La Stampa, 4 novembre 2023
L’andamento incerto dei programmi Rai, salvati dalla fiction
Nessuna paura, anche quest’anno a viale Mazzini tutti mangeranno il panettone. Anche se, sulle lenticchie e il cotechino del primo dell’anno c’è il massimo riserbo: molti programmi, infatti, rischiano il taglio. Via, sostituiti e consegnati all’archivio degli insuccessi. Rimpiazzati con il “meglio” che gira nel convento, che comunque costa meno rispetto ai nuovi prodotti e che nel passato ha retto il confronto con la concorrenza. Come dire, un evergreen come “Pretty woman” con Julia Roberts al trentesimo passaggio su Raidue va meglio di Max Giusti e il suo “Fake show”.Insomma, chi in questi giorni ha sentito o incrociato per i corridoi di viale Mazzini, l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio lo ha descritto come risoluto e per niente affranto ma deciso a mettere fine alle critiche che «mirano a mettere in un angolo la Tv pubblica», in un gioco che rischierebbe di «ammaccare il ruolo istituzionale che la Tv pubblica riveste», in quanto – a suo dire – «istituzione del Paese». Però adesso basta con assist a «simili operazioni». È tempo di cambiare e dire basta ai fischi per i fiaschi. E nel mirino finiscono il programma di Bianca Guaccero, quello di Max Giusti, e poi Nunzia De Girolamo su Raitre, il “Mercante in fiera” di Pino Insegno nel pre-serale di Raidue. Non solo, sul tavolo dei vertici di viale Mazzini sono appuntati dati e numeri di share degli “inediti” (cioè i programmi nuovi) sia della Rai che dei competitor, a partire da Mediaset. E in realtà, a ben vedere, tra i prodotti sfornati dalla premiata ditta intrattenimento “daytime&primetime” a leccarsi i baffi per panettone e le lenticchie di San Silvestro ci sarebbe solo, “Citofonare a Raidue” (nel weekend) con Paola Perego e Simone Ventura su Raidue che con 88 mila euro di costo a puntata (20 puntare per un totale di 1 milione 760 mila euro) nel trimestre analizzato strappa un +0,27% di share. Briciole di successo ma pur sempre un dato positivo. Né va meglio sulla terza rete dove, “Le parole” di Gramellini ottenevano più di “Che sarà” (-2,93% di share) e stessa storia per la “Volta Buona” di Caterina Balivo che nel periodo dall’11 settembre al 20 ottobre lascia sul campo oltre due punti e mezzo di share rispetto a “Oggi è un altro giorno”.E così, l’anno che verrà potrebbe essere, stavolta sì, la volta buona per rimescolare le carte nei palinsesti. Perché al di là dei punti, in alcuni casi si tratta anche di decimali, che non preoccupano più di tanto un’azienda come Mamma Rai, che nel suo core business persegue sì il criterio degli ascolti ma soprattutto il codice del servizio pubblico, (come dice Roberto Sergio) quello che non convince è la strategia messa in campo per dare il via libera a nuovi programmi, e soprattutto, l’incertezza, la fatica «talvolta – ragiona una fonte Rai – i macroscopici errori del palinsesto». La prova del 9 o se si preferisce il teorema Tafazzi è il caso Raidue.La domanda delle domande è questa: perché investire nel preserale di Raidue, cioè quasi in concorrenza con Raiuno, 2 milioni e 700 mila euro per la produzione di 71 puntate del “Mercante in fiera”? Risposta: purtroppo alla Rai manca la figura del coordinatore dei generi nell’ambito di una riforma, proprio quella dei generi, che in questa fase dimostra tutte le sue falle. «I Marano o Teodoli, dirigenti che conoscevano pure le virgole del palinsesto, non ci sono più – risponde un collaudato osservatore interno Rai – e nemmeno gente di prodotto come Saccà, Minoli, Leone e il palinsesto, quindi, fa acqua da tutte le parti». E così viale Mazzini si ritrova a cannibalizzare prodotti simili su reti diverse, lasciando ai concorrenti la strada spianata nel preserale. Come nel caso di Mediaset che se è vero il detto che «se Atene piange, Sparta non ride» (in prima serata Mediaset lascia sul campo dal primo settembre al 23 ottobre lo 0,98% rispetto allo scorso anno) è altrettanto vero che il “Biscione” non fa come Crono-Rai che prima evirò il padre Urano e poi peggio ancora mangiò i propri figli per non essere spodestato. Per questo, dicono a viale Mazzini, il vertice Rai sarebbe pronto al primo vero tagliando dell’anno: non solo per i programmi ma anche sul fronte della gestione.Del resto perché ri-spendere tanti denari, quando già “Una scatola al giorno” con Conticini lo scorso anno viaggiava più o meno al 2,2% di share come il Mercante in fiera oggi? Più semplice investire la stessa cifra su Raidue con fiction internazionali che si trovano sul mercato al prezzo di 10 mila euro a puntata: con 2,7 milioni se ne sarebbero comprate 270 di puntate e, forse, anche gli ascolti ne avrebbero tratto sollievo.Di certo, a conti fatti, la situazione per il secondo canale non migliora granché neanche in prima serata: “Liberi tutti” con Bianca Guaccero costa 500 mila euro a puntata e perde oltre l’8% rispetto a “Stasera tutto è possibile” e Max Giusti con “Fake show” una prima serata da 300 mila euro l’una (6 puntate, 1,8 milioni di euro) si ferma sotto il 4% perdendo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno oltre 5 punti percentuali. Poi c’è il caso “Avanti popolo” condotto da Nunzia de Girolamo, circa 200 mila euro a puntata (32 puntate oltre 6 milioni) fermo sotto al 3% di share. La situazione è grave, ma non seria come diceva Ennio Flaiano ma è necessario «uno scatto di reni». Lo sa bene la coppia di vertice Sergio&Rossi che dall’ancora del +0,3% anno su anno vuole ripartire e rilanciare. «Ad ogni modo – spiega la numero uno del marketing Rai, Roberta Lucca – già la tendenza della terza settimana di ottobre ci ha portato alla “normalità” che abbinata alla completezza del palinsesto, la maggior parte delle programmazioni sono partite, ha riportato le 3 generaliste Rai a dominare la scena. Ci troviamo oggi con un posizionamento dei canali e degli editori usuale rispetto alla stagione di riferimento. Gli ascolti sono stabili per i programmi nuovi e in crescita per quelli storici. Anzi Rai aumenta il distacco contro Mediaset». Ma grazie, ancora, una volta alla fiction: l’unico genere che toglie le castagne dal fuoco a tutti.