il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2023
Biografia di Antonia Abbattista Finocchiaro
Campionessa di atletica leggera, madre single con una figlia, laureata, e comandante di una banda partigiana, una delle pochissime donne alla testa di una formazione della Resistenza. In un Paese civile, fiero e memore di quei circa 200 mila tra italiane e italiani che combatterono contro i nazifascisti, le avrebbero dedicato saggi e racconti, film e fiction. Invece il suo nome sarebbe sprofondato nei molti buchi neri della storia se Antonia Abbattista Finocchiaro non avesse raccontato la sua vita in un libro recente: Cordelia controvento. Campionessa pugliese, partigiana a Roma, pubblicato di recente da Moretti & Vitali.
Questa donna non comune era Cordelia La Sorsa. Pugliese di Molfetta, dove nacque nel 1919 in una famiglia antifascista, e morta a Roma vent’anni fa, nel 2003, fu il contrario esatto della donna fascista, o almeno di quel modello femminile che la dittatura mussoliniana imponeva all’insegna di “Dio, patria e famiglia”. Giovane libera e anticonformista, poteva diventare un’eroina del regime attraverso lo sport. Nel 1939 partecipò infatti con successo ai giochi dei Littoriali, e riuscì inoltre a stabilire il record italiano nel salto in lungo femminile, un primato che fu superato soltanto dopo diversi anni. Antonia Abbattista Finocchiaro rammenta che per la ragazza di Molfetta, come per le altre giovani atlete del Ventennio, quell’attività significò anche e soprattutto “sensazioni di libertà e di autonomia”, ossia “un effetto paradossalmente contrario a quello che il fascismo intendeva ottenere con l’imbrigliamento dello sport femminile”.
Cordelia aveva il sangue blu della ribellione ai soprusi, il Dna dell’antifascismo. Aveva imparato molto dal padre Angelo, insegnante, sindacalista, cresciuto in un ambiente culturale in cui era un faro il magistero di Gaetano Salvemini. Il papà della futura partigiana si oppose alle violenze degli squadristi fascisti, rifiutando di sottostare alle imposizioni: dall’obbligo di indossare la camicia nera alla partecipazione alle adunate oceaniche del regime.
Così, a soli ventiquattro anni, Cordelia decise di affrontare i nazifascisti con le armi. Dopo l’8 settembre 1943 aderì al gruppo romano di Bandiera Rossa, composto da comunisti che si ponevano alla sinistra del Pci. Operò in prevalenza in Abruzzo, lungo la linea Gustav, guidando una squadra detta Banda Ciavarella, dal nome di un partigiano, Francesco Ciavarelli, assassinato alle Fosse Ardeatine.
Era “un’opzione netta”, racconta Antonia Abbattista Finocchiaro, “per un determinato schieramento politico, e di un coinvolgimento diretto e appassionato, che valica i confini di una generica adesione ideologica e che la vede impegnata in prima persona a rischio della propria vita”. Ebbe il riconoscimento ufficiale di “partigiano combattente”, ma declinato al maschile, come “signor La Sorsa”.
Dice ancora l’autrice della biografia di Cordelia: “Abbiamo da imparare dalla sua grinta di donna, dal suo impegno sociale, dal suo sprezzo del pericolo, e, perché no, anche dalla sua solitudine. Abbiamo anche da capire le ragioni dei suoi silenzi, da immaginare le lacrime versate di nascosto dal mondo, da condividere il suo essere donna e madre contro ogni ostacolo e ogni pregiudizio”.