il Giornale, 3 novembre 2023
La lezione del maestro Pasolini
«Q uando nell’aprile del ’45 fondammo la nostra Academiuta di lenga furlana intorno a noi c’erano altri giovanissimi (Tonuti Spagnol addirittura un ragazzo) i quali cominciavano a scrivere i loro primi versi. Erano tutti miei allievi (durante la guerra gli studenti di Casarsa non potevano frequentare regolarmente la scuola), ed accettarono dunque da me con la necessaria suggestione i suggerimenti e le pressioni estetiche come se fossero essenzialmente indubitabili: insomma trovarono lì la loro tradizione». Scusate la lunga introduzione, tratta da Poesia d’oggi di Pier Paolo Pasolini. Questo brano consente di fissare qualche paletto cronologico e di introdurre i due protagonisti della storia.
Casarsa, provincia di Pordenone, era il paese natale della madre di Pasolini. Era ed è tuttora un importante snodo ferroviario, motivo per cui fu pesantemente bombardata durante la Seconda guerra mondiale. I ragazzini non potevano certo salire sul treno per andare a scuola. Per questo, frequentavano le lezioni di un giovane maestro, Pier Paolo Pasolini.
Chi era Pasolini nel 1945? Cresciuto al magistero di Roberto Longhi, a Bologna, si era laureato con una tesi su Giovanni Pascoli, con il professor Carlo Calcaterra. Il padre, militare di professione, era partito per il conflitto in Africa, catturato a Gondar, spedito in un campo per prigionieri. Il fratello Guido, appena più giovane, si era unito ai partigiani bianchi, ed era stato brutalmente assassinato dai partigiani rossi in seguito alla strage di Porzus. Pier Paolo e la madre Susanna si erano rifugiati a Casarsa. Per campare avevano aperto una piccola scuola privata. Pier Paolo teneva lezione in un casotto per gli attrezzi in mezzo ai campi. Un posto incredibilmente umile, come gli altri trasfigurati dalla poesia. Pasolini aveva pubblicato versi in un dialetto friulano reinventato alla luce del Medioevo. Pubblicava, insieme con gli amici, una rivista chiamata Stroligut. Aveva fondato l’Academiuta, una istituzione che aveva come scopo la difesa e la diffusione del friulano. All’epoca, Pasolini era la stella nascente dell’autonomismo friulano. Susciterà scalpore, a Casarsa, la successiva adesione al Partito comunista.
Tra gli alunni di maggior talento, specie nella composizione di poesie, c’era Antonio Spagnol (da qui in avanti lo chiameremo Tonuti, come faceva Pasolini). Tonuti è una figura importante: resterà a lungo in contatto epistolare con Pasolini e si dimostrerà il migliore dei giovani poeti dell’Academiuta.
A fare piena luce su Tonuti Spagnol è ora Rienzo Pellegrini, grande e generoso maestro, curatore di Tonuti Spagnol, Dai giorni della Academiuta agli anni estremi. Il Dialogo con Pier Paolo Pasolini tra lettere e poesie (edito dal Centro studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della delizia).
Un volume tanto accurato quanto prezioso, e non solo perché permette, tra lettere e poesie, di comprendere appieno la figura di Spagnol e il suo rapporto con Pasolini. Questione di completezza ma non solo. Pellegrini mostra infatti quale errore sia considerare Tonuti come una semplice «appendice» di Pasolini. La raffinatezza e l’eleganza sottile di Tonuti non devono per forza essere derivate da Pasolini. Pellegrini: «È questa la mia impressione: il mondo di Tonuti ha una sua autosufficienza e una sua spontaneità, ed è vissuto dall’interno». Questo nulla toglie al lavoro di lima comunque realizzato da Pasolini, testimoniato dai manoscritti.
La parte più sorprendente è l’ultima. Qui il curatore pubblica uno dei quaderni di Tonuti allievo di Pasolini. Possiamo comunque vedere cosa insegnasse il poeta. Ne esce una antologia della poesia italiana dal Cantico delle creature al Novecento. Grandissimo spazio è riservato a Giovanni Pascoli. C’è poco Alessandro Manzoni, il campione ottocentesco è Giacomo Leopardi. Ci sono Montale e Ungaretti, come ci si aspetta, ma ci sono anche scelte originali. Chi si aspetterebbe infatti di trovare versi di Filippo De Pisis? E diversi componimenti di Sandro Penna? Leonardo Sinisgalli? Carlo Betocchi? Diego Valeri? Emilio Cecchi con relativa apertura alla prosa d’arte? Cinquecento e Seicento sono sacrificati: e questo può essere un assecondare il luogo comune della critica. Ma anticonformista è la scelta di Tommaso Campanella.
Pasolini costruisce, tassello dopo tassello, una vera e propria antologia, fedele al suo gusto di allora. Il fatto che sia problematico trovare eventuali fonti d’ispirazione testimonia, una volta di più, l’originalità della selezione. Che straordinario maestro deve essere stato Pasolini...