Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 08 Domenica calendario

Sull’attacco del 7 ottobre

Israele Israele, una specie di rettangolo affacciato sul Mediterraneo, lungo 470 chilometri e abitato da poco più di nove milioni di persone.
 
Striscia La Striscia di Gaza: un altro rettangolo, inserito nel rettangolo israeliano. Quaranta chilometri di lunghezza, due milioni di abitanti. È una delle due parti – non confinanti – in cui è suddivisa la Palestina. L’altra è la Cisgiordania. In Cisgiordania comandano i moderati di Al Fatah, guidati dal vecchio Abu Mazen. In Palestina governa Hamas, avendo vinto da molti anni, e ogni volta, le elezioni. Le due parti sono da sempre in conflitto.
 
Sharon Gli israeliani si sono ritirati dalla Striscia di Gaza nel 2005, per decisione unilaterale del loro leader di allora, Sharon. Una mossa che aveva come obiettivo la pacificazione del territorio. Pia illusione. Da allora ad oggi (diciotto anni) fra la Striscia e Israele sono intercorse sette crisi o “guerre di Gaza”: «l’operazione Piogge Estive (2006), dopo l’uccisione di due miliziani palestinesi e il rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit: l’operazione Piombo Fuso nel 2008, quando Israele entra a Gaza dopo ripetuti lanci di razzi palestinesi. L’operazione Pilastro di Difesa (2012). Nel 2014, c’è l’operazione Linea di Protezione, per bloccare i razzi e chiudere i tunnel che collegano la Striscia all’Egitto. Nel maggio 2021, undici giorni di conflitto, l’uccisione di 248 palestinesi (66 bambini) e di tredici israeliani. Anche lo scorso maggio, ci sono stati cinque giorni di scontri con la Jihad islamica: 33 palestinesi ammazzati, due israeliani. Ora, la settima guerra» [Battistini, CdS].
 
Attacco Alle sei del mattino di sabato 7 ottobre Hamas ha attaccato Israele. Migliaia di razzi sono stati lanciati dalla Striscia verso Israele. Il sistema Iron Dome non è riuscito ad intercettarli tutti. Alcuni sono caduti vicino a Tel Aviv. Quasi contestualmente sono decollati gli uomini volanti, ovvero miliziani armati a bordo di deltaplani a motore che hanno sorvolato le barriere al confine atterrando sul lato israeliano, e facendole poi saltare in aria. Aprendo così la strada all’operazione di terra. In poche ore i gruppi estremisti palestinesi hanno distrutto altre parti della barriera per poi penetrare in profondità, circa 15 km, spargendo il terrore in 22 centri abitati [Roberti Bongiorni, Sole]. Uccidono chiunque, bruciano, saccheggiano e fanno prigionieri. È guerra [Davide Frattini, CdS].
 
Poverissimi «Gli strumenti utilizzati, seguendo i modelli che gli iraniani sperimentano da anni, sono poverissimi rispetto alla potenza delle armi israeliane» [De Feo, Rep].
 
Due reparti «Il contingente di Hamas è diviso in due reparti con compiti diversi. Il primo reparto è quello degli istishadeen, che hanno il compito di fare il numero più alto di vittime possibile. L’altro reparto si occupa degli ostaggi. Cattura israeliani, civili e militari, e li trasferisce dentro la Striscia di Gaza. Caricano famiglie con bambini sul cassone dei pickup» [Raineri, Rep].
 
Battaglia La battaglia è casa per casa, dentro le case. «Sono incinta, con me c’è l’altro bambino, sparano alle finestre, stanno cercando di abbattere l’ingresso», telefona una donna ai servizi di emergenza. «Mio padre è riuscito a scrivermi con il cellulare, lo stanno rapendo e portando a Gaza», racconta un altro. «I miei amici stanno morendo per difendere le loro case, pochi sono armati. Dov’è l’esercito?» [Frattini, CdS]. Hamas sarebbe riuscita a penetrare in 22 villaggi occupandone sette.
 
Nomi I palestinesi hanno battezzato la loro operazione “Diluvio Al Aqsa”. Al Aqsa è la moschea di Gerusalemme: non corre in realtà nessun pericolo. Gli israeliani hanno dato alla loro risposta (centinaia di missili sulla striscia) il nome di “Spada di ferro”.
 
Rave Sabato in Israele era l’ultimo giorno di Sukkot, in italiano la Festa delle Capanne. Molte le famiglie che stavano festeggiando. Cinquemila giovani erano riuniti nel deserto, in un rave. Sono stati i primi ad essere colpiti dai miliziani di Hamas. I morti sono tantissimi.
 
Social Hamas ha inondato i social di filmati dell’invasione, mostrando i combattimenti, decine di civili e militari catturati, lo scempio dei corpi delle vittime. Immagini praticamente in diretta che hanno amplificato il risultato raggiunto sul campo, spargendo un proclama di odio che mira a infiammare l’intero mondo arabo. Giornali e tv non li hanno mandati in onda. Troppo cruenti.
 
