della nostra letteratura. La frase apodittica e spaesante si trova all’inizio di uno straordinario scritto dedicato agli ex-voto (Per grazia ricevuta), dove si capisce in cosa consista l’arte taumaturgica su cui è fondata la religiosità italiana e come questa sia strettamente imparentata con il melodramma, chiave di volta per capire noi stessi, i nostri drammi, le nostre aspirazioni, i nostri fallimenti e le eventuali riuscite nazionali.
Il libro non va letto tutto di seguito, ma saltando qua e là, facendosi condurre dalla curiosità e dall’estro, perché una lettura sequenziale, come quellaspesso insegnata nelle nostre scuole, uccide il lettore e naturalmente anche lo scrittore. Davanti a Manganelli non si resta mai indifferenti: o lo si ama o lo si respinge. Ma è anche vero che leggendolo la repulsa si può trasformare in amore – così come l’amore e l’ammirazione nel loro contrario.
Insomma qui si rischia. Oggi che il gusto letterario contemporaneo si è molto omologato verso un basso continuo dell’intrattenimento, leggere Manganelli è come salire sulle montagne russe del luna park. Quando meno te lo aspetti dimostra l’inesistenza d’un pittore di nome Van Gogh, o spiega perchégli etruschi siano stati i nostri veri antenati storici e come siano colleghi degli egizi: colleghi e opposti nel concepire il culto della vita oltre la morte. E poi perché Hokusai, morto nel 1949, è diventato un pittore alla moda con mostre sempre aperte? E le cattedrali medievali cosa sono davvero? Perché una signora di nome Matilde di Canossa ha eretto un castello, ora ridotto in «perigliosi ruderi» in un luogo dove i romani non avrebbero costruito nulla? Cosa avevano di diverso la genialità di Michelangelo e di Ludovico Ariosto?
Le pagine sul manierismo del nostro sono imperdibili per capire in quale epoca stiamo vivendo da almeno cinquant’anni. E poi se volete imparare a guardare i quadri in un modo che nessuno vi può insegnare, leggete le pagine su Daniele Crespi o quelle dedicate a Giacomo Ceruti, pittore dei miserrimi tornato oggi di moda. Ma ci sono passi folgoranti, dal tono dimesso e affettuoso, su Melotti, e su una grande artista, Carol Rama, la cui fama sta crescendo di anno in anno. Insomma un libro di scoperte, per quanto la vera ennesima scoperta è lui, il Manga, come si autodefiniva. In occasione del suo centenario era uscitoFilologia fantastica. Ipotizzare Manganelli (Argolibri), opera di Andrea Cortellessa. Libro-mondo, è anche un ritratto di prima mano della letteratura italiana attraverso questo scrittore, il suo rapporto amicale con Calvino, che volle pubblicarlo presso Einaudi facendone pure un analista della società italiana, e i suoi conflitti con Pasolini.
Per ritornare a Emigrazioni oniriche, non si deve dimenticare che i passaggi più paradossali del libro sono anche i più divertenti. S’impara sulla natura umana più dalle pagine sullo stile Biedermeier, o da quelle su Caravaggio, che da un trattato di psicologia, perché Manganelli ci spiega come aggirare con passo lesto e intelligenza vivida le nevrosi, le ansie, le paure e le angosce che l’arte rappresenta con dovizia di dettagli e incanto unico. L’arte parla di noi, non di altri, ma non sempre lo sappiamo, al di là del facile meccanismo empatico dell’identificazione, vera trappola della cultura.
Il Manga scende giù in cantina, là dove l’anima e la psiche hanno occultato i loro oggetti più rivelatori, e ci fa ridere di noi stessi. Ci spiazza, e non è poco, in tempi come quelli attuali in cui servono più i paradossi dei discorsi razionali, le intuizioni bislacche delle certezze della ragione calcolante. Avere più scrittori come lui non sarebbe tanto male visto come siamo messi.