la Repubblica, 4 novembre 2023
Intervista a Giuliano Amato
«Questariforma costituzionale cambia radicalmente il nostro sistema di governofondato sul Parlamento.Tecnicamenteèunvero sconvolgimentoche ha l’effetto di indebolire leCamere edi prosciugare ilCapo dello Stato nella sua figura di garanzia».Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, illustra rischi e limiti del premierato elettivo approvato ieri dalConsiglio dei ministri. E si augura che in corso d’opera la riforma viri in un premieratoalla tedescache rafforzail primo ministro ma non altera l’architettura disegnata dai padri costituenti. Quanto alle polemichesullasuanomina a presidentedella commissione che esamina l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sull’editoria, ribatte ai suoi critici: «A 85 anni non sono stato chiamato a costruire un algoritmo, maadaffrontareledomandeche l’Intelligenza Artificiale solleva sul piano del diritto, dell’etica, della filosofia. Invece di sprecare energie sudi me,i nostri commentatori dovrebbero mettersi a studiare questi problemi perché è in gioco, tra l’altro, la libertà dell’informazione».Presidente Amato, perché il premierato elettivo rappresenta uno strappo rispetto al sistema parlamentare che abbiamo fin qui conosciuto?«Èunosconvolgimento proprio in termini tecnici. Il nostro sistema di governoè fondatosulParlamento comeinterprete primo della sovranità popolare equindi fonte di legittimazione degli altri organi costituzionali, dal governo alla presidenzadella Repubblica ein parte alla stessa Corte Costituzionale. Quindiintrodurre per unodi questi organi una diretta legittimazione popolare significa squilibrare un’architettura che è fondata tutta sulParlamento».L’elezione diretta del presidente del Consiglio altera in sostanza il rapporto tra i principali poteri dello Stato: avremo un premier più forte rispetto al Parlamento e al Capo dello Stato che ne escono indeboliti.«Ilpresidente della Repubblicaperde nella sostanza due poteri fondamentali,quello di nominareil presidente del Consiglio – al quale si limiterà a conferire l’incarico con atto puramentenotarile – e il poteredi sciogliere le Camere. Il disegno di legge prevede inoltre che, in caso di crisi di governo, il capo dello Stato sia vincolatoa dare il mandatoal premierdimissionario oa unnuovo premier espresso dalla stessa maggioranza:francamentedubito che questadisposizione sopravviva alladiscussione in Parlamento trattandosidi unanorma che depotenzia ulteriormente il Quirinale e restringe ancora di più il ruolodel Parlamentocome fontedi legittimazione.Ma tutto questo non bastaper mettere a fuoco il vero grave vulnus impressodalla riforma: unargomentochetendeapassare sotto silenzio».Quale?«Chiunqueabbiaunminimodi cognizione della politica non può ignorare il punto centrale: una istituzione che deriva la sua legittimazionedal Parlamento messa a confronto con un’altra istituzione legittimata dal corpo elettorale è paragonabilea un palloncino sgonfiato.Questa riformava a minare proprio l’autorevolezza di cui ha finora goduto il presidente della Repubblicain quella funzione di garanzia che esercita attraverso atti formali e atti informali. “Un magistrato dipersuasione e influenza”, lo definì il costituente MeuccioRuini: i tre quartidel suolavoro consistono nei discorsi, nelle lettere, negli interventi pubblici che rientrano nel cosiddetto potere di esternazione. Un ruolo fondamentaleper lavita democratica del Paese che nella storiadella Repubblica èandato crescendomanmano cheleforze politiche hanno manifestato debolezza e litigiosità».Questo è il ruolo che viene più minacciato dall’attuale riforma?«Ma certo.Se duecariche sisiedonouna davanti all’altra, l’una con mandato popolare l’altro senza, sarà laprima a esserepreminente sulla seconda, al di là della divisa e del nomeindicato dall’ordinamento.Non è stato valutato a sufficienza il rischio di tutto questo: se oggi la Costituzione e il nostro sistema di governo sono ben accetti dalla collettività è in primo luogo grazie al Capo dello Stato. È la figura che svetta sulle altre proprio perché i cittadini vi colgono la garanziarispetto alla mutevolezza e alla fragilità delle istituzioni più direttamente politiche».Tanto più una società appare divisa e conflittuale, quanto più abbiamo bisogno di una figura super partes, garante dei valori comuni.