Prigionieri «Tutti i prigionieri nelle mani delle organizzazioni della resistenza saranno trattenuti fino al rilascio di tutti i nostri prigionieri dalle carceri Israeliane», ha detto Daoud Shihabil, portavoce della Jihad islamica [Bongiorni, Sole].
 
Hezbollah Domenica a complicare la vita a Israele, gli sciiti di Hezbollah che dal Libano hanno lanciato razzi verso il nord del Paese: «L’intera nazione musulmana si unirà al diluvio» se «questa follia continuerà», dichiara Hashem Safi al-Din, capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah.
 
Forniture Gli Hezbollah sono sciiti come gli ayatollah di Teheran e si battono, come Hamas, per la distruzione del vicino Israele. Dall’Iran, sono arrivate a Gaza forniture d’armi sempre più sofisticate, tra cui i missili a lungo raggio di cui dispongono gli Hezbollah in Libano: armi più temibili dei razzi di Gaza [Battistini, CdS].
 
Numeri Morti israeliani: 600. Morti palestinesi: 300. Feriti migliaia. Dispersi israeliani: 750. Missili lanciati da Hamas nella giornata di sabato: cinquemila.
 
Kippur «No, non è come la guerra del Kippur. Anche allora Israele fu colta di sorpresa, ma quelli di cinquant’anni fa erano eserciti (arabi) contro un esercito (israeliano), soldati contro soldati, divise contro divise. Stavolta si tratta invece di miliziani Hamas, che sgozzano abitanti di Israele, i quali non avevano altra colpa se non di aver casa vicino ai confini di Gaza» [Paolo Mieli, CdS].
 
Hamas Che cosa è Hamas? Acronimo di Harakat al-Muqawwama al-Islamiyya, che significa Movimento di Resistenza Islamica. Ma la stessa parola Hamas, al di là dell’acronimo, in arabo vuol dire “entusiasmo”. Il movimento è nato nel 1987 durante la Prima Intifada. Il progetto dichiarato è quello di costringere lo Stato ebraico a ritirarsi dai territori occupati nel 1967 e di costituire uno Stato islamico in tutta la Palestina storica, quella delimitata dai confini del pre-1948. Nel programma di Hamas figura anche l’obiettivo di distruggere Israele [Sky]. E Israele, al pari degli Usa e della Ue, la considera un’organizzazione terroristica. Hamas gode dell’amicizia della Turchia. E soprattutto dell’Iran [Francesco Battistini, CdS].
 
Cellule In Israele sarebbero ancora presenti «due cellule dormienti» di Hamas pronte ad entrare in azione se i militari israeliani invaderanno la Striscia di Gaza [Ansa].
Shin Bet Lo Shin Bet, ovvero i servizi segreti israeliani, non sono riusciti ad accorgersi dell’operazione che ha richiesto mesi di preparazione. S’è trattato infatti di fabbricare migliaia di missili e addestrare centinaia di militanti transitati da Gaza ai campi gestiti da Hezbollah e Pasdaran iraniani in Libano, Siria e Repubblica Islamica. Un fallimento reso ancora più clamoroso dalla rivendicazione di Mohammed Deif, l’imprendibile capo dell’ala militare di Hamas [Gian Micalessin, Giornale].
 
Deif Lo chiamano il fantasma ma esiste e lo ha dimostrato in queste ore. Mohammed Diab al Masri, nome di battaglia Mohammed Deif, è l’artefice dell’assalto a Israele. È cresciuto sotto l’ala di Yehya Ayyash “l’ingegnere”, il coordinatore degli attacchi suicidi a metà degli anni ’90. Quando il suo mentore è stato ucciso, Deif ha compiuto un passo dopo l’altro per sostituirlo. La sua prima specialità sono state le prese di ostaggi, azione ripetuta in queste ore su scala massiccia. Le biografie citano sei-otto episodi di azioni mirate per uccidere Deif, lui però è sempre scampato riportando ferite serie. C’è chi dice abbia perso un occhio e una mano o che cammini a fatica per le conseguenze di una scheggia. Altri ipotizzano danni maggiori ma nulla che abbia compromesso importanza e status [Olimpio, CdS].
 
