la Repubblica, 2 novembre 2023
Clima, dal vino alle castagne, dalle zucche al foraggio: le produzioni messe in ginocchio dai fenomeni estremi
Clima protagonista anche del futuro delle castagne, prodotto importante per una Italia che è tra le prime nazioni al mondo per raccolta. In un generale contesto di calo, anche le castagne quest’anno risultano davvero poche, ma per fortuna saporite. I danni maggiori si contano per il famoso marrone del Mugello, dove nei 15mila ettari di castagneti gli sbalzi climatici e le alluvioni di primavera si sono fatte sentire: la produzione è quasi dimezzata e Coldiretti Firenze parla di “annata nerissima”.
"Lo stress provocato dai fenomeni estremi ha creato grandissima sofferenza alle piante, che oggi sono spoglie di ricci e frutti. Se a questo enorme handicap ci aggiungiamo un andamento climatico non favorevole, il quadro è purtroppo completo” ha ricordato Cesare Buonamici, presidente di Coldiretti Firenze.
Gravi danni in particolare sul Monte Amiata dove Confagricoltura stima addirittura una riduzione media del 70% di prodotto per un mancato introito per i produttori di 5,6 milioni di euro.
In un’annata in cui abbiamo già sperimentato finora gli impatti della crisi climatica sui raccolti passati – dal taglio del 10% della produzione di grano sino a quello del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere o del miele calato del 70% rispetto allo scorso anno – ora le preoccupazioni maggiori sono per un autunno-inizio inverno che rischia di diventare “letale” per molte coltivazioni.
Coldiretti ricorda che in questo autunno caldo segnato da una media di quattro eventi estremi al giorno, ci sono infatti poche certezze per le possibili rese.
La tropicalizzazione
"Nei campi ci sono – spiega la Coldiretti – dalle melanzane ai peperoni, dalle zucchine ai cetrioli, mentre sono ancora in corso le raccolte del mais e del riso ed è appena iniziata quella delle olive con il centro nord che ha già perso un terzo della produzione. Nei frutteti si teme per gli agrumi, dalle arance ai mandarini, per mele e pere che sono in piena fase di raccolta e per le produzioni di cachi e kiwi dove una grandinata può devastare il lavoro di un intero anno. Siamo di fronte a una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti” spiegano dall’associazione sottolineando come “il 2023 si classifica come l’anno nero dell’agricoltura italiana con danni che superano i 6 miliardi di euro”.
La perdita di foraggio
Un’annata nera aggravata anche dalla perdita di foraggio per gli allevamenti. In alcune regioni, come la Puglia, a causa dei fenomeni intensi di maggio e giugno è andato perso il 60% del foraggio destinato alle stalle. Anche per il mais, utile per le diete negli allevamenti, la produzione è quasi dimezzata. Non solo: il caldo ha inciso anche sul consumo energetico delle stalle per refrigerare gli animali, i quali per le alte temperature consumano il doppio dei litri d’acqua rispetto alle medie.
L’impegno delle imprese agricole
Condizioni estreme per chi coltiva o alleva e deve basarsi su un clima con impatti sempre più concreti e imprevedibili, tali da far dire a Coldiretti come ormai l’agricoltura sia “l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque. Servono investimenti anche grazie al Pnrr per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti”.