il Giornale, 28 ottobre 2023
Quelli che al Ponte dicono no
N on affronteremo qui il problema del ponte sullo Stretto. Ormai una questione omerica: già per Ulisse non fu facile attraversare il tratto di mare fra Scilla, in terra calabra, e Cariddi, a distanza di un dardo, in terra sicula. Non abbiamo le competenze politiche, ingegneristiche, economiche e geologiche per stabilire se si tratti di un’idea ottima, pessima o inutile. Sappiamo però che gli ultimi ad avere titolo sull’argomento, dopo i politici, gli ingegneri, gli economisti e i geologi, sono gli intellettuali. La casta migliore, ad eccezione di tutte le altre. Colpisce quindi leggere che è nato un comitato di scrittori e artisti solo per caso tutti di sinistra – contro il ponte sullo Stretto. La scusa è nobilissima: «Rovinerebbe quel tratto di mare». Dopo No Euro, No Tav, No Vax, No Tap, ecco i No Bridge. Gioco di carte peraltro adorato dagli intellettuali da salotto. Slogan: «Alziamo muri davanti al ponte». L’impressione è che non si tratti di un «No» ambientalista, economico o strutturale. Ma ideologico. Un pontiglio, insomma. Se il ponte l’avesse proposto Elly Schlein, che in quanto progressista dovrebbe essere orientata al progresso, avremmo visto i Veronesi, le Auci, le Lipperini e le Marzano aprire loro il cantiere. Ma piuttosto che dare ragione a Salvini si farebbero lo Stretto a nuoto. D’inverno. Appena dopo mangiato. La pasta con la ’nduja.