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 2023  novembre 02 Giovedì calendario

Un romanzo sulla fuga di Eichmann


“Può persino accadere che la narrativa diventi un buon grimaldello per quelle serrature che la Storia non riesce ancora ad aprire” scrive Marco Ballestracci nella sua nota in coda a Preludio e fuga di Riccardo Klement, in libreria per Alphabeta. In effetti il romanzo si propone di colmare con dettagli verosimili le vicissitudini che la ricostruzione documentale lascia scoperte. Nello scenario alpino dell’Alto Adige comprimari fittizi e personaggi storici svelano – in una rincorsa lunga duecento pagine – un frangente tra i più clamorosi del Novecento.
Ballestracci – reduce da fortunate opere su parabole sportive del passato – indaga sul ruolo svolto dalla Chiesa cattolica in Sud Tirolo nel favorire nell’immediato dopoguerra la fuga dei criminali di guerra nazisti. Riccardo Klement è l’identità posticcia con la quale Adolf Eichmann riuscì a reinventarsi in Sudamerica. La bibliografia sul gerarca è assai nutrita, a cominciare da La banalità del male di Hannah Arendt, celebre cronaca del processo a cui Eichmann fu sottoposto in Israele. Il nazista è uno dei massimi esecutori materiali dell’Olocausto: scampato al giudizio di Norimberga, riesce a ottenere un passaporto falso della Croce rossa e nel novembre del 1950 a salpare da Genova per raggiungere l’Argentina. Qui entra a lavorare negli stabilimenti della Mercedes a Buenos Aires. Grazie a una soffiata viene rapito dal Mossad e, una volta tradotto in Israele, giudicato e condannato a morte per impiccagione nel 1962.
Debitore del saggio La via segreta dei nazisti di Gerald Steinacher (Rizzoli, 2010), Ballestracci punta il suo occhio di bue su alcuni prelati, incapaci di digerire l’annessione del Sud Tirolo all’Italia, che a Bressanone dopo il conflitto furono complici dei sodali di Hitler. A cominciare dal vescovo locale Geisler e dal suo vicario generale Pompanin. A quest’ultimo si rivolsero numerosi nazisti di fede protestante per chiedere di essere ribattezzati secondo il rito cattolico e garantirsi la salvezza.
Il romanzo di Ballestracci – scandito nelle sue parti da composizioni musicali di Haydin, Händel, Bach, Pärt, in omaggio al preludio e fuga del titolo – indovina come pretesto drammaturgico le traversie della famiglia Pichler a Vipiteno. Quando il capofamiglia muore, la vedova Katharina si ritrova a crescere i due figli Josef e Klaus. Josef è più mite mentre Klaus impara malvolentieri l’italiano che i sudtirolesi sono costretti ad apprendere dopo l’annessione all’Italia: “La mia vera patria sta al di là del Brennero”. Dopo l’accordo del 1939 il territorio è diviso tra Optanti, coloro che rinunciano alla cittadinanza italiana per trasferirsi nel Reich, e i Dableiber, coloro che scelgono di restare in Alto Adige. Klaus sceglie il Terzo Reich e si trasferisce a Innsbruck. Dopo il precetto di arruolamento si ritrova a combattere nel Caucaso. La madre Katharina finisce a prestare servizio nella canonica di padre Johann Corradini, il quale è convinto che “Dio è davvero al fianco delle armate del Führer che percorrono e conquistano l’immensa steppa dei pagani”. Corradini, insieme ai superiori Pompanin e Geisler, tifa per la capitolazione della Russia: “Solo la Germania è l’antidoto contro la peste comunista”.
Il romanzo, nel richiamare la figura del vescovo Alois Hudal, considerato il più eminente tra i presbiteri della Chiesa cattolica tedesca in Italia, mostra come certo clero fosse insofferente nei confronti del Vaticano, ufficialmente ostile a far convergere nazionalsocialismo e dottrina cattolica. Eppure il ruolo di Pio XII resta più che ambiguo. Non solo papa Pacelli (che fu nunzio apostolico in Germania prima dell’avvento di Hitler) non pronunciò mai una condanna netta del Terzo Reich, ma una recente scoperta d’archivio, pubblicata su La Lettura, dimostra che la Santa Sede fosse a conoscenza dei lager e di altri crimini contro gli ebrei.
Nel romanzo, Katharina, addolorata per le sorti di suo figlio Klaus, è preposta negli anni 50 all’accoglienza degli ex ufficiali delle SS che passano la frontiera. Josef la illumina: “Non scappano perché sono vittime della vendetta di chi ha vinto, ma perché durante la guerra sono stati dei nazisti importanti”. È il parroco Corradini a battezzare Eichmann e a dargli ospitalità prima che espatri sotto le sembianze di Klement. Ballestracci coglie l’infamante collusione tra nazisti e sacerdoti in un paradosso che mette abilmente in scena. Gli uomini di chiesa sono persuasi che il loro modo di vivere il cristianesimo sia più prossimo ai nazisti che a coloro che sono usciti vincitori, ma l’eco del pensiero di Eichmann-Klement insozza di slealtà questa supposta mutua collaborazione: “Non riusciva a trattenere un sorriso considerando quanto il nazionalsocialismo avesse invano cercato di liberare l’uomo dalla schiavitù di Dio”.