«Proprio così. Questa funzione di garanzia fu voluta dai padri costituenti. La principale fonte di ispirazione era “il potere neutro” di BenjaminConstant, comedissero Costantino Mortati, Egidio Tosato e altrimembri dell’Assemblea Costituente. Poi nella storia repubblicana ci sono stati presidenti piùpolitici come Giovanni Gronchi, maneltemposièsemprepiù consolidata la figura di garanzia, al di sopra degli schieramenti. E la storia ha voluto che a incarnarla negli ultimi anni sia stato il presidente Mattarella, la cui propensione al ruoloè particolarmente spiccata. Un personaggiomoltoamato dagli italiani, che vi riconoscono il rappresentante dell’unità nazionale: l’unicoche possaimporre qualcosa a quei discoli della politica. In questo la sua autorevolezza sarebbeminata davantia un primo ministro eletto direttamente».In questo primo anno di governo della destra, davanti alle sortite improvvide sull’antifascismo, sui migranti, sull’emergenza climatica, il presidente Mattarella è stato il solo vero baluardo della cultura costituzionale.«Questo èinnegabile. Ovviamente nessunopotrà impedire alcapo dello Stato didire quello che vuole. Ma chi sarà l’eletto a Palazzo Chigi? Qui bisogna stare attenti. Perché un domani afronte diun presidente del consiglio carismaticopotremmo avereun presidente della Repubblica che nonsolo avràperduto la forza dell’organo di garanzia, il magistero di“persuasione einfluenza”, ma potrebbenonavere neppure l’attitudine personale per svolgere quelruolo».Ora il presidente Mattarella è stato messo nelle condizioni di non poter intervenire pubblicamente su un tema che lo investe personalmente.«Perparlare, dovrebbedire prima “domanimidimetto”,inmododa affrontareuna questioneche non lo riguardapiù: quindi ci auguriamo tutti che non parli».Abbiamo detto dell’indebolimento della figura del Presidente, ma anche il ruolo del Parlamento ne esce sminuito.«Ediquesto proprio nonavevamo bisogno.Abbiamo vissutouna lunga stagionenella quale i governi hanno deformatole regole e i principi esistenti cancellando in sostanza la legge come fonte del diritto: il ricorso frequentissimo a decreti legge e ai voti di fiducia ha dato vita a unilaterali legislazioni governative.Oggidovremmorecuperarela funzione legislativa del Parlamento, nonsoloriconducendo all’eccezionalità l’uso del decreto leggema anche restituendoalle procedure parlamentari il loro significato sostanziale che è quello del confronto tra punti di vista diversi. Oggi i parlamentari sono diventati spettatori di decisioni già prese. Saqual èil paradosso? Nei pochi giorni dedicati alla sua conversione, il decreto legge preparato in fretta dall’esecutivo subisceemendamenti più dallo stessogoverno che dai parlamentari, cheinquestomodo vengonoumiliati nella loro funzione».C’è una soluzione?«Duesonoessenzialmente le cose da fare.Ricondurre la decretazione d’urgenza alle sue ragioni originarie, dandoperò alla legislazione un orizzonte temporale certo. E l’altro terreno su cui lavorare è la riforma della politica. La premier giustifica ilpremierato elettivo con l’argomento che serve a dare stabilità al sistema.Maquando unsistemaèdiventato instabileperché le suefondamenta sono passateda un terreno solido comequello dei vecchi partiti alle sabbie mobili dell’attuale elettorato piùmutevole di unapiumaal vento, lasoluzionenon può essere rafforzare il vertice. Se appesantisci l’attico, il rischio è che il palazzo già fragile crolli con maggiore facilità».Carlo Galli ha scritto che dare un vertice forte a una società disgregata è un disegno insieme populistico e autoritario.«Sonovereentrambele cose,anche se nonè dettoche chi lo fa ne sia consapevole.E questo èparte del problema.Visonoconseguenze inevitabili in questa riforma che portano alrischio denunciatoda GiovanniSartori a proposito del premierato elettivo adottato in Israele ma poi fortunatamente abbandonato.Non sisachecosa possasuccederese simantiene in caricaun primo ministro a cuinon corrispondepiù unamaggioranza di cittadini perché intanto le cose sono cambiate».Sempre secondo Galli ilretroterra politico e culturale di questa riforma va cercato nell’antiparlamentarismo della destra radicale, con la sottomissione delle Camere all’esecutivo.«Èunargomentochehalesue ragioni,ma iononso quanto questi filoni culturali influenzino oggi un personale politicoche si è formato sul Signore degli Anelli».Ma insieme alla passione per Tolkien la presidente Meloni non rinuncia a vasti programmi.“Abbiamo una responsabilità storica”, ha detto. “Traghettare l’Italia nella terza Repubblica”.Vogliono rifondare lo Stato italiano, eliminando le sue fondamenta antifasciste?«Insisto,non escludo che in questa riforma intervengano ragioni identitarie,ma non ne sono sicuro. E preferisco concentrarmi sul risultato. Equi interviene il mioottimismo, nonostanteciò che sembra prevalere almomento».Perché ottimista?