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 2023  novembre 04 Sabato calendario

COTTO E MAGNATE - FENOMENOLOGIA DI RUPERT MURDOCH, IL TYCOON CHE HA ANNUNCIATO LE SUE DIMISSIONI DA "FOX" E "NEWS CORPORATION", SEGNANDO LA FINE DI UN'EPOCA - A 21 ANNI ESPORTO' IN AUSTRALIA LA "FORMULA MAGICA" IMPARATA IN INGHILTERRA (GOSSIP, GLAMOUR, SENSAZIONALISMO, SCANDALI, SPORT E SESSO) FINO A CREARE UN IMPERO MULTIMEDIALE SPARSO IN 4 CONTINENTI - I QUATTRO MATRIMONI, LO SCANDALO "TABLOIDGATE" E IL SODALIZIO (E POI LA ROTTURA) CON DONALD TRUMP: "È UN IDIOTA. PALESEMENTE PAZZO" - COSA SUCCEDERÀ UNA VOLTA CHE IL SUO IMPERO FINIRÀ COMPLETAMENTE NELLE MANI DEI FIGLI? - IL LIBRO -

Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per “la Repubblica – D” Quando Rupert Murdoch ha annunciato le dimissioni da presidente della Fox e News Corporation, nel settembre scorso, è sembrata la fine di un'epoca: a 92 anni, il più grande magnate dei media della Terra si era finalmente deciso a farsi da parte, designando come successore il maggiore dei figli maschi, il 52enne Lachlan, quello più vicino ai suoi gusti giornalistici e alle sue opinioni politiche.

Ma è davvero l'ultimo atto? Pur affermando che «è il momento giusto» per un passo indietro, il tycoon di origine australiana e passaporto americano ha aggiunto di volere assumere «un ruolo differente», come presidente emerito della compagnia da lui fondata, […]

Il vero epilogo, tuttavia, non sarà probabilmente lui a scriverlo, perché diventerà chiaro dopo la sua morte, quando i quattro figli maggiori, Prudence nata dal primo matrimonio con l'ex hostess Patricia Booker, Elizabeth, Lachlan e James nati dal secondo con Anna Torv, redattrice di uno dei suoi tabloid, divideranno in parti uguali l'impero di giornali e reti televisive associato al suo nome.

Soltanto allora si vedrà se Lachlan manterrà il controllo, se gli altri tre si coalizzeranno contro di lui appoggiando James, più progressista, ambientalista e diverso da Rupert, o se, nell'impossibilità di raggiungere un accordo, venderanno tutto a un investitore esterno.

[…] la storia di Rupert Murdoch è un film che merita di essere ricapitolato dall'inizio. Nasce a Melbourne nel 1931, figlio di un giornalista di origini irlandesi e scozzesi: […] Alla morte precoce del padre, Murdoch viene richiamato dall'Inghilterra, dove si era laureato a Oxford e aveva fama di progressista (all'università è soprannominato "Rupert il Rosso" perché tiene un busto di Lenin in camera), per prendere il comando delle operazioni in Australia. Ha appena 21 anni, ma si dimostra in fretta non solo un bravo cronista, bensì pure ottimo editore: vende le testate che non vanno, ne acquista altre in crisi purché con potenziale, fonda il primo quotidiano nazionale, The Australian.

A tutti predica la stessa formula, appresa dalla stampa popolare inglese: gossip, glamour, sensazionalismo, scandali, sport e sesso. […] A questo punto è pronto per allargare gli orizzonti: compra un giornale in Nuova Zelanda, poi fa il passo grosso, nel 1968 acquista in Gran Bretagna tre testate storiche, il Sun, il Times e il Sunday Times, […]

Trasforma anche quelli, mettendo foto di donne in topless a pagina 3 del Sun, cambiando formato e rendendo più disinvolto il Times, pur mantenendone l'autorevolezza. Sposta le redazioni da Fleet Street, la "via dell'inchiostro" […] trasferendo la sede in periferia per risparmiare […]

Nel frattempo, dimostra altrettanta spregiudicatezza in politica: aveva cominciato nel Paese natio, passando dal sostegno ai laburisti a quello ai conservatori, continua a Londra dove i suoi giornali appoggiano prima la conservatrice Margaret Thatcher, poi il laburista Tony Blair, che vince, anzi stravince le sue prime elezioni anche grazie all'inatteso endorsement del Sun, fino ad allora quotidiano di destra. La verità è che Rupert sta sempre con chi vince, o che per vincere bisogna stare con lui.

