la Repubblica, 5 novembre 2023
Niente di nuovo sotto il sole
Sta andando tutto nel più prevedibile dei modi. Dunque, nel peggiore dei modi. All’attacco terrorista di Hamas contro civili inermi, Israele ha risposto con una guerra micidiale, decuplicando in campo avverso il numero dei suoi morti. Non sapremo mai quanti miliziani e capi di Hamas sono morti a Gaza, quanti erano solo colpevoli di abitare accanto a loro. Bombardare un posto così fittamente abitato equivale, inevitabilmente, a sparare nel mucchio. Compresi i bambini, compresi gli adulti ragionevoli che, da oggi, lo saranno di meno. Tra i superstiti – specie i maschi giovani: è l’etologia della guerra – l’odio lieviterà ancora, ogni bomba che elimina un nemico ne crea altri cento. Ogni adolescente di Gaza si sentirà autorizzato ad armarsi e vendicare la sua gente, aizzato da capi ottusi e da predicatori fanatici. È una catena che si perpetua, implacabile, con gli anelli tutti uguali, identici l’uno all’altro, e però sempre più grossi e più difficili da spezzare.Non esiste ragionevole ipotesi che smentisca l’esito rovinoso di ogni botta e di ogni risposta: ben pochi, tra le macerie, penseranno a un esito diverso dalla vendetta. «Non ripetete i nostri errori», ha detto Biden a Netanyahu, ma sono state parole al vento. I sanguinosi, costosi, inutili interventi in Afghanistan e poi in Iraq non hanno insegnato niente. Anche loro originati da un attacco terrorista, quello dell’11 settembre, seguito da azioni militari dissennate e incapaci di ristabilire alcuna legge, alcuna giustizia, alcun ordine: solo di allargare il baratro nel quale tutti quanti, buoni e cattivi, pacifici e violenti, siamo caduti dentro, e per chissà quante generazioni.