il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2023
Il senatore Luigi Nave che vive nella schiena sporca di Napoli, rapinato due volte
“Alle 18:30 la pistola, ‘il ferro’ come la chiamano i camorristi, me la trovo tra il naso e la bocca. Il solito scooter, due giovani col casco integrale che si affiancano alla mia auto e mi bussano sul vetro. Intuisco ciò che sarà: apro la portiera e dico ecco l’auto, prendetela! Mi rispondono: vogliamo la borsa. Ma non ho la borsa, apro il portafogli: questo è il bancomat. Poi mi viene sotto mano il tesserino da parlamentare. Lo esibisco, ed è come se gli avessi puntato un cannone in pancia: se la squagliano.
Luigi Nave, senatore M5S e membro della commissione Antimafia. Vive a Villaricca, la schiena sporca di Napoli, la conurbazione metropolitana in cui l’ordine e il disordine si riducono a unità.
Mi creda: in 50 anni mai accaduto nulla. Ma ciò che ieri ho vissuto è fuori dalle regole, dalla misura, persino dall’ordinario sistema criminale.
Deve venire ancora il meglio dal suo racconto?
Chiamo i carabinieri: spiego, denuncio, commento infastidito e un po’ spaventato. Chiudo la telefonata con le forze dell’ordine alle 18:45 e alle 18:46 mi sento ribussare al vetro.
Non erano amici appiedati del Movimento.
Scooter di cilindrata minore, altri due ceffi a volto coperto ma più nervosi, più rigidi, mi sento di dire più cattivi.
In effetti senatore sembra davvero una burla.
Mi sono chiesto se non fosse una straordinaria burla ai miei danni, ma non ho il fisico né lo status pubblico per raccogliere tanto inaspettato talento.
Ha capito che la sua giornata da grandissimo sfigato non era ancora finita…
Con i colleghi dell’Antimafia eravamo stati a Caivano e a Nisida, certo non in un giardino fiorito. Allenati alla discussione intorno al male nelle sue declinazioni più o meno estreme.
I due altri rapinatori ritirano fuori la pistola.
Toc toc sul vetro. Apro per la seconda volta la portiera ormai esausto più che spaventato. Me la puntano questa volta tra gli occhi appena sotto la fronte e il loro dire è più concitato, più pressante, più duro. Dico subito che non ho contanti, ma col bancomat possono ritirare ciò che serve loro.
Poi?
Ho riprovato col tesserino da parlamentare. Doppia fortuna. Appena l’hanno visto se ne sono andati. Hanno immaginato di infognarsi in guai imprevisti.
È la prima volta che la politica dà risposte così immediate sul tema della sicurezza.
È da piangere questa cosa. Ho richiamato i carabinieri avvertendo che due coppie di rapinatori erano in libera uscita sulla strada che stavo percorrendo, tra Melito e Caivano, e sicuramente avrebbero bussato ad altri disperati automobilisti in fila.
Nessuno degli automobilisti ha dato un segno di vita e di solidarietà?
Nessuno. E temo che quei due scooter abbiano affiancato altri malcapitati che non hanno potuto esibire il mio tesserino.
Sei fermo nel traffico, non puoi scappare.
Un pezzo d’Italia ostaggio della malavita.
I carabinieri le hanno dato sollievo morale, sono stati compassionevoli, fraternamente vicini?
Mi hanno spiegato che con le loro auto non potrebbero mai essere veloci e tempestivi in quell’inferno di lamiere e purtroppo non hanno in dotazione motociclette per essere più efficienti.
Nell’atelier urbano della camorra, polizia e carabinieri non hanno motociclette disponibili?
Da ridere.
Da piangere.
Da piangere.
Comunque lei è il primo politico dalla doppia sfiga e dalla doppia fortuna. Mai prima d’ora qualcosa di simile le è capitato? Sicuro?
Io nasco in una terra turbolenta e la mia giovinezza l’ho trascorsa ascoltando i commenti dei grandi in piazza sui delitti di camorra e soprattutto subendo le continue raccomandazioni di mamma: non andare lì, non metterti con quelli!
Qual è il suo lavoro?
Ingegnere della sicurezza.
La sicurezza.
Non ho mai avuto esperienze pericolose, sappia che ero volontario nell’associazione cattolica.
Lei in gioventù è stato della squadra del porgi l’altra guancia?
Qualcosa di simile. Mai menato le mani. Ho avuto sempre la capacità di fermarmi. Polemico ma non manesco, neanche in circostanze e in luoghi in cui il cielo odorava sempre di polvere da sparo.
Mai fatto a botte? Giuri!
Mai preso un pugno e mai dato.
Altezza?
1,80 per 80 chili. Faccio palestra.
Comunque ben piantato.
Sono stato volontario in Somalia.
Senatore, adesso sento io odore di polvere da sparo nelle sue parole.
Ho scelto un teatro di guerra, sì. Ero di leva e alzai volontariamente la mano. Ho esperienza di alcuni conflitti a fuoco, ma senza aver dovuto annientare bersagli. Gli ordini erano di contenere la forza, esercitare con prudenza la legittima difesa, evitare danni ulteriori.
Lei però un po’ parla come un militare d’assalto.
In Somalia ci siamo difesi e posso dire che la missione è stata una prova umana collettiva esaltante.
Ma ieri nel sottopasso verso Melito l’inferno.
La pistola tra il naso e i denti
L’altra tra gli occhi.
Il tesserino da parlamentare mi ha salvato due volte.
La politica conta.
Sono nel Movimento, ma al primo mandato.
Quella è terra dove dettava legge Di Maio. Lei è della nidiata del de cuius?
Scherza? Nessuna parentela con quella nidiata.