la Repubblica, 30 ottobre 2023
C’era una volta la 2CV
C’era una volta la Citroën 2CV, auto molto amata non solo dai francesi e che i francesi non hanno più rifatto. Ogni tanto nelle segrete del centro stile qualcuno ha azzardato un prototipo, ma senza fortuna (commerciale). Dopo l’ultima 2CV uscita dalla linea della fabbrica di Mangualde in Portogallo il 27 luglio del 1990, di eredi non se ne sono più viste.Era il 7 ottobre del 1948 e laTrès petite voiture, nome di battesimo di un progetto nato addirittura a metà degli anni 30 e poi accantonato dopo la costruzione di 49 prototipi e di un solo modello completo a causa della guerra, viene presentata al Salone di Parigi. Al presidente della Repubblica, Vincent Auriol, oltre che al pubblico e alla stampa cui non piace.Un solo colore, grigio alluminio, e tanta enfasi in contrasto con l’idea iniziale di Pierre Boulanger, che ha preso le redini dell’azienda dal fondatore André Citroën: il diktat a ingegneri e designer è quello di un’auto semplice e robusta per aiutare innanzitutto chi lavora nelle campagne.La 2CV porterà a spasso contadini, panieri di uova senza che si rompano (come da altro diktat di Boulanger), suore, curati e a seguire sessantottini del maggio francese, cantanti, primi ministri, rivoluzionari armati di garofani da Parigi a Lisbona nel 1974 (come nel film del 2001 di Maurizio Sciarra premiato a Locarno).La Citroën 2CV è molto francese e molto italiana. Non sono considerati spregiativamente come due “ritals”, perché sono bene integrati nella Francia dell’epoca: uno si chiama Walter Becchia e pensa ai motori, l’altro è Flaminio Bertoni e provvede allo stile. Bertoni è un personaggio raro: designer, architetto, scultore, carrozziere, pittore.Papà della 2CV come di altri modelli celebri del marchio, dalla Traction Avant alla DS. Uno che intervistato dalla radio francese così parla del suo lavoro: «Per me ilbisogno di disegnare un’autovettura è lo stesso che prova un pittore nel dipingere o un musicista nel comporre una melodia. Personalmente le mie carrozzerie le ricerco nella natura». Arte pura.C’era una volta la Citroën 2CV con le sue mille varianti e i suoi mille colori, nata gialla nel prototipo di Bertoni e diventata anche bicolore al Salone di Parigi del 1980. Viene chiamata Charleston, in onore del ballo omonimo degli “anni folli” francesi fra la sensualità di Josephine Baker e le emozioni al Théâtre des Champs-Élysées.La prima Charleston è bordeaux e nera. Come quella con cui un giorno del 1984 il primo ministro Laurent Fabius si presenta a Palais Matignon, sede del governo francese. Un’auto pop per far dimenticare di essere stato beccato dalla stampa al volante di una Ferrari 400, poco consona a un militante del Partito socialista, soprattutto lo stesso del suo presidente François Mitterrand. Una 2CV gialla come quella di Bertoni l’aveva il nostro Claudio Baglioni, anzi gialla e nera. Il cantante se la compra a 18 anni, la battezza Camilla e la rende famosa in alcune sue canzoni finché – per ricordarsi per sempre della separazione – la brucia davanti a una telecamera piuttosto che abbandonarla da un anonimo rottamatore.On y va, deudeuche, pronunciando in francese 2CV. Potete dire così al vostro scapigliato chauffeur che a Parigi vi porterà a spasso per un paio d’ore (sborsando circa 100 euro) a bordo di una Citroën 2CV perfettamente restaurata. Un servizio per turisti, o per romantici e basta.“Ce ne è voluta di bravura per essere vecchi senza essere adulti”, cantava Jacques Brel.