In cambio ottiene favori per il suo gruppo, che intanto cresce: acquista una grossa fetta di Sky, […] che rilancia grazie al contratto per trasmettere le partite della Premier League di calcio, e si sente ormai abbastanza forte da puntare al mercato più grande, ricco e importante, l'America.

Dopo avere preso nella sua scuderia un giornale di San Antonio e un tabloid da supermarket, nel 1976 compra il New York Post, facendone il quotidiano popolare più aggressivo e irriverente della metropoli. Nel 1984 compra la Twenty Century Fox, espandendo. la con una rete di tv locali Usa e scommettendo su programmi come i cartoni animati dei Simpson e il serial X-Files che gli danno enorme successo.

Dalla Fox, nel 1996, fa sbocciare la costola Fox News, […]. Nel 2007 acquista un altro gioiello di prestigio, il Wall Street Journal, il più importante quotidiano finanziario del pianeta. Con media sparsi in quattro continenti, può dire che sul suo impero non tramonta mai il sole. Ma chi di tabloid ferisce, di tabloid perisce: per procurarsi scoop e pettegolezzi piccanti, i suoi quotidiani popolari inglesi mettono illegalmente i microfoni a personaggi dello show business, politici, parenti di vittime di crimini efferati, perfino a membri della famiglia reale.

Quando viene fuori lo scandalo, ribattezzato Tabloidgate, Murdoch è costretto a chiudere il settimanale News of the World, […] Durante un interrogatorio alla Camera dei comuni, uno spettatore gli tira una torta in faccia: para il colpo Wendi Deng, terza moglie (e madre di altri due figli), di 30 anni più giovane.

Divorzia anche da lei, geloso di Blair che per una notte è ospite di Wendi nel loro ranch in California senza che lui ne venga informato. I suoi amori non sono finiti: si sposa una quarta volta, con Jerry Hall, ex top model ed ex compagna di Mick Jagger, dopo sei anni è lei a lasciarlo per "differenze inconciliabili'. A 91 anni Murdoch annuncia un ennesimo matrimonio, con Ann Lesley Smith, 68enne ex moglie di un predicatore religioso, ma annulla le nozze due settimane più tardi, non è chiaro se per eccessiva religiosità di lei o eccessiva gelosia di lui.

Si consuma anche un divorzio politico, quello con Donald Trump, che Murdoch prima sostiene nella campagna presidenziale 2016, anche perché il candidato repubblicano alla Casa Bianca gli porta audience e soldi a palate con le sue apparizioni su Fox News, poi giudica pericoloso per la democrazia dopo l'assalto al Congresso dei sostenitori trumpiani del 6 gennaio 2021 e dopo una causa per diffamazione contro Fox News sullo sfondo delle elezioni 2020 che gli costa 780 milioni di dollari. […] E Murdoch lascia al figlio Lachlan un'eredità dai due volti: da un lato un impero mediatico che vale 22 miliardi di dollari, dall'altro la responsabilità di avere contribuito a creare il mostro che minaccia la democrazia americana.

2. NELLE VISCERE DI UN IMPERO A.O. Scott per “The New York Times”, tradotto e pubblicato da “la Repubblica – D Maxi”

Il nuovo libro di Michael Wolff, The Fall, è una cronaca di eventi molto recenti che inizia con qualcosa che non è ancora successo: la morte di Rupert Murdoch, che al momento ha 92 anni ed è vivo e vegeto.

Un prologo in forma di un falso e ironico necrologio, il passaggio di gran lunga più sobrio, che anticipa una caduta a capofitto attraverso 18 mesi di incertezza e sconvolgimenti a Fox News e tra i custodi della famiglia Murdoch. […] Wolff sa quello che potreste pensare: «Sì, sì, c'è un po' di Succession, quella serie su voi-sapete chi, la sua famiglia e il loro impero».