Gaza Perché sempre Gaza? Da quando Hamas ha il controllo della Striscia, Israele l’ha dichiarata «territorio ostile». Interrompendo per lunghi periodi la fornitura d’elettricità, di carburante e di beni essenziali, oltre che bloccando le esportazioni. I lanci di razzi Qassam sulle città israeliane hanno di volta in volta peggiorato la situazione. Ma dietro le operazioni militari, lo stallo di Gaza è stato usato anche politicamente dai principali attori. Da Hamas, che controlla con pugno di ferro Gaza e ha perpetuato ormai una leadership nella lotta contro l’occupazione dei Territori palestinesi, ricevendo aiuti dall’Iran. Da diversi premier israeliani, a partire da Bibi Netanyahu, che grazie all’acuirsi delle crisi con Gaza hanno sempre compattato l’opinione pubblica. Dall’Autorità palestinese in Cisgiordania, che s’è sempre posta come unico interlocutore per eventuali negoziati. Anche la spaccatura fra Hamas e i palestinesi del Fatah di Abu Mazen serve a spiegare perché il conflitto si sia concentrato sempre su Gaza [Battistini, CdS].
Poveri «Due terzi dei palestinesi di Gaza vivono sotto la soglia di povertà, da 16 anni sotto l’assedio israeliano, 16 anni che hanno quasi distrutto l’economia palestinese locale. Questa volta la gente, qui a Gaza, ha ancora più paura. Questa volta ci aspettiamo da Israele una reazione enorme. Molto più forte rispetto alle operazioni militari effettuate contro la Striscia negli anni passati», dice Sami, 50 anni, palestinese di Gaza City, da 25 giornalista [Sole]
Netanyahu La risposta israeliana sarà durissima, ha promesso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. «I riservisti, i comandanti delle unità d’élite, i piloti dell’aviazione che da nove mesi protestano contro il piano giustizia portato avanti dalla coalizione di estrema destra al potere, gli israeliani che da gennaio urlano e cantano per proteggere la democrazia in pericolo, si sono presentati alle caserme, hanno chiuso i pugni innalzati nei cortei attorno ai fucili mitragliatori» [Olimpio, CdS]
 
Arabia Il mese scorso, all’Assemblea generale delle nazioni unite, il premier israeliano ha messo a confronto due mappe: quella dell’isolamento di Israele nel 1948 e quella dei sei Paesi che hanno normalizzato i rapporti con lo Stato ebraico, inclusi i quattro degli Accordi di Abramo nel 2020 (Emirati, Bahrein, Marocco, Sudan). «Ma credo che siamo sulla soglia di una svolta ancor più storica: la pace tra Israele e l’Arabia Saudita – ha aggiunto – creerà un nuovo Medio Oriente». È in questo contesto che scoppia la nuova guerra tra Israele e Hamas. 
 
Domande Perché questo attacco proprio adesso?
«Non c’è una miccia precisa, non è una risposta a qualcosa di specifico. Può essere che Hamas voglia scuotere e destabilizzare lo status quo, può avere a che fare con le rivalità interne nel gruppo di Hamas, può essere perché l’Iran ha spinto perché accada, può essere per interrompere la potenziale normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita. Potrebbe essere successo per una di queste ragioni, per tutte queste ragioni o nessuna di esse. In breve, non lo sappiamo, non possiamo fare altro che speculazioni».
Quali saranno le conseguenze?
«È una buona domanda. Nel breve periodo, c’è la risposta militare israeliana e ad un certo punto mi aspetto che si fermi, per decisione di Israele e perché i poteri mondiali spingeranno Israele a smettere. Ma non cambierà la realtà tra Israele e Hamas, tra Israele e Gaza. Una delle potenziali conseguenze è un rallentamento della normalizzazione con l’Arabia Saudita. Un’altra questione interessante è quale peso avrà nel dibattito sulla democrazia all’interno di Israele: per il momento chiaramente sarà spinto ai margini. Perché la maggior parte degli israeliani dirà: dobbiamo essere uniti, non è il momento che Israele si divida».
[Richard Haass, ambasciatore, grande esperto di Medio Oriente, a Viviana Mazza, CdS]

Ucraina «Apparentemente non c’è alcuna connessione tra gli accadimenti ucraini e quelli israeliani. Ma è solo apparenza. Sergio Mattarella, l’altro ieri, ha evocato il clima che precedette lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Ovviamente il Capo dello Stato non poteva conoscere in anticipo quel che stava per accadere in Israele. Ma tra il 1938 e il 1939 andò esattamente come ha detto il presidente della Repubblica: l’Europa non si accorse dell’intima connessione tra fatti gravissimi in apparenza slegati uno dall’altro. E cedette, cedette, cedette finché si trovò di fronte all’inferno» [Mieli, CdS].
Lunga Su una cosa tutti concordano. La guerra sarà lunga [Rosella Tercatin, Rep].



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
@font-face {font-family:"Cambria Math”; panose-1:2 4 5 3 5 4 6 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:roman; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536870145 1107305727 0 0 415 0;}@font-face {font-family:Calibri; panose-1:2 15 5 2 2 2 4 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:swiss; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536859905 -1073732485 9 0 511 0;}p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-unhide:no; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:"”; margin-top:0cm; margin-right:0cm; margin-bottom:10.0pt; margin-left:0cm; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman”,serif; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US; mso-bidi-font-style:italic;}.MsoChpDefault {mso-style-type:export-only; mso-default-props:yes; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US; mso-bidi-font-style:italic;}.MsoPapDefault {mso-style-type:export-only; margin-bottom:10.0pt;}div.WordSection1 {page:WordSection1;}