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 2023  ottobre 29 Domenica calendario

Un inedito De André tra Almirante e terroristi

Nella primavera del 1975, il cantautore Fabrizio De André è alle prese con la sua prima tournée. Il 24 maggio si esibisce alla discoteca Diedron a Oscasale, frazione di Cappella Cantone, comune di Cremona. Un locale leggendario anche per la sua bizzarra forma, una sorta di cubo con un angolo schiacciato che attirava lo sguardo dell’automobilista di passaggio. De André è già famoso ma fino ad allora è sempre stato refrattario al palcoscenico a causa della paura del pubblico, fatto comune nell’ambiente musicale. Certo, De André ha una band alle spalle che infonde sicurezza: i New Trolls, gruppo chiave del rock «progressivo», come si chiamava allora.
Nel 1974, De André pubblica Canzoni, un album che contiene soltanto tre inediti, ma che inediti: Via della povertà, Le passanti e Morire per delle idee. Sono tre traduzioni, rispettivamente da Bob Dylan, Antoine Pol e Georges Brassens, ancora Brassens. Canzoni è considerato un album minore, un modo di onorare il contratto discografico col minimo sforzo. Non è così. Canzoni mostra il desiderio di tornare alle origini e di abbandonare, almeno per il momento, i complessi concept album degli anni precedenti: La buona novella, Non al denaro non all’amore né al cielo, Storia di un impiegato. Il primo era ispirato ai Vangeli, il secondo agli incipienti anni di piombo, il terzo alla Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Canzoni offre un filo di leggerezza in più e abbassa la pressione intorno al cantane. Alla fine degli anni Sessanta, la passione di De André per le idee anarchiche raggiunge l’apice e il cantante finisce sul taccuino dei servizi segreti, rimanendoci fino al 1979. Nel 1974, De André stava vivendo anche un momento di crisi personale e sentimentale.
Facciamo un breve ripasso del biennio 1974-1975. La violenza dilaga. Nel 1974, le Brigate Rosse rapiscono Mario Sossi e assaltano una sede del Msi padovano, uccidendo Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. Il 28 maggio esplode una bomba nera in piazza della Loggia a Brescia. Il divorzio esce vincente dal referendum abrogativo e resta legge dello Stato. Nel 1975, si raccolgono le firme per la consultazione sull’aborto. Intanto le Brigate Rosse assalgono il carcere di Casale Monferrato per far evadere Renato Curcio. In marzo, lo studente di destra Giorgio Ramelli, a Milano, viene ucciso a sprangate da militanti dell’estrema sinistra. In aprile, il diciassettenne Claudio Varalli, militante di un gruppo di sinistra, viene ucciso a colpi di pistola dal neofascista Antonio Braggion.
Siamo quasi arrivati al concerto di De André da cui eravamo partiti. In scaletta, come testimonia anche lo splendido box discografico Concerti, c’è Via della povertà. Come detto, è la traduzione (in)fedele di Desolation Row, uno dei brani che hanno fatto vincere a Bob Dylan il Premio Nobel per la letteratura. De André ha tradotto il testo insieme con un altro peso massimo della canzone italiana, con il quale collabora in quel periodo: Francesco De Gregori.
Desolation Row è una lunga poesia in musica, dodici epici minuti. Dylan descrive, con immagini venate di surrealismo, la società allo sbando in un’epoca nella quale la politica è occupata a dividersi il mondo ma non a servire il cittadino. Quando De André attacca Via della povertà, al Diedron, il 24 maggio, stravolge la traduzione originale (quella già finita nel disco) e inserisce una serie fulminante di riferimenti al periodo tribolato della storia d’Italia. La Cenerentola del testo originale diventa Giorgio Almirante, e in un’altra strofa il Papa Paolo VI prova a liquidare i conti con Enrico Berlinguer. Altra novità è il riferimento a Braggion, e all’omicidio che abbiamo ricordato poco sopra.
Nel pubblico c’è un giudice, Carlo Maria Grillo, musicista oltre che magistrato del tribunale di Cremona. Grande fan di De André. Gli cediamo la parola: «Quando ascoltai le parole, mi venne il dubbio che De André passasse dei guai, mi colpì il riferimento a Braggion, era un fatto scioccante e appena avvenuto. Via della povertà fu cantata, se ricordo bene, tra i primissimi brani. Nell’intervallo, comunque, andai nel camerino e mi presentai. Mi spiegai. De André mi disse di tornare alla fine del concerto, cosa che feci. Ma intanto mi diede i fogli dove aveva appuntato il testo, dopo averli firmati dappertutto. Alla fine della serata, gli indicai i passi che potevano essere contestati». Ma c’era qualcosa di rilevante, dottor Grillo? «Niente che potesse costare una incriminazione, ma qualche ora in caserma, per rompere le scatole, certamente sì, tenuto conto del periodo difficile». Come si comportò De André? «Fu cortese ma molto diffidente e non posso dargli torto. Il fatto che mi presentassero come giudice, quale ero, poteva forse insospettirlo e metterlo in guardia. Insomma, non fu un incontro che definirei amichevole. Ma io ero lì come appassionato, non certo come inquirente. Ero convinto, e contento, di fare un piccolo servizio a questo grande artista. Chi mi conosce sa quanto ami la musica. Alla fine mi rimasero alcuni fogli di Via della povertà». Sono i tre appunti manoscritti che vedete qui accanto, potete confrontarli, strofa per strofa, con il testo originale.
De André comunque cantò anche altrove questa versione di Via della povertà (ad esempio a fine dicembre ad Asti, si veda il sito di riferimento viadelcampo.com). Però solo questo testo, mi pare, chiarisce il riferimento a Braggion, confuso di solito con un anonimo Fra’ John. In realtà, possiamo dire che De André avesse la tendenza a cambiare i nomi della canzone, per darle un tono tragico, come accadde a Oscasale, o per farsi due risate: nella versione di Concerti, Cenerentola-Almirante cede il passo a Bernardini, cioè lo storico impresario Sergio Bernardini, titolare della Bussola di Viareggio, da cui partì il tour del 1975. In questa versione, la terza nota a questo punto, compare, tra i personaggi, lo stesso De André mentre spazza il locale...