Ma nonostante i parallelismi ovvi tra i Roys e i Murdoch, Wolff presenta il suo libro, edito da Henry Holt and Co, come una "sitcom su una redazione televisiva" piuttosto che una tragedia familiare. Secondo Wolff rappresentare la saga con toni comici è stata una scelta rischiosa. «Trattare il fenomeno Fox e la famiglia Murdoch come una creazione culturale matura per la commedia può essere un sacrilegio liberal».

[…] In ogni caso, non è che Wolff pensi che Fox (o Trump) sia una barzelletta; piuttosto, la sua consumata abilità nel rimanere politicamente neutrale fa sì che i meccanismi interni del potere più che inorridirlo lo divertano. Non gli interessa tanto la "posizione pubblica" di Fox News quanto la sua "vita privata"; o come dice lui, «ciò che c'è nel cuore o si agita nello stomaco».

Questo metodo psicoanatomico - scrutare il cervello e frugare nelle viscere - è più o meno il modo in cui ha affrontato l'amministrazione Trump in Fuoco e Furia (Rizzoli, 2018), Assedio (Rizzoli 2019) e Landslide (2021). […] The Fall aggiorna The Man Who Owns the News, il ritratto di Murdoch realizzato da Wolff nel 2008, e riflette ciò che è pubblico attraverso una lente di gossip, maldicenze e chiacchiere trash. […]

Se avete seguito le news, conoscete già la storia raccontata in The Fall e sapete anche come va a finire. Non c'è abbastanza dramma per movimentare la narrazione di un anno e mezzo mese per mese, quindi Wolff ripropone episodi precedenti di intrighi di palazzo e disfunzioni familiari, e offre una storia tascabile della Fox nell'era Trump. Oltre all'ascesa dello stesso Trump, quegli anni hanno visto l'estromissione di Ailes e la vendita delle partecipazioni cinematografiche e televisive non giornalistiche di Murdoch alla Disney.

Nel racconto di Wolff, Ailes, che aveva gestito Fox come un feudo personale tossico e altamente redditizio all'interno dell'impero di Murdoch, è stato fatto cadere non dalle donne che aveva molestato e avvilito, ma dai figli di Rupert che, insieme agli altri fratelli, hanno intascato 2 miliardi di dollari ciascuno nell'affare Disney.

Il motivo della vendetta era la discrepanza tra i loro garbati valori liberal e il conservatorismo bellicoso della Fox. James, qui ritratto come un idealista sbruffone, viene descritto come desideroso di rendere il canale "una forza per il bene". Wolff tratta questo sentimento quasi come la battuta alla fine di una barzelletta, la prova che i figli di Murdoch sono "comicamente in disaccordo con il marchio Fox"

[…] In tutte queste pagine, Murdoch viene citato mentre disprezza Trump ("un idiota", "uno stupido", "palesemente pazzo"); il vero soggetto di The Fall è lo scisma tra l'ex presidente e la rete che gli era servita come arma di propaganda.

"Chi era più grande? Il monopolio della Fox, sostenuto dalla volontà (e dal denaro) dell'uomo più potente nella storia dei media, o l'ex presidente e personaggio televisivo che era diventato l'uomo più famoso del pianeta?". Non si tratta solo di un confronto tra due. Uno dei motivi ricorrenti di Wolff è il disprezzo reciproco tra Ailes e i Murdoch. Ailes li considerava "snob" e non "veri americani". Loro - compreso Rupert - consideravano il network sempre più imbarazzante, anche se redditizio. "I soldi arrivavano a vagonate mentre la Fox continuava ad avvelenare ogni aspetto della presenza della famiglia Murdoch nel mondo", Rivoltandosi contro Trump, Murdoch si è scagliato contro la stessa Fox. […]

Spargere fango e gossip è divertente e lo scontro tra grandi personalità spassoso, ma in confronto al circo sgargiante del mondo di Trump, questo spettacolo sembra un po' più addomesticato. Non è Shakespeare, né Succession, e nemmeno una sitcom. Si tratta solo di business.