la Repubblica, 2 novembre 2023
Intervista ad Ambra
Sarà il clima dei Live (stasera su Sky il secondo, l’ospite è Elodie), ma X Factorcondotto da Francesca Michielin quest’anno è tornato a essere divertente con Morgan scatenato, Fedez, Dargen D’Amico e lei, Ambra. Un po’ mamma gatta, graffia per difendere i suoi ragazzi ma non è ostile quando giudica gli altri. L’ex ragazza prodigio cresciuta in fretta – tra dichiarazioni d’amore dei fan e stroncature feroci dei critici – attrice, conduttrice cantante, sa che la crudeltà lascia il segno. A 46 anni è mille donne insieme, la aspetta il tour teatrale diOliva Denaro, con la regia di Giorgio Gallione, ispirato dal romanzo di Viola Ardone che prende spunto dalla vicenda di Franca Viola.
A metà degli anni 60, dopo la violenza, si rifiutò di accettare il cosiddetto “matrimonio riparatore”.
Giudice a “X factor”, ma quanto hanno pesato i giudizi altrui?
«In un talent c’è il giudizio della giuria e del pubblico. Io mi sono sentita massacrata perché da ragazzina sono stata triturata dalla stampa, gente che pensavo fosse autorevole, laureata, colta. Nel gioco alunno-professore mi hanno massacrato senza senso. Ai tempi diNon è la Rai venivo chiamata cicciona, extralarge, scema, lolita. E io, che non ero colta ma veloce a imparare, quando mi chiamavano così traducevo prostituta».
Lei non stronca i concorrenti.
«Non trovo che sia sempre sano farlo.
Per il resto – per mia deontologia, quella che ho imparato andando dall’analista da piccola – ho scelto di usare un modo gentile per dire quello che penso. La gentilezza è la cosa più rock nella vita, la tengo seduta accanto a me al tavolo».
Dello scontro con Morgan sulla batteria si è parlato per giorni: insomma, era a tempo o no?
«C’è chi anticipa i tempi, chi li rincorre, il tempo ci darà la risposta.
Voglio talmente bene alle ferite di Marco che la confezione non mi interessa, e quello che vedo è la confezione».
La leggerezza si impara?
«Ti arriva dall’universo quando senti che non ce la fai più, quando sei andata in giro con i pesi che ti hanno messo e che ti sei messa: io sono sempre più vittima di me stessa che degli altri. Sono pesante».
Boncompagni le disse: «Divertiti, non salverai mai vite umane». Ha tenuto a mente la lezione?
«È ancora così. Sto esplorando un luogo che non mi avrebbe consigliato mai, la banalità. Sto cercando di trovare il mio senso e saprò trasformarla in altro che lo renderà orgoglioso di me. Nel mio modo di guardare la vita è come se tutto fosse sempre in embrione».
In trent’anni di carriera che ha capito?
«Che mi tocca risorgere, tutte le volte. Ho capito più di quello che mostro, ma è sempre piùinteressante come ho risolto i problemi che ho avuto».
Con chi girerebbe il film della vita?
(Ride) «A parte Matteo Garrone, che vorrei come regista dell’homevideo diTi appartengo ? Abbiamo autori bravissimi. Ho trovato Micaela Ramazzotti stupenda, ho visto il filmFelicitàcon mia figlia. Sono uscita dal cinema e ho pensato che era tutto bello. L’invidia è un sentimento che ho provato fino a qualche anno fa, mi sono liberata. L’ammirazione per Micaela è immensa. La grandezza è mostrare prima la soluzione, poi la ferita. Nella sua durezza, è un film gentile: è raro essere gentili raccontando qualcosa di ruvido».
Ha vissuto il conflitto tra maternità o ambizione?
«La mia ambizione era la maternità.
Non penso che per forza devi partorire, ero madre anche prima, di quello che mi circondava, ma non sono mai riuscita a essere la mamma di me stessa. Questo mi addolora, continuo a provarci e quando riuscirò a tenermi tra le braccia non condividerò il momento. I miei figli sono la parte sana, sono nati come due punti esclamativi, ho partorito due certezze. Mi rendono felice».
Ha detto che la sua testa è un condominio pieno di donne: oggi con le tante Ambra dialoga?
«È un confronto sano, ho imparato a mettermi in discussione. Ma le mura della mia casa sono antisismiche».
Ha spiegato che dell’aspetto se ne frega, che noi donne facciamo tante campagne ma dobbiamo cambiare, se no non servono. Nel corto “Unfitting”, Giovanna Mezzogiorno ha raccontato le difficoltà quando ha preso peso.
«Nel corto interpreto la regista che vessa un’attrice, Giovanna (Carolina Crescentini), per la forma fisica. Io “fitto” quello che mi pare. Mi fa ridere ‘sta parola ma la dico, solo che ci arrivi dopo 33 anni di percorso.
Invece dovremmo riappropriarci tutte del nostro corpo così com’è».
Si vince unite?
«Uniti. Quelle contro lo stupro e il femminicidio non dovrebbero essere solo battaglie femministe, ma anche degli uomini. Invece continuiamo a dire cosa ci piega e ci prendiamo sulle spalle battaglie non nostre».
Siamo più generose?
«Siamo abituate a soffrire anche per gente che è su Marte, e dovrebbe diventare un’abitudine maschile. Ci sono uomini che sono anche donne, come io sono anche uomo. Deve esserci il rispetto».
Come siamo messi sui diritti?
«Al di là dei governi, siamo tutti responsabili. Ho scelto la questione omosessuale da sempre. E tutto mi riguarda, dalla parità salariale».
Un consiglio a Giorgia Meloni?
«Con lei sarebbe divertente parlare d’amore. Se si fida la porto fuori dal tunnel, però sono ancora nomade».