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 2023  novembre 03 Venerdì calendario

Bollette, il governo fa il palo alla rapina

Il 10 gennaio 2024, salvo l’ennesima proroga, 10 milioni di famiglie – un terzo del totale – saranno obbligate a passare al libero mercato dell’energia. Si tratta di clienti fino a oggi serviti dalla “maggior tutela”, dove lo Stato compra l’elettricità all’ingrosso per le famiglie costituendo un gigantesco gruppo d’acquisto attraverso l’Acquirente Unico che riesce a spuntare il prezzo più basso per poi rivendere energia ai gestori (Enel la fa da padrone con l’88% del mercato, seguito da Acea con il 4,9%) che a loro volta la fatturano ai clienti tutelati, ma con tariffe stabilite dall’Arera, l’Authority del settore, che può intervenire anche con disposizioni temporanee per smorzare gli aumenti eccessivi. Su queste pagine lo scriviamo da tempo: si tratta di un passaggio a cui le famiglie non sono ancora pronte. Consegnare in massa una mole sterminata di clienti a una giungla di fornitori, scelti in base a delle aste che si svolgeranno a dicembre, è un pericolo troppo alto, tanto da aver spinto alla proroga tutti i governi che si susseguono dal 2015, dopo che il duo Renzi-Calenda ha imposto la liberalizzazione forzata (che poi è un favore agli operatori, in testa Enel). Negli ultimi 6 anni nessun esecutivo (e forza politica) ha avuto il coraggio di andare oltre le proroghe, eliminando del tutto la previsione cara agli operatori.
Un ennesimo slittamento è arrivato nel primo anno del governo Meloni e prima con quello Draghi che pure aveva deciso di inserire la fine del mercato tutelato come una “riforma” del Pnrr, specificando però che il processo può avvenire solo “attraverso l’adozione di regole finalizzate ad assicurare un passaggio consapevole e trasparente al mercato libero per dare maggiore certezza ai consumatori”. Consapevolezza e trasparenza che non paiono ancora raggiunte dall’utenza. Per questo motivo, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha promesso un nuovo rinvio, scontrandosi con il collega Raffaele Fitto che vuole evitare attriti con la Commissione su un obiettivo del Piano.
La scorsa settimana lo stallo ha fatto saltare il decreto Energia. Il negoziato continua ma la scadenza si avvicina. Tra due mesi partirà la trasmigrazione al mercato libero prima di 5,5 milioni di famiglie e poi delle restanti 4,5 giudicate “vulnerabili”, il cui numero nell’ultimo anno e mezzo si è parecchio ingrossato perché a malati, disabili, ultra75enni e a chi vive nelle zone disastrate, si sono aggiunti anche i percettori del bonus elettrico, vale a dire le famiglie con Isee fino a 15 mila euro (ai quali peraltro la manovra ha dimezzato i fondi per gli aiuti).
I più distratti si chiederanno perché per le utenze telefoniche non ci sono stati problemi? Tutti siamo in grado di muoverci agilmente tra la decina di gestori alla ricerca della tariffa migliore, che è realmente più bassa. C’è una concorrenza così sfrenata che a meno di 10 euro al mese si ha tutto compreso. E se così non fosse, si passa a un altro gestore. Ecco, nel mercato dell’energia questo è impossibile. Attualmente a Enel, Eni e Sorgenia si affiancano altri 600 rivenditori, persino Poste Italiane dall’inizio dell’anno, che si contendono a colpi di contratti poco chiari, fatti di decine di voci, e veri e propri raggiri al telefono o sul pianerottolo di casa, i clienti da spennare facendo pagare loro elettricità e gas più di prima.
Intanto il mercato resta opaco. A dirlo è la stessa Arera. Secondo i dati che pubblica ogni sei mesi, emerge che anche a luglio scorso un significativo numero di clienti usciti dal servizio di maggior tutela, e che hanno cambiato fornitore nel libero mercato, hanno scelto offerte economicamente meno vantaggiose rispetto alla maggior tutela, pur in presenza di offerte disponibili economicamente favorevoli. In altre parole, il rischio di chi passa nel mercato libero è di non capirci molto per la scarsa trasparenza. E il più delle volte si cede alle asfissianti telefonate dei call center che promettono mirabolanti risparmi. Ma alla fine si finisce di pagare l’elettricità e il gas di più. Di quanto? Secondo i dati Arera, si è passati dal +20% nel 2007, quando c’è stata la prima liberalizzazione – permettendo ai clienti di passare al mercato libero e lasciare l’Acquirente Unico – al +26% del 2019, l’anno pre-crisi energetica. Perché, va ricordato, che nel biennio 2020-2022, per la prima volta sono state le tariffe medie del mercato libero a risultare più convenienti della maggior tutela grazie al maggior numero di contratti a prezzo bloccato che sono riusciti ad arginare i forti aumenti dovuto all’esplosione dei prezzi del gas dopo la guerra in Ucraina, ma questo solo perché il governo Draghi ha bloccato per oltre un anno i contratti per legge impedendo gli aumenti. Peccato che, scaduta l’offerta, quelle famiglie si siano ritrovate in una giungla di offerte niente affatto economiche. Nei primi sei mesi di quest’anno, sulle circa 2 mila offerte di elettricità presenti sul mercato libero, sempre secondo il monitoraggio dell’Arera, emerge che per il cliente tipo domestico sono disponibili in media solo 126 offerte più convenienti della maggior tutela, pari al 16,8% di quelle a disposizione. Di queste, 123 sono a prezzo variabile e 3 a prezzo fisso. La media mensile del risparmio massimo ottenibile, scegliendo l’offerta a prezzo variabile più conveniente, è di 127 euro (pari al -15,7%). Scegliendo l’offerta a prezzo fisso più conveniente si risparmiano 58 euro (pari al -6,3% della spesa di maggior tutela). Nel settore del gas, sempre per la famiglia-tipo, sono disponibili in media 7 offerte più convenienti del servizio di tutela, pari all’1,07% del totale. Di queste sei sono a prezzo variabile e una a prezzo fisso. La media mensile del risparmio massimo ottenibile scegliendo l’offerta a prezzo variabile più conveniente è di 118 euro (pari al -7,1% della spesa del servizio di tutela), mentre la media mensile del risparmio massimo scegliendo l’offerta a prezzo fisso più conveniente è di 95 euro (pari al -5,7% della spesa del servizio di tutela). Si dirà che la media dei polli di Trilussa non abbia mai convinto nessuno. Ma non va proprio meglio se si utilizza il portale dell’Arera, così come viene consigliato anche nell’ultima bolletta che hanno ricevuto le famiglie che si trovano ancora nel mercato tutelato. Una volta che si inseriscono tutti i dati richiesti, per una famiglia di tre persone che vive a Roma in un’abitazione dotata di lavatrice, frigo, caldaia, computer e un paio di tv e condizionatori, a fronte della tariffa di 1.208 euro annui conteggiata nella maggior tutela ci sono solo 4 offerte variabili più convenienti sulle 221 totali del mercato libero e che consentono un risparmio tra i 175 e i 26 euro. Mentre se si sceglie una tariffa fissa, si scende a 664 offerte totali di cui nessuna è più conveniente di quella del tutelato. Questo perché le compagnie non tendono più a proporre i contratti fissi che potrebbero far risparmiare il cliente.
Intanto oggi l’Arera comunicherà la nuova tariffa mensile del gas: ci sarà un aumento intorno al 10%. E se sale il prezzo nel mercato tutelato, anche quello libero si adeguerà.