Corriere della Sera, 28 ottobre 2023
Se si votasse ora solo il 24% dei gazawi voterebbe Hamas
KIBBUTZ KFAR AZA «Ci sarà tanta povera gente qui a Gaza che appena l’emergenza della guerra sarà finita chiederà ai capi di Hamas di rendere conto delle loro scelte. A cosa è servito il blitz del 7 ottobre contro gli israeliani se adesso dobbiamo pagare un prezzo tanto tragico e comunque noi tutti stiamo già molto peggio di prima?». La telefonata con Khan Younis è arrivata a tarda notte di giovedì. Più tardi sarebbe stato impossibile, perché i feroci bombardamenti israeliani di ieri e delle ultime ore stanno rendendo le comunicazioni con la Striscia di Gaza praticamente impossibili.L’assunto che va per la maggiore è che l’intensificarsi degli attacchi e l’aumento della disperazione siano destinati ad accrescere il tasso di radicalismo tra la popolazione palestinese con il suo conseguente sostegno per Hamas e la politica dello scontro frontale. Ma la chiamata di un vecchio conoscente della Striscia racconta tutta un’altra storia. «Ora tutti hanno paura. Hamas non ammette il dissenso pubblico. In una situazione così grave, gli oppositori rischiano di essere accusati di tradimento e rapiti o uccisi. Però tanti non ne possono davvero più e vorrebbero dirlo. Era già avvenuto dopo l’attacco di terra israeliano terminato nel gennaio 2009, ma adesso è molto più acuto», dice il nostro interlocutore pregando di non riferire mai le sue generalità.
Le sue parole sono confermate da un sondaggio condotto tra il 28 settembre e l’8 ottobre, pubblicato dalla rivista americana Foreign Affairs dal titolo «Cosa i palestinesi pensano davvero di Hamas» e condotto sul campo da «Arab Barometer», un istituto di ricerca palestinese, che ha monitorato 799 abitanti della Cisgiordania e 399 di Gaza. I dati sono sorprendenti: a Gaza il 44% non ha alcuna fiducia in Hamas, 23 % ne ha molto poca, soltanto il 29% la sostiene più o meno fermamente. In caso di elezioni presidenziali (le uniche sono state nel 2006), solo il 24% sceglierebbe il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Ma il più popolare sarebbe Marwan Barghouti, il presidente del comitato centrale del Fatah (il vecchio Olp) da decenni nelle carceri israeliane, con il 32%. A ruota segue con il 12% Mahmoud Abbas, l’anziano presidente dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania. Motivo di fondo del malcontento dei circa 2,2 milioni di abitanti della Striscia sarebbero la povertà e soprattutto la corruzione tra i capi di Hamas. Pare che il 73 % aspiri a una soluzione pacifica con Israele e solo il 20% sarebbero d’accordo con la «guerra santa» condotta da Hamas.
Se ciò fosse confermato, a Gaza potrebbe avvenire ciò che accadde in Libano dopo la guerra lanciata da Hezbollah nel 2006. In conseguenza dei gravissimi bombardamenti israeliani che danneggiarono le infrastrutture del Paese, gli stessi sciiti locali da allora premono su Hezbollah per evitare un nuovo conflitto.