Corriere della Sera, 30 ottobre 2023
Intervista a Luca Argentero
Alle medie era «un nerd con i baffetti e i brufoletti, cicciottello».
«Come tutti i maschi di quell’età. Brufoli pochi, però sì, ero un po’ in carne e con un taglio sfigato di capelli».
A scodella?
«Da bravo ragazzo. Un imbranato, certo non il capoclasse. Poi, come spesso succede, arriva quella famosa estate in cui parti per le vacanze e torni più alto di dieci centimetri e con qualche muscolo che prima non c’era».
E le ragazzine che prima la snobbavano…
«Hanno fatto in tempo a cambiare idea. Sono diventato più intraprendente e meno timido. E ho recuperato», ride il diversamente figo («Ranocchio? Beh, non esageriamo») diventato Luca Argentero, 45 anni ed ex tante cose: modello, gieffino, carabiniere per fiction, Iena, giurato di talent. Quindi apprezzato attore di cinema e tv, che con Doc-Nelle tue mani (terza serie a gennaio) è al momento il medico più amato dagli italiani – sì anche – e dalle italiane – quello sicuro.
Campioncino di tennis.
«Ero bravo, mi allenavo ogni giorno, facevo tornei, avevo delle velleità. Poi intorno ai 15 anni non ho raggiunto il livello necessario per proseguire e il mio maestro, saggio, mi disse la verità. Sono cresciuto con il mito di Agassi, mi vestivo come lui, con degli agghiaccianti scaldamuscoli fucsia che mi sembravano favolosi».
Famiglia di alpinisti.
«Mio zio guida alpina, come il nonno, papà maestro di sci, non ho grandi imprese da raccontare, però, tra gli oltre 4 mila metri ho scalato il Gran Paradiso e il Monte Rosa, mi mancano il Bianco e il Cervino, prima o poi li affronterò».
Che si prova a stare lassù?
«L’altezza la senti, diventa come un mantra, un modo per mandare via i pensieri che affollano la mente, buttando via quello che non serve. Tutto diventa più chiaro, la nebbia svanisce».
Faticosissimo.
«Camminare per 12, 13 ore, passo dopo passo, partendo alle 3 del mattino, è un esercizio simile alla meditazione, ti consente di entrare in connessione con te stesso».
Perché alle tre?
«Perché è necessario arrivare in cima quando il sole non è ancora alto, se il ghiaccio si scioglie diventa pericoloso. Alle 10 bisogna iniziare la discesa, altrettanto dura».
Si è laureato in Economia.
«Tesi in diritto industriale, sulla contraffazione di marchi celebri».
Quindi sa riconoscere una borsa finta da una vera?
«No, era teoria, non pratica».
Per arrotondare faceva il barman in discoteca. Specialità della casa?
«Non avevo un signature cockta il. Non contava la qualità, quanto la quantità».
Annacquava?
«Al contrario li facevo belli carichi».
Entrò al Grande Fratello.
«Mia cugina, Alessia Ventura, che già lavorava a Mediaset, mi procurò il numero giusto. Non ho fatto la fila in strada tra cinquemila concorrenti, ma i provini sì».
Nella casa si costruì una scacchiera di pasta di sale e si cucì un pallone.
«Ah sì? Non me lo ricordo proprio».
Al provino per «Carabinieri» spiegò che non sapeva recitare ma la presero lo stesso.
«Era la verità. Mi scelsero perché in quel momento, dopo il GF, ero molto popolare. Mi rivedo com’ero allora, un ragazzo inesperto, che faceva fatica a parlare, con la voce strozzata dall’insicurezza».
Nel cast c’era Paolo Villaggio.
«Adorabile e gentile, incontrarlo è stato un privilegio, un piacere ascoltarlo».
«A Luca Brad Pitt je spiccia casa», copyright: Claudio Amendola.
«Ho girato un film con lui, Il permesso – 40 ore fuori. Ero un carcerato ex pugile, mi sono sottoposto a un allenamento serrato, tipo Brad Pitt inFight Club, il paragone è indegno, se non per il fisico bestiale di quei giorni, che poi però è andato via».
Qualcosa in cui è proprio negato.
«A cantare, sono proprio terribile, a ballare non tanto meglio, mi sciolgo solo se bevo un bicchiere. Però ne sono consapevole. Mi cimento nel karaoke solo se costretto, ma spero che finisca presto».
Con Julia Roberts in «Mangia, prega, ama».
«Lì ho capito come si riconosce una grande star: non dai milioni di dollari del cachet, ma dalla luce magica che le si accendeva negli occhi appena gridavano: “Ciak, azione”».
«Özpetek per me è un santo».
