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 2023  novembre 02 Giovedì calendario

Periscopio

Leggere è viaggiare in universi sconosciuti. Ernesto Ferrero, memorialista, biografo, a lungo direttore editoriale dell’Einaudi, scomparso il 31 ottobre.
Usa in rivolta contro Biden. Titolo del Fattoide quotidiano (giornale molto diffuso in un universo sconosciuto, parallelo al nostro).
Teheran è il vero nemico della pace nell’area. Eppure, Joe Biden e l’amministrazione Usa hanno commesso molti errori. Quali errori? Serve maggiore deterrenza contro Teheran. Invece, Biden pensa solo a evitare ogni tipo d’escalation. Ma così finirà per macchiarsi di appeasement. Biden ha creduto poco nella strategia degli Accordi di Abramo. Al contrario, ha provato a resuscitare l’accordo con l’Iran sul nucleare. Questa è una delle principali cause degli eventi catastrofici cui abbiamo assistito di recente in Medio Oriente. Niall Ferguson, storico (Antonello Guerrera, Repubblica).

Scoppia una guerra in Medio Oriente e gli europei si scannano a vicenda sulla scelta delle parole. Eppure, se la questione [come si ripete] è d’importanza esistenziale per l’Europa, come mai l’Ue non ha pressoché nessuna influenza politica in Medio Oriente e in Africa del nord? La diplomazia dell’Unione si limita per lo più a selezionare i termini giusti da inserire nelle dichiarazioni congiunte: accettiamo senza riserve il diritto di Israele di reagire all’aggressione di Hamas? Oppure sarà opportuno aggiungere la frase «nel rispetto della legge internazionale»? (…) Erano questi i dibattiti in seno all’Ue nei giorni successivi al raid di Hamas. Gianluca Mercurio, Corriere della Sera.

La giornata della rabbia, naturalmente antisraeliana, proclamata in tutto il mondo quando già a Parigi erano state marchiate con la stella di David botteghe e case di ebrei, è stata la reazione di Abu Mazen alle bombe lanciate anche su un campo profughi a Gaza. Sotto il quale, come sotto gli ospedali, le scuole, le chiese, i mercati e le abitazioni dei palestinesi, Hamas ha sistemato i suoi arsenali e comandi operativi e nascosto le centinaia d’ostaggi israeliani catturati nel pogrom del 7 ottobre. Tutte cose che al promotore della giornata della rabbia non sembra che abbiano procurato altrettanta rabbia. Francesco Damato, graffidamato.com.
Se nessuno si offende, forse il tentativo di linciare degli ebrei in quanto ebrei si può definire antisemitismo. Titolo di Linkiesta.
ll nonno di Gilad Erdan, l’ambasciatore d’Israele all’Onu che martedì, davanti al Consiglio di Sicurezza. si è appuntato sul petto una stella gialla insieme al gruppo israeliano seduto dietro di lui, non fece nemmeno in tempo a subire l’umiliazione [di doversela cucire sul petto]. Umile agricoltore ebreo in Transilvania fu caricato su un camion dai tedeschi coi suoi otto bambini e sua moglie Bracha e portato al macello. Tutti quanti, fuorché il padre di Gilad, sono stati uccisi. Fiamma Nirenstein, il Giornale.

A sinistra c’è un sostegno alla causa palestinese che sconfina nell’antisemitismo. Odiano Israele, da sempre. Boualem Sansal, scrittore algerino (Stefano Montefiori, Corriere della Sera).
Allarme nel metrò di Parigi. Una donna velata minaccia di farsi saltare e la polizia le spara. In città 60 stelle di David su abitazioni e negozi. A Roma oltraggiate due pietre d’inciampo. Titolo del Giornale.
Hamas minaccia l’Italia in diretta sulla Rai. Ad Agorà l’ex «ministro della salute» del gruppo islamista denuncia: «Il vostro paese è parte dell’attacco al nostro popolo». Parole pericolose: è il loro capo della logistica. Titolo della Verità.
Abbiamo provocato un grande choc. [Adesso] stiamo pagando un grande prezzo di sangue, ma era necessario. Ghazi Hamad, leader di Hamas (Andrea Nicastro, Corriere della Sera).

Io non ho elementi per dire che Hamas è un gruppo terroristico. Luigi de Magistris (dal Foglio).
Le numerose manifestazioni di questi giorni in tutta Europa confermano la sensazione che molti di noi hanno maturato: Hamas ce l’abbiamo in casa. Ciccio Guidi, lettera al Foglio.
Prendiamo l’affermazione «Hamas non rappresenta i palestinesi». Le cose stanno davvero così? La verità è che nessuno può saperlo. Al massimo ne sa qualcosa più di noi qualche servizio segreto che abbia infiltrato propri uomini a Gaza e in Cisgiordania per diversi anni. E forse, anche in quel caso, le conoscenze sono solo approssimative. Nella striscia di Gaza non si vota e il dissenso è punito con la morte. Dunque, come si fa a capire chi rappresenta chi? Angelo Panebianco, Corriere della Sera.
Capisco che parlare di mossa della disperazione a proposito di Giorgia Meloni esponga a facili, scattanti e non imprevedibili repliche, sulla magnificenza dei suoi sondaggi, sullo stato moribondo delle opposizioni e sulla conseguente mancanza d’alternative. L’originalità non è mai stata la forza del nostro dibattito pubblico. Resta il fatto che l’improvviso rilancio sulle riforme costituzionali, nel bel mezzo d’una guerra mondiale (o quasi) e d’una guerra civile dentro la maggioranza (sulla legge di bilancio) non appare la più lucida delle scelte compiute dalla nostra presidente del Consiglio. Se proprio le serviva un diversivo, sarebbe stato saggio scegliere qualcos’altro. Francesco Cundari 1, Linkiesta.
Lo scenario che si sta allestendo è quello d’un mezzogiorno di fuoco, d’un duello al sole, d’una sfida al Ok Corral: «Al cuore, Ramon», diceva il buono Clint Eastwood al cattivo Gian Maria Volontè, e ognuno stabilisca da sé chi è qui il buono e chi il cattivo, ma il punto è che quando le riforme diventano un western solitamente finisce tutto a ramengo, riforme e riformatori, e alla fine resta soltanto un saloon deserto e un cowboy che se ne va nel vento. Francesco Cundari 2, Linkiesta.
Secondo una lettura malevola (per esempio: la mia) l’intenzione della destra di abolire [con l’occasione anche] i senatori a vita potrebbe dipendere non tanto dall’intenzione di restringere le mansioni e il prestigio del Quirinale, che quei senatori nomina e che è il solo potere in grado di fare ombra allo strapotere del premierato, quanto da un’imbarazzante mancanza di materia prima. Una Levi Montalcini, una Liliana Segre, un Carlo Rubbia devoti a «Dio, Patria e Famiglia» non sembrano al momento reperibili. Michele Serra, Repubblica.
Avrei tante cose da dire, ma per fortuna me le sono dimenticate. Roberto Gervaso.