«Iopenso che personepoliticamente addestratecome Giorgia Meloni scelgano alla fine soluzioni che le esponganoa minoririschi.E quandocapiscono che la ragione identitaria potrebbecondurli aunreferendum pericolosissimo per il loro futuro politico, preferiscano imboccare una strada più ragionevole, quella che iomiauguro».Che cosa si augura?«Ma èpossibile che in Parlamento nonsiriesca aconvenire su un premierato alla tedesca? In questo modosi potrebberafforzare la posizione del presidente del Consiglio– cosache io auspicoda tempo–masenzamodificare l’architettura di fondo del nostro sistema parlamentare. Nell’assetto tedesco il Cancelliere è l’unica figura a cui il Parlamento dà la fiducia: questo lo rafforza anche rispetto ai suoiministri e per esperienza diretta possodireche èbene che il primo ministropossa avere il poteredi revoca sugli altri membri del governo».Prima ha definito il referendum molto pericoloso. Dà per scontato quindi la bocciatura degli italiani?«Iltesto come èstato approvatonon avràlamaggioranza parlamentare dei due terzi, quindi non potrà evitareil referendum confermativo.Equesto tra i referendummi pareil piùpericoloso per chi lo subisce, perchégli oppositori possono legittimamentesostenere che la riformamanomette laCostituzione e mette a repentaglio la figurapiùamata del sistema costituzionale. La vittoriadel No diventerebbe una sconfitta politica che pare davvero imprudente subire.Diversamente, un disegnodi legge costituzionale approvatoall’unanimità o quasi del Parlamentononesporrebbea quel rischio che ha colpito in passato Berlusconie Renzi.“Non c’è due senza tre”è una regola che la storia tendesemprepiùa confermare».La riforma sul premierato elettivo è peraltro vincolata all’altra riforma sulle autonomie regionali, promessa da Meloni a Salvini. Quali sarebbero le conseguenze?«Se passasse anchequella riforma, avremmo un’Italia squilibrata da più punti di vista. Allo squilibrio istituzionalesi aggiungerebbe un più accentuato squilibrio regionale, tra regioni iperfinanziate e regioni sottofinanziate».Non ci resta che rivolgerci all’Intelligenza Artificiale. S’è chiarito il caso politico della sua nomina a presidente della commissione?«Sì.È emerso che la presidente Meloniha espressodisappunto non sullamianominamasul fattodi non essere stata informata».Molti opinionisti le rimproverano di aver accettato l’incarico a 85 anni.«Èquasi imbarazzanteperchéparlo dipersoneche stimo.Aparteche lavoro daanni sull’intelligenza artificialecon ilCortile dei Gentili, ma losannochesonopropriogli ingegneri,i genieri e i geni dell’IAa invocareilnostro aiuto?L’ha detto BradSmith,successorediGates al verticediMicrosoft: «Abbiamo trale manipotenzialità enormiperlo sviluppoumanomaanche prospettive terribili di manipolazione:da quilanecessitàdi undialogo continuoconespertidi etica,filosofia morale, diritto e religione».Eguali parolesono state pronunciatedaSundarPichai, amministratoredelegatodi Google,e daKateCrawford, studiosadi Intelligenza Artificiale.Ma poi arrivanoinostricommentatori,che spessocommentanocosechenon conoscono,che mirimproveranol’età perchénonsonoingradodi costruire unalgoritmo.Magra figura,direi».Diciamo anche che anche i nostri commentatori non sono proprio giovanotti, veleggiando in media intorno ai sessanta/settant’anni.«E farebbero benissimo a occuparsi di IA, visto che le grandi piattaforme sistannoorientando a produrre notizie attraverso l’Intelligenza artificiale generativa. Chi controllerà queste notizie? Dove finirà la pubblicità che oggi sostiene i principali siti di informazione?».Lei ha scritto che è il diritto che deve stabilire quando l’Intelligenza artificiale ci può sostituire e in quali attività ci deve essere la decisione umana.Nell’editoria quali sono i limiti?«Laraccoltadellenotiziepuòessere fattadaunamacchina,ma l’organizzazioneelacircolazionedelle notiziedevonorestaresaldamente nellemanideigiornalisti.L’intelligenza artificialeciponepoidavantialrischio diunaconcentrazionedipotere assolutonellemanideidetentoridelle macchine,daquianchelanecessitàdi limitarelepotenzialitàdeisingoli sistemiinformatici.Lascienzadeve smettedigiocareafareDioperchéil rischioèdavverodiperdereilcontrollo sullemacchinecomenelfilmdi Kubrick.Ancheperquestonoi abbiamolaresponsabilitàdilavorare sull’IA».Senza limiti d’età.«L’intelligenza artificiale è la più adattaacapire perprima ilmomento in cui sarò affetto da demenza senile. Equando melodirà, giuroche smetto».