«Ho detto così? Magari scherzavo ma in fondo è vero, per me Ferzan è stato davvero un santo, perché mi ha permesso di essere a mio agio in mezzo a un cast strepitoso. Avere lavorato con lui è una certificazione di qualità. Di Saturno contro ho un ricordo quasi mitologico. Ero inesperto, puro, entusiasta, con quel cast eccezionale ho brillato di luce riflessa. La mia unica preoccupazione era di non fare troppe cavolate».
A quel punto avrà pensato: «Ce l’ho fatta».
«Non è cambiata la mia percezione di me, piuttosto quella degli altri».
Quante volte al giorno si guarda allo specchio?
«Le volte necessarie. Quando mi lavo i denti. E sul set tutti i giorni, seduto al trucco per quaranta minuti».
Il primo incontro con C ristina in un flash.
«Set di Vacanze ai Caraibi, 2015, Santo Domingo. Mi sono girato e l’ho vista sotto una palma. Bellissima».
Corteggiamento classico o special?
«Classico. Messaggi, cene, primi appuntamenti, sono all’antica. Conoscendola meglio ho scoperto che è bella a 360 gradi, la nostra storia è diventata vera e intensa».
Quando ha capito che era quella giusta?
«Dopo pochissimo».
Cristina ha raccontato: «Mi sono detta “sì, è lui”, la prima volta che ho aperto il frigo a casa sua: hamburger vegetali, zenzero, lime, sembrava che la spesa l’avessi fatta io».
«Il mio frigo è esattamente così. Prendersi cura di se stessi è importante, scegliere quello che si mangia e stare in forma è uno stile di vita, che non vuole dire solo rinunce, stenti e sacrifici. Pizza, gelato, pasta al sugo vanno benissimo, mai invece i cibi confezionati».
Ma è vero che abitate nel casale umbro in cui si girava «Carabinieri»?
«Non proprio. Mentre giravo la fiction a Città della Pieve ho trovato un casale che mi piaceva e l’ho comprato».
Sua moglie è anche il suo allenatore.
«Severissima, al limite dell’insopportabile, ma avere un personal trainer in casa è un privilegio. Mi usa come prima cavia del suo metodo, sono un progetto vivente, mi riprogramma di continuo».
Inflessibile come il sergente istruttore di «Ufficiale e gentiluomo»?
«Più come quello diFull Metal Jacke t. Mi massacra, mi rimprovera, è spietata».
Quanti addominali di fila?
«Tantissimi».
I vostri rispettivi ammiratori sono spesso molto sfrontati, sui social. Complimenti, ammiccamenti, proposte.
«Li viviamo con distacco, io non li leggo nemmeno».
A gelosia come siete messi?
«C’è, ma sana. Se pure guardassi un’altra, Cristina se ne accorgerebbe subito, quindi non lo faccio, evito il problema a monte. Le persone sanno che sono sposato, mi rispettano, sono educate. Ogni tanto certo succede che qualcuno per strada mi riconosca e mi punti addosso il cellulare tipo scimmia allo zoo».
Il Doc della fiction nella vita è mica ipocondriaco, di quelli che girano con il sacchetto delle medicine come nei film di Verdone?
«No, per niente. Con le medicine ho un rapporto sano, le prendo meno possibile. Non potrei mai fare il medico, non ne avrei le palle. Girando questa serie ho capito quanto sono fortunato, perché ti può capitare davvero di tutto, provo un profondo senso di gratitudine per la vita che ho».
Come ha imparato a sembrare un bravo dottore?
«Ho trascorso un mese in reparto al Gemelli, ma non bastava. Sul set siamo circondati da esperti sia per il lessico che per la gestualità. Ormai so come palpare un addome e dove si appoggia uno stetoscopio, ma sbagliare è normalissimo, si rifà la scena e via».
L’ultimo «sfondone»?
«Giorni fa ho pubblicato sui social una mia foto di scena in cui ero serio e concentrato. Ma una delle radiografie alle mie spalle, quella di un ginocchio, era appesa al contrario, l’ho scoperto leggendo i commenti di veri specialisti sotto il post».
Gli amici le chiedono consulti?
«Ogni tanto c’è chi vorrebbe gli misurassi la pressione, ma è un gioco».
«Sono ossessionato dal tempo che passa». Davvero?
«Ci pensiamo tutti. Sento che non sono più un ragazzo, ma è normale. Non è paura di invecchiare, non ne ho, ma la consapevolezza che il tempo, come la salute, è l’unica cosa che conta. A venti anni non ci pensi, adesso sì, cerchi di usarlo meglio possibile. Della bellezza che magari se ne va non mi importa, è normale che succeda».
Cosa c’è nella sua lista di cose da fare prima che sia tardi?
«Prima o poi scalerò il Bianco, non è impossibile. Non subito però. Io e Cristina abbiamo fatto due figli in tre anni, ora siamo concentrati al 99 per cento sul nostro essere genitori, che è un’esperienza stancantissima e bellissima, per noi resta solo l’altro uno per cento, ma va bene così».