Corriere della Sera, 29 ottobre 2023
La strategia dei «quadrati»
Israele conosce Gaza ma non si fida. I generali sanno bene che ogni battaglia è diversa, esiste l’imponderabile. Ed ora, dopo settimane di raid, hanno avviato la seconda fase «entrando» nella Striscia. Per restarci fino «a nuovo ordine», formula flessibile che lascia spazio a tutto. Il piano dovrebbe prevedere una «suddivisione» della Striscia, con la parte nord separata dall’area meridionale dove la popolazione è stata invitata ad andare. Una volta creati dei «quadrati» dai lati irregolari i militari punteranno alla neutralizzazione degli avversari, isolato per isolato, quartiere per quartiere, casa per casa.
Le incursioni iniziali prevedono la distruzione di edifici elevati e qualsiasi struttura che possa aiutare i guerriglieri. Le testimonianze che trapelano dicono che il «paesaggio della città è stravolto» dalle cannonate e dalle bombe dell’aviazione. Con l’inevitabile tributo di vittime tra civili. L’azione è portata avanti da gruppi tattici di circa 100-200 militari, con tank Merkava, corazzati Namer, bulldozer blindati D9. Quest’ultimi devono rimuovere le palizzate, coprire eventuali ingressi di nascondigli, erigere sbarramenti nel caso l’avversario ricorra all’uso di mezzi-kamikaze, come fecero gli insorti iracheni a Mosul.
La composizione dei plotoni è variabile, con un’età media bassa e dunque è possibile che siano integrati con elementi dalla maggiore esperienza. Insieme ai «fanti» e ai genieri, la Difesa ha mobilitato il meglio del suo dispositivo. La Yahalom, addestrata alla lotta dei tunnel, e la Oketz con i cani dotati di telecamere mandati a esplorare un magazzino, l’inizio di una galleria, un’abitazione. Quindi sezioni delle forze speciali Duvdevan, Maglan, Egoz, Maktal incaricate di agire sul fronte terrestre mentre la Shaldag dell’aviazione e la Flottiglia 13 della Marina vanno a coprire i rispettivi settori. I team intervengono solo per missioni specifiche, per eliminare un target di alto livello o condurre colpi di mano. La caccia a quadri e dirigenti avrebbe portato all’eliminazione di una quarantina di individui, anche se non esistono conferme per tutti. Azioni coperte anche dalla Marina con il naviglio a mantenere il blocco.
Tecnologia, visori notturni e intelligence dovrebbero mettere i commandos nelle condizioni migliori, tuttavia le storie dei conflitti mediorientali confermano che nulla va dato per scontato. Anche perché c’è un nemico che ha cercato di sfruttare al meglio la sua presenza radicata.
I circa 20-30 mila miliziani – effettivi e riserve – puntano sulle gallerie, sulle trappole degli scontri lungo linee non uniformi, su possibili ostacoli, su reticoli di case, su ordigni piazzati ovunque, su cecchini. Secondo fonti arabe citate dal New York Times i guerriglieri avrebbero scorte sufficienti ad andare avanti 3-4 mesi. La loro sfida è tenere, logorare gli israeliani, sperando la pressione diplomatica, insieme ad un bilancio di morti troppo alto, porti ad un cessate il fuoco. Il governo Netanyahu ha risposto subito: la guerra sarà lunga.