La Stampa, 2 novembre 2023
Intervista a Carlos Alcaraz
Carlos Alcaraz è il ragazzo d’oro del tennis, il campione in carica di Wimbledon. L’unico che quest’anno è riuscito a battere Novak Djokovic in un torneo dello Slam, e a cui contende il numero 1 di fine stagione. Nel 2022 ha saltato le Atp Finals per un infortunio, quest’anno al Pala Alpitour, insieme a Jannik Sinner sarà il più atteso degli otto maestri.
Carlos per lei è più importante tornare numero 1 o vincere le Finals di Torino?
«Se devo scegliere dico vincere le Atp Finals, ma le due cose vanno di pari passo: se otterrò un buon risultato a Torino ho buone possibilità di tornare numero uno. Le Finals sono un grande torneo che nel 2022 purtroppo mi sono perso. Ho molta voglia di esserci, di darmi una chance».
Conquistare Wimbledon le ha cambiato la vita?
«Sì, dal punto di vista sportivo totalmente. Anche per chi non sa nulla di tennis, è il torneo che conta di più. Come persona sono sempre lo stesso: io e il mio team abbiamo chiaro il percorso che dobbiamo seguire, il tipo di persona che voglio essere».
La rivalità con Sinner sta crescendo. Avete giocato contro otto volte, quattro successi a testa ma Jannik ha vinto le ultime due: che cosa la impressiona di più di lui?
«La capacità di importi un ritmo altissimo durante tutta la partita. Vincere un punto a Jannik oggi è una cosa molto complicata… Ha un diritto incredibile, un rovescio incredibile, tutti i suoi colpi sono perfetti, o quasi. È uno dei tennisti più completi in circolazione».
Lei ha un tennis vario e molto spettacolare: le capita mai di giocare un colpo pensando più al pubblico che al punteggio?
«Un punto è un punto, sia che lo vinci con un colpo normale sia che ti inventi una meraviglia. Però è vero che quando riesco a fare qualcosa di diverso al pubblico piace. Alla fine dobbiamo mettere dentro il tennis un po’ di intrattenimento, per catturare l’attenzione del maggior numero di persone possibili, fare in modo che si appassionino. A me qualche volta riesce naturalmente, e l’entusiasmo della gente, il boato, mi danno ancora più energia».
Parliamo di Djokovic: quando se lo trova avanti immagina di essere forte come lui a 36 anni?
«Non lo so. Curo tutti i dettagli per ottenere il massimo dalla mia carriera, e mi piacerebbe arrivare alla sua età battendomi per vincere i grandi tornei, con una forma fisica migliore di tanti avversari che di anni ne hanno 24 o 25. Novak è davvero incredibile».
L’anno prossimo ci sono le Olimpiadi, per il tennis si giocano al Roland Garros…
«Fin da piccolo ho sempre desiderato partecipare ai Giochi. Rappresentare il proprio paese è una cosa che piace a tutti, credo. Spero di arrivarci nelle migliori condizioni possibili per portare una medaglia alla Spagna».
Magari in doppio con Nadal.
«Giocare a fianco di Rafa sarebbe un sogno. Speriamo di essere entrambi in forma in quel periodo».
Dopo Torino sono in programma le Final 8 di Coppa Davis a Malaga, ma senza la Spagna. C’è qualcosa di sbagliato?
«Mi piacerebbe assaporare l’essenza della Coppa Davis, che oggi, con il nuovo formato, si è un po’ perduta. Come ha detto lei, si giocano le Finali a Malaga e la squadra di casa non si è qualificata: in molti incontri lo stadio non sarà pieno, o addirittura semivuoto, come è capitato anche nei gironi. Davvero una pena. Bisogna cambiare, tornare a giocare in stadi esauriti, con la pressione particolare che ti dà la coppa. Speriamo succeda in fretta».
Che rapporto ha con i social? Molti tennisti ne soffrono il lato negativo.
«Sono uno che li frequenta abbastanza, mi tengo aggiornato quotidianamente. Dopo una partita capita di leggere tanti commenti, positivi e negativi, e i negativi non puoi evitarli. Ci sarà sempre qualcuno che ti critica, qualsiasi cosa fai, quindi più di tanto non mi dà fastidio. Tutti hanno diritto alla loro opinione, e va rispettata».
Lei ha vent’anni ed è già milionario. Che rapporto ha con il denaro?
«Ovviamente è importante. Però non è quello che mi fa decidere se giocare un torneo o l’altro. Con il mio team sono concentrato sul tennis, che è la mia passione. La questione economica la tengo un po’ in disparte».
I record che hanno stabilito Federer, Nadal e Djokovic sono battibili?
«Niente è impossibile. Tutto si può migliorare nella vita. Arriverà prima o poi, non so quando, qualcuno che li batterà. Di certo quei tre grandi hanno cambiato il modo di guardare al tennis, sia per gli spettatori sia per noi giocatori. Averli come riferimento è positivo per tutti».
Lei quale record vorrebbe superare?
«Il più complicato credo sia vincere tante volte lo stesso Slam, come ha fatto Rafa al Roland Garros: quattordici volte! Per quanto mi riguarda mi piacerebbe superare il numero di settimane da numero uno. Anche mantenere lo stesso livello di eccellenza per tanti anni è un’impresa enorme».
Lei sorride sempre: che cosa la fa arrabbiare?
«Nella vita come in campo, non riuscire a migliorare. Sapere che sto facendo male una cosa e non poter cambiare la situazione. Per me è la cosa più frustrante».
Quale partita che le ha insegnato di più quest’anno?
«Quella con Djokovic al Roland Garros (una sconfitta netta, dopo la quale aveva ammesso di non sentirsi ancora al livello del serbo, ndr). La tengo molto presente.»
Quando ha vinto gli Us Open a 19 anni il suo coach, Juan Carlos Ferrero, sosteneva che lei era appena al 60 per cento del suo potenziale. E oggi?
«Sto migliorando, del resto ho vent’anni, sarebbe strano il contrario. Diciamo al 70? Forse al 75 per cento? Ma il tennis è in continua evoluzione e tu devi adattarti ed evolverti con lui».
Come si diverte fuori dal campo?
«Sto in famiglia e con gli amici, perché con il tennis viaggio tanto. E poi mi entusiasma il golf: vado sul green appena posso».
Anche Djokovic e Sinner giocano: chi vince?
«Novak l’ho visto in azione, credo che abbiamo più o meno lo stesso livello. Jannik invece a golf lo batto, ne sono sicuro, anche se ancora non ci siamo incontrati».