la Repubblica, 28 ottobre 2023
Ferragamo goes to Hollywood
A 100 anni dall’apertura della prima boutique in California esposti a Firenze alcuni dei 369 brevetti di scarpe pensati per generazioni di star
Una sala della mostra inaugurata giovedì al Museo Ferragamo – e dedicata al genio del fondatore Salvatore in occasione dei cento anni dall’apertura della sua prima boutique a Hollywood – è tappezzata di schizzi di scarpe, tacchi e allacciature. Sono solo una piccola parte dei 369 brevetti che il creatore ha registrato nel corso della sua carriera. Si tratta di una quantità enorme, che illustra bene l’eredità tecnica e creativa che ha lasciato. È questo che Salvatore Ferragamo 1898-1960, racconta: attraverso le creazioni, le immagini, i giornali e i video dell’epoca esposti, emergono chiari l’intuito di Ferragamo, la sua capacità di cogliere il momento e anticipare i tempi anche correndo rischi impensabili all’epoca.
«Mio padre ha avviato a 14 anni la sua attività di calzolaio a Bonito, la sua città natale in Irpinia», racconta Leonardo Ferragamo, uno dei 6 figli di Salvatore, oggi presidente del marchio. «Poi, insieme ai fratelli, ha rinunciato alla sicurezza di casa per tentare la fortuna in California seguendo l’industria cinematografica agli albori. Dopo essersi stabilito a Santa Barbara, quando i set dei film si spostano a Hollywood, lui li segue, da solo: i suoi fratelli si rifiutano, dandogli del pazzo. Ma lui insiste, e inaugura la sua boutique nel 1923. Ha ragione, le star fanno a gara per avere un paio di scarpe Ferragamo fatte su misura. E lui allora, che fa? Lascia l’America per trasferirsi a Firenze. Capisce di poter trasformare quell’unica boutique in un’azienda molto più importante e, per farlo, sceglie la città con gli artigiani migliori».
Le sue idee si ritrovano lungo tutto il percorso espositivo, che va dai calzari romani prodotti per i film in costume alle scarpe realizzate per le dive negli anni Venti. Grande spazio è dato, ovviamente, alle sue sperimentazioni: la zeppa di sughero, ideata per ovviare alla scarsità durante la guerra dell’acciaio necessario per i tacchi, i sandali “invisibili” fatti in filo da pesca, i sabot di paglia intrecciata, i modelli in pelle di dentice. Ci sono le sue ricerche anatomiche sul piede – aveva frequentato la terza elementare, ma più tardi riprese gli studi fino a laurearsiin ingegneria – i sandali per regine e principesse impreziositi di gioielli e le décolletées ricoperte di strass rossi di Marilyn Monroe.
Questa mostra non racconta solo di Salvatore. Se infatti il marchio oggi ha uno degli archivi meglio forniti e organizzati della moda, è grazie alla tenacia di sua moglie Wanda. Fu lei a prendere in mano le redini del brand dopo la prematura scomparsa del marito nel 1960 e fu lei a trasformarla nella potenza che è oggi, conservando allo stesso tempo vivo e vivace il ricordo del marito nei loro figli prima, e in tutto il mondo poi. L’esposizione è perciò anche una celebrazione dell’impegno indefesso e delle capacità di questa donna. «Nostra madre ha tenuto sempre vivo il ricordo di mio padre in tutti noi, permettendoci così di raccogliere la sua eredità e portare avanti il suo lavoro con la sua stessa passione», ricorda Leonardo Ferragamo.
L’idea di un archivio in cui conservare le idee e le creazioni di Salvatore le venne anni fa, quando a New York fu messo all’asta un paio di sandali realizzati dal marchio proprio per Marilyn: Wanda volòappositamente in America per aggiudicarseli e da lì avviò un’instancabile ricerca per ritrovare quanto più materiale possibile sull’opera del marito. Ricerca proseguita poi dai figli, e oggi ancora in corso. Per esempio, racconta la curatrice del museo Stefania Ricci, una delle acquisizioni più recenti esposte è un raro paio di scarpe del 1927, il cui marchio è lo stemma del regno d’Italia intrecciato a quello degli Stati Uniti. È stato un gran colpo di fortuna spiega sorridendo: lo hanno trovato su eBay.