La Lettura, 4 novembre 2023
Il film su Napoleone di Ridley Scott
«Io non sono come gli altri uomini. Il mio destino è molto più potente della mia volontà». Joaquin Phoenix indossa una corona d’alloro. Non siamo tornati al 2000 quando l’attore americano, allora ventiseienne, interpretò il crudele imperatore romano Commodo, nemico di Russell Crowe ne Il gladiatore di Ridley Scott. Ventitré anni dopo, Phoenix è tornato ad essere diretto dal regista inglese in un’altra gigantesca storia epica: l’attesissimo Napoleon. La corona che ora porta sul capo è quella che Napoleone Bonaparte indossò nel 1804 quando a Notre-Dame si auto-incoronò imperatore dei francesi.
Il nuovo, imponente film di Ridley Scott – con scene di battaglia girate da 11 macchine da presa in contemporanea – arriva al cinema il 23 novembre, in una stagione ancora segnata dagli scioperi hollywoodiani di sceneggiatori (concluso) e attori (in corso) contro gli Studios, che tengono in sospeso i tour promozionali.
Scott parte dalla Francia rivoluzionaria per seguire l’ascesa del condottiero nato in Corsica nel 1769: ufficiale d’artiglieria, generale, primo console, imperatore... E la sua caduta. Il tutto attraverso il prisma del rapporto ossessivo che Napoleone ebbe con «il suo unico vero amore», la prima moglie Giuseppina di Beauharnais, interpretata dalla londinese Vanessa Kirby.
Il regista di Alien e Blade Runner — che compirà 86 anni il 30 novembre e sta girando il seguito de Il gladiatore con Paul Mescal e Pedro Pascal – insegue da sempre una storia come quella di Napoleone, fine stratega sul campo di battaglia e tiranno in patria: «La mia passione per i drammi storici nasce dal fatto che la storia è così interessante», ha dichiarato. «Napoleone ha dato inizio alla storia moderna. Ha cambiato il mondo, ha riscritto le regole del gioco».
Ridley Scott si concentra sulla psicologia di Napoleone, angosce, ambizioni... «Lo paragono ad Alessandro Magno, Adolf Hitler, Stalin», ha detto in un’intervista a «Empire»: «Ha fatto cose tremende. Ma allo stesso tempo è stato straordinario in quanto a coraggio, intraprendenza e influenza». Un outsider, venuto dal nulla. «Oltre alle abilità di politico spietato, mi affascina l’ossesione per Giuseppina. Uno dei motivi per cui continua a stregarci è proprio perché fu così complicato. Non c’è un modo semplice per definire la sua vita. Si può leggere una biografia per sapere cosa accadde, ma ciò che mi interessa da regista è la sua personalità, andare dietro la storia ed entrare nella sua mente».
E chi meglio di Joaquin Phoenix («Uno dei migliori attori con cui abbia lavorato») poteva accompagnarlo nel viaggio? L’idea di affidagli il ruolo gli è venuta vedendolo nel Joker di Todd Phillips, per cui vinse l’Oscar nel 2020: «È diventato davvero Napoleone». Il lavoro meticoloso del regista ha permesso all’attore di esplorare il suo ruolo: «Scott ti incoraggia a muoverti tanto liberamente quanto farebbe il personaggio». Così Phoenix ha scoperto tratti di Napoleone che gli erano ignoti: «L’ho trovato più complicato, misterioso. E il mistero è sempre interessante da esplorare». Oltre le convenzioni del biopic. Accanto al Napoleone di Phoenix c’è la Giuseppina di Vanessa Kirby (nominata agli Oscar 2021 per Pieces of a Woman): perfetti per rendere quello che il regista e lo sceneggiatore David Scarpa hanno concepito come un epico film d’azione, ma anche come una storia d’amore.
Ridley Scott si confronta con un soggetto che fece naufragare persino Stanley Kubrick. Dopo 2001: Odissea nello spazio scrisse la sceneggiatura del «più grande film mai realizzato»: un testo che ora Steven Spielberg sta trasformando in una miniserie Hbo in sette episodi.
Il ritratto psicologico e militare di Napoleone porta a compimento quasi cinquant’anni di avventure epiche realizzate da Ridley Scott. Il regista per realizzarlo si è circondato dei collaboratori di una vita e di consulenti storici, come il docente di Oxford Michael Broers, concedendosi «qualche licenza creativa radicata sempre sulla verità», sottolinea il produttore Kevin Walsh. Durante i 62 giorni di riprese in Inghilterra (per la maggior parte) e a Malta (negli stessi luoghi del Gladiatore) sono state ricreate battaglie come l’assedio di Tolone, Austerlitz e Waterloo. Undici macchine da presa hanno girato a 360 gradi su set infiniti con 800 comparse per la sola Waterloo (senza contare le aggiunte digitali), singolarmente addestrate dal consulente militare Paul Biddiss. Con tanto di caduta di soldati e cavalli in un lago ghiacciato ricreata dagli effetti visivi del premio Oscar Neil Corbould.
Scenografia, costumi, musiche... ogni cosa è stata curata nei dettagli. E anche la fotografia di Dariusz Wolski si è lasciata influenzare dai celebri dipinti che ritraggono Napoleone: «È la persona più documentata di sempre. L’incoronazione di David e poi Delacroix: la luce è sempre su di lui. Mentre gli altri stanno nell’ombra».
Per Ridley Scott Napoleon rappresenta anche un ritorno alle origini. In epoca napoleonica ambientò nel 1977 il suo primo film, I duellanti. Fu lì che capì perché gli spettatori amano tanto i film storici: «La storia è molto interessante perché non impariamo dai nostri errori».