La Stampa, 1 novembre 2023
La menopausa negli scimpanzè
La menopausa – termine coniato intorno al 1820 dal medico francese Charles-Pierre-Louis de Gardanne – consiste nel drastico calo degli ormoni estrogeni, la scomparsa del ciclo mestruale e l’impossibilità di concepire in modo naturale. La transizione verso la menopausa effettiva (cioè la reale scomparsa delle mestruazioni da dodici mesi) inizia a tempi variabili per ogni donna, in genere però tra i 45 e i 55 anni. Considerando che nel mondo l’aspettativa di vita media di una donna oggi è di circa 76 anni (in Italia di 86) e che la durata di vita massima è sempre rimasta costante e stimata intorno ai 120-130 anni, è lecito chiedersi come mai dal punto di vista evolutivo esista per le donne un periodo di vita così lungo in cui è impossibile procreare. La riproduzione è infatti l’obiettivo primario di ogni specie vivente ed è quindi sorprendente che le donne non possano rimanere fertili per tutta la durata della loro vita.A rendere la questione ancora più intrigante c’è il fatto che la menopausa sembrerebbe riguardare noi umane e solo cinque specie di mammiferi acquatici, tra cui le orche. Noi donne saremmo dunque le uniche femmine terrestri a vivere così a lungo senza poterci riprodurre. Scrivo “saremmo” perché, a ribaltare queste certezze, nei giorni scorsi è stato pubblicato un bellissimo studio sulla rivista Science in cui per la prima volta è stata dimostrata l’esistenza della menopausa nelle femmine di scimpanzé. I ricercatori hanno studiato una popolazione di primati che, pur vivendo nella natura, gode di un ambiente favorevole – disponibilità di cibo e assenza di predatori – che permette loro di invecchiare. E analizzando le urine delle femmine hanno evidenziato il tipico cambiamento nei livelli ormonali che caratterizza la menopausa.
La scoperta, oltre a farci sentire meno sole, impone di rivedere alcune delle teorie che hanno tentato di spiegare questo fenomeno apparentemente poco vantaggioso. Tra queste, l’ipotesi che la menopausa consenta alle femmine non fertili di assistere la prole delle figlie o, in altri termini, che la presenza della nonna sia essenziale non solo nella nostra società priva di servizi per le mamme che lavorano ma anche a livello evolutivo.
Negli scimpanzé, però, questa ipotesi non regge perché i nuclei familiari non restano uniti e le figlie si allontanano quando diventano adulte. Se quindi questa scoperta apre nuovi scenari evolutivi, d’altro canto sottolinea ancora una volta quanto poco sappiamo del corpo femminile. La menopausa, pur non essendo una malattia ma un processo fisiologico, un normale, ulteriore cambiamento del profilo ormonale femminile dopo pubertà ed eventualmente gravidanze e allattamento, ha infatti conseguenze per la salute della donna che conosciamo solo in parte. Con la menopausa, per esempio, il rischio di eventi cardiovascolari nelle donne aumenta notevolmente. Così come aumenta il rischio di osteoporosi e, secondo alcuni studi, di sviluppare la malattia di Alzheimer. Ma uno degli ambiti ancora da esplorare è proprio la connessione tra i cambiamenti ormonali e la salute del cervello. E questo è un tema fondamentale per permettere alle donne, sempre più longeve, di poter contare su una medicina finalmente disegnata per i loro bisogni.