Il Messaggero, 2 novembre 2023
Biografia di Murasaki Shibuku, la donna che inventò il romanzo
Ci sono libri considerati la summa della letteratura di un paese, di un popolo. Uno di questi è La Storia (o Il Racconto) di Genji, ovvero il Genji Monogotari. Scritto nel Giappone medioevale da una donna, Murasaki Shikibu, che è non a caso considerata “fondatrice della narrativa”. Una donna di cui si sa poco: dovrebbe essere nata il 973 d.C. circa e scomparsa fra il 1014 e il 1025. Non si conosce nemmeno il vero nome: Murasaki – “viola” – è stato preso da uno dei personaggi femminili di Genji. Shikibu potrebbe derivare dal ruolo che il padre della scrittrice rivestiva a corte, “Maestro Cerimoniere”. Siamo nell’epoca Heian, fra l’VIII e il XII secolo (794-1185); la capitale è Heian-kyõ, oggi Kyoto. È un’epoca colta e raffinata, ma le donne non hanno più il potere di cui godevano in precedenza. Regna l’imperatore, tuttavia la sua forza si sta rarefacendo a vantaggio dei militari. La religione buddhista ha preso piede e la cultura cinese è predominante.LE CLASSIAlle donne giapponesi non viene però insegnato il cinese – adottato spesso per scrivere, per il governo e gli affari – bensì solo la musica, la poesia, la calligrafia. Naturalmente, all’interno delle classi elevate. Per le altre, nemmeno quello. Sempre nell’aristocrazia, è abitudine che marito e moglie non convivano, ma alle madri è concesso di abitare con i figli. E le donne possono parlare con gli uomini solo se parenti. Per colei che sarà nota come Murasaki, tuttavia, le regole sono un po’ diverse. La sua è una famiglia potente, che ha dato i natali a poeti, funzionari pubblici, politici: si tratta del clan Fujiwara. Di esso fa parte il padre di Murasaki: colto e progressista, vuole che la figlia abbia tutte le possibilità. La bambina studia i classici ed è molto versata in letteratura, scrittura, poesia. Non le viene, a quanto pare, insegnato il cinese, ma lo apprende ascoltando le lezioni del fratello. Il padre avrebbe preferito che lei, così talentuosa, fosse stata un maschio, ma il rapporto fra loro è molto stretto, tanto che Murasaki vive con i fratelli nella casa del genitore (la madre è morta presto). E lo segue nella provincia di Echizen quando viene nominato governatore.LE NOZZEDopo i venticinque anni viene fatta sposare con un lontano parente, Fujiwara no Nobutaka, ricco funzionario dall’intensa vita sentimentale, più vecchio di lei. Murasaki legge romanzi, scrive poesie, ha scambi letterari con altre dame, comincia a essere conosciuta come scrittrice e vive dal genitore. Il matrimonio sembrerebbe sereno, nasce una figlia, ma Nobutaka ben presto muore. «Mi sentivo depressa e confusa – dirà lei nel Diario – Per qualche anno ho vissuto giorno per giorno in uno stato di apatia, facendo poco più che registrare il passar del tempo. Il pensiero della mia infinita solitudine mi era insopportabile». Secondo alcuni, è allora che comincia a redigere le pagine del Genji.Ha una solida reputazione di letterata e viene chiamata al palazzo imperiale, come dama di nyõbõ (di compagnia) dell’imperatrice Shõshi. In seguito, si sposterà con l’imperatrice nella regione del lago Biwa. Anzi, c’è chi dice che lì Murasaki si sia ritirata in solitudine, nel tempio di Ishiyama. E una notte, guardando la luna che si riflette sulla superficie argentata del lago, abbia avuto l’idea di Genji. Forse sono leggende. Resta il fatto che Genji – a cui farà seguito il Murasaki Shikibu Nikki, il Diario di Murasaki Shikibu (o di Lady Murasaki), nonché una lunga collezione di poesie in “sequenza biografica”, Memorie poetiche – è un’opera straordinaria, in cui si assiste alla nascita di una “scrittura giapponese”. Viene usata una lingua nuova, autoctona, grazie ai sillabari kana, mentre sino ad allora si usavano ideogrammi di origine cinese.Si tratta di un romanzo in tre parti, redatto in una decina di anni, che «anticipa di un millennio», come è stato notato, «la tecnica del flusso di coscienza». Negli anni Murasaki viene sostenuta da diversi mecenati, che si occupano di procurale carta e inchiostro, nonché i calligrafi per trascrivere i 54 capitoli. I TEMIFra gli argomenti della «sublime opera» ci sono «la tirannia del tempo e l’inevitabile dolore dell’amore romantico», la brevità dell’esistenza, la sofferenza, l’impossibilità di una felicità imperitura, il cosiddetto concetto estetico giapponese mono no aware, che racchiude la nostalgia per la trasformazione e la fine della natura e di tutte le cose. Il protagonista, il principe Genji, figlio dell’imperatore e di una concubina, è bellissimo – “lo Splendente” – e dotato, ma è vittima di invidie a corte, soffre per la prematura scomparsa della madre, viene a un certo punto estromesso, poi ritorna in auge, ha molte amanti e una vita non troppo esemplare. La sua prediletta è appunto una concubina chiamata Murasaki, che muore prematuramente. Allora lui sprofonda nella tristezza e nel distacco. Anche le storie degli altri personaggi – molte sono donne – finiscono tragicamente, ma il finale resta “aperto”, forse inconcluso. Si tratta, secondo molti, del «primo romanzo al mondo». Scritto da una donna nel lontano “Cipango”, intorno al Mille.