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 2023  novembre 05 Domenica calendario

ADDIO A LANFRANCO PACE – SE NE E’ ANDATO A 76 ANNI IL GIORNALISTA EX LEADER DI POTERE OPERAIO – I CONTATTI CON I BRIGATISTI MORUCCI E FARANDA DURANTE LE TRATTATIVE SUL CASO MORO, LA LATITANZA IN FRANCIA E LA CONDANNA PER ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA (PENA PRESCRITTA) - SPOSATO PRIMA CON STEFANIA ROSSINI, POI CON GIOVANNA BOTTERI (DA CUI POI SI È SEPARATO), LASCIA DUE FIGLIE - LANFRANCO PACE HA CURATO PER ANNI “IL PUNTO” PER “OTTO E MEZZO”, SU LA7; HA COLLABORATO A LUNGO CON IL FOGLIO SCRIVENDO DI POLITICA, DI ATTUALITÀ, E SOPRATTUTTO DEL SUO AMATO MILAN… -

Ci spiace dare questa notizia: è morto oggi Lanfranco Pace. Lanfranco Pace è stato parte della storia di questo giornale. Per il Foglio ha scritto di politica, di attualità, di sport, soprattutto del suo amato Milan nella rubrica che teneva nell'inserto del martedì That win the best, Per oltre un anno ci ha intrattenuto con il suo pagellone politico, l'appuntamento domenicale nel quale riassumeva i fatti della settimana.

LANFRANCO PACE Da corriere.it - Estratti È morto oggi a 76 anni il giornalista Lanfranco Pace, protagonista dei movimenti della sinistra extraparlamentare del post-68, ex leader di Potere Operaio.

L'annuncio della sua scomparsa è stato dato dal quotidiano «Il Foglio», di cui è stato a lungo collaboratore. A lungo aveva anche lavorato per La7: nel 2008 era subentrato, per un periodo, a Giuliano Ferrara alla conduzione del programma televisivo «Otto e mezzo», con Ritanna Armeni; per la stessa trasmissione ha curato, per anni, il servizio d'apertura, chiamato «Il Punto».

Nato a Fagnano Alto (L'Aquila) il 1 gennaio 1947, Pace è stato sposato due volte: prima con Stefania Rossini, giornalista de «L'Espresso»; poi con Giovanna Botteri, giornalista della Rai, da cui poi si è separato. Lascia due figlie: la primogenita Sara e Giulia.

Pace aveva fatto parte del comitato studentesco alla Sapienza di Roma, nel 1968, entrando in contatto con Oreste Scalzone e Franco Piperno, i due fondatori di Potere Operaio. Pace fu in seguito uno dei dirigenti del movimento extraparlamentare e nella sua evoluzione successiva Autonomia operaia.

Pace e Piperno - nella primavera del 1978, all'epoca del sequestro Moro - provarono a prendere contatti con i brigatisti rossi Valerio Morucci e Adriana Faranda, che tenevano prigioniero lo statista democristiano, nella speranza di salvare la vita del presidente della Democrazia Cristiana.

(...) Nell'ambito del «Processo 7 aprile» (1979), nato dall'inchiesta del pubblico ministero della Procura di Padova Pietro Calogero tra i militanti e i simpatizzanti dell'Autonomia operaia imputati come presunti complici dei terroristi rossi, Calogero ordinò l'arresto, tra gli altri, di Toni Negri, Emilio Vesce, Oreste Scalzone e Pace, quest'ultimo accusato a causa dei contatti tenuti con Morucci e Faranda durante le trattative sul caso Moro e dopo la loro fuoriuscita dalle Br, di essere un fiancheggiatore del «partito armato».

Da latitante si rifugiò in Francia, dove rimase per 25 anni, assieme all'altro leader di Potere Operaio Oreste Scalzone, grazie all'omonima dottrina del presidente François Mitterrand sui reati di natura politica, lavorando per il giornale «Libération».

Nel 1990, seppur smentite le ipotesi del cosiddetto «teorema Calogero» e le imputazioni più gravi a suo carico, Pace venne condannato in via definitiva a 4 anni per associazione sovversiva (pena prescritta).

Nel 1997 tornò in Italia e in seguito venne chiamato dall'allora direttore Giuliano Ferrara a scrivere su «Il Foglio».