La Stampa, 28 ottobre 2023
La buona educazione
Vige da noi un concetto sostanzialmente formale di educazione che la fa coincidere con quelle regole basilari di convivenza che ci permettono di stare insieme senza disturbarci troppo l’un l’altro. L’educazione però, come emerge da altre lingue, non è riducibile alle buone maniere: in inglese, per esempio, to be educated è ben altra cosa da to be polite (laddove polite è “educato”, educated “istruito"). Education in inglese, come Erziehung in tedesco, significa “istruzione” o anche “formazione” e una persona well educated è una persona bene istruita e solidamente formata. Esattamente lo stesso è il significato del latino educatio e del greco paideia. Una persona non educata, quindi, oltre a essere socialmente imbarazzante è, ben più radicalmente, un ignorante. E l’educazione, oltre a essere esercizio del rispetto e della cortesia, coincide con la formazione ricevuta dallo studio e assimilata a dovere dalla personalità.A mio avviso però, oltre all’arte di sapersi comportare con rispetto e al patrimonio culturale della mente, vi è un ulteriore livello nel concetto di educazione: è l’educazione come etica e governo di sé e come conseguente agire responsabile. Il concetto di educazione è quindi tripartito e presenta tre finalità: l’interazione rispettosa e gentile con gli altri, la professionalità personale, la pienezza dell’umanità. E per argomentare la tesi chiarisco cosa intendo con “umanità”.Io penso che esista uno specifico umano che ci differenzia da tutti gli altri viventi, per esempio dagli scimpanzé con cui condividiamo quasi l’intero patrimonio genetico, e che ci differenzia al contempo dalle macchine intelligenti con cui passiamo ormai buona parte del tempo e che sempre più influenzeranno la nostra vita. Guardando al nostro corpo si può ritenere che tale nostra specificità sia la statura eretta e la neocorteccia cerebrale. Guardando alla nostra mente, che sia l’intelletto analitico da cui sorgono le scienze esatte, o che sia la ragione sintetica dalla quale sorgono i saperi umanistici. Si può inoltre sostenere che lo specifico umano sia il sentimento, in particolare l’amore. Si tratta di risposte tutte corrette ma che ancora non colgono il centro effettivo, perché questo, a mio avviso, consiste in uno spazio vuoto. Lo specifico umano è la presenza di uno spazio vuoto tra noi e il nostro corpo, tra noi e il nostro intelletto analitico, tra noi e la nostra ragione sintetica, tra noi e il nostro sentimento, il quale fa sì che noi siamo e insieme “non” siamo il nostro corpo, il nostro intelletto, la nostra ragione, il nostro sentimento. Questo spazio vuoto, o caos interiore, ci rende indeterminati e imprevedibili, e il suo nome più appropriato è libertà. Ebbene, tale spazio vuoto detto libertà è propriamente l’oggetto dell’educazione etica. Il fine del terzo livello dell’educazione consiste quindi nel dare forma e orientamento alla libertà.L’educazione etica si realizza quando un essere umano percepisce che nella vita esiste qualcosa di più importante di sé per cui vivere, ovvero quando compie l’esperienza del valore. Tale esperienza avviene quando uno apre finalmente gli occhi della mente, inizia a guardare il mondo per quello che esso è, si mette a riflettere e dice a se stesso: la natura è più importante di me, la cultura è più importante di me, la giustizia è più importante di me, ci sono mille cose più importanti di me.Chi sente questa attrazione della verità e acconsente al suo richiamo è un essere umano educato eticamente. Il che lo conduce a vivere in modo da fare di sé non un arrivista vorace, ma un soggetto responsabile e maturo, consapevolmente collegato a un codice di valori. L’educazione etica fa sì che un essere umano ponga consapevolmente la sua libertà a servizio non più di se stesso ma del bene, della giustizia, della bellezza. L’etica si fonda su due pilastri: valore + libertà. E l’educazione etica è educazione della libertà al senso del valore.Ma come viene impartita oggi l’educazione ai giovani nelle nostre scuole? A me pare che sia tutta concentrata sul secondo livello, quello dell’educazione come istruzione, mentre vengono sistematicamente ignorate sia l’educazione come arte delle relazioni sia l’educazione etica. Questo significa che il nostro sistema scolastico, ovvero il laboratorio dove si prepara il futuro di un Paese, guarda ai nostri giovani unicamente come a soggetti da istruire per renderli preparati e operativi in funzione della struttura economica. L’educazione è ridotta unicamente a istruzione. Il punto però è che l’istruzione, che ovviamente è importantissima e anzi indispensabile, non è sufficiente per ottenere la pienezza dell’educazione, la quale suppone anche gli altri due livelli dell’impresa educativa: l’arte del vivere insieme agli altri con rispetto e gentilezza, e l’etica in quanto vita responsabile e affidabile.Così oggi noi, invece di avere persone adeguatamente educate, non solo istruite ma anche gentili e rispettose e moralmente affidabili, abbiamo (quando va bene) dei competenti. Non importa poi che il loro linguaggio sia volgare, che il loro agire sia prepotente e villano, che la loro condotta etica sia alquanto imbarazzante per non dire di peggio, perché si ritiene essenziale solo che sappiano brillantemente la loro materia. Occorrerebbe però non dimenticare mai il seguente avvertimento del filosofo laico Benedetto Croce: «Senza religiosità, cioè senza poesia, senza eroismo, senza coscienza dell’universale, senza armonia, senza sentire aristocratico, nessuna società vivrebbe». Sottolineo l’espressione «sentire aristocratico», che equivale a nobiltà d’animo, e mi chiedo: da dove nasce in un essere umano la nobiltà d’animo se non dall’attrazione esercitata dall’etica?Ma a essere decisiva è la valenza politica dell’affermazione di Croce, ovvero l’idea che la vita di una società dipende strettamente dal livello di educazione etica dei cittadini. Un alto livello di eticità produce automaticamente una società unita, coesa e accogliente. Un basso o inesistente livello di eticità produce al contrario una società lacerata, caotica e invivibile. Basta conoscere un po’ il mondo per rendersi conto che è così. Il triste paradosso, però, è che da noi il laboratorio in cui si prepara il futuro del nostro Paese ha dimenticato completamente l’educazione etica, e direi l’educazione in generale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.Ma attenzione. L’imminente arrivo dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite implica più urgentemente che mai il recupero della pienezza del concetto di educazione, se ci vogliamo salvare come esseri umani e non finire ridotti a elementi performanti eterodiretti. Le macchine vengono istruite tramite le istruzioni impartite dai programmatori ed esse eseguono fedelmente il compito ricevuto. Noi però non siamo macchine, per lo meno non ancora. E non lo diventeremo se sapremo recuperare i due livelli oggi trascurati del concetto di educazione, vale a dire l’arte del vivere insieme agli altri con rispetto e gentilezza e l’etica quale passione per il bene e la giustizia. Non solo i nostri ragazzi, anche tutti noi ne abbiamo davvero bisogno.