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 2023  ottobre 26 Giovedì calendario

Viaggio nel cospirazionismo in Italia. Un’inchiesta

Cosa accomuna Starbucks, la nota catena di caffetteria, e Qanon, la comunità americana di ultradestra che crede il mondo dominato da una setta di satanisti pedofili? Entrambi hanno faticato a sbarcare in Italia perché hanno trovato un mercato locale già saturo e fiorente nei rispettivi settori: i bar e il cospirazionismo.
Domenica 8 ottobre 2023, il giorno dopo le stragi di Hamas in territorio israeliano. Sul canale Telegram “Stop dittatura” a cura di Ugo Fuoco, 40 anni, già leader del comitato “Napoli non si piega” all’epoca della pandemia di Covid, compare il seguente post: “L’attacco di Hamas è una false flag, operazione pianificata dall’alto”. False flag,falsa bandiera, indica operazioni svolte sotto mentite spoglie. Significa, nel caso specifico, che gli israeliani sono stati scannati da altri israeliani per giustificare l’attacco militare a Gaza. Seguono centinaia di messaggi di approvazione e migliaia di condivisioni sui diversi social. Le operazioni false flag sono un’ossessione dei cospirazionisti di tutto il mondo. Servono peraltro a giustificare tutti gli eventi sgraditi o imprevisti o indifendibili: l’assalto dei trumpiani a Capitol Hill nel gennaio 2021? Un tranello orchestrato dai democratici. Il massacro di civili a Bucha? Una messinscena ucraina, non li avete visti i cadaveri che si muovevano? I feriti dalle bombe a Mariupol? Attori. Negli Usa li chiamano: crisis actors. Molti fanatici delle armi sono tuttora convinti che fossero attori anche i genitori dei bimbi massacrati dal ventenne Adam Lanza nella scuola elementare di Sandy Hook nel 2012. La tesi: un’operazione false flagper screditare la lobby delle armi.
Quando è cominciato tutto? Quando sempre più cittadini – persone normali, elettori, non solo pazzi paranoici – hanno cominciato a credere all’esistenza dei complotti più assurdi e inverosimili?
I social e il dilagare dei canali digitali non bastano a spiegare tutto. E ancora: perché, in Italia molto più che all’estero, a cadere nel buco nero del cospirazionismo sono spesso anche persone che si ritengono progressiste?
Flashback. In Italia c’è stata una vera operazione false flag che ha marchiato l’immaginario di almeno tre generazioni: piazza Fontana. La bomba dei fascisti e degli apparati deviati dello Stato fatta passare per attentato anarchico.
11 settembre 2023, sul sito di Byoblu – ci torneremo spesso, sul network creato dall’ex comunicatore M5S Claudio Messora, in questo piccolo viaggio nel cospirazionismo italiano – va in onda uno speciale sull’anniversario dell’attentato alle Torri gemelle. Invitati a parlare sono Luca Marfè, 43 anni, opinionista di punta del canale, in alcune bio è professore di Storia contemporanea all’università “Central de Venezuela” di Caracas; il regista Massimo Mazzucco, 69 anni, autore di un documentario, 11 settembre 2001 – Inganno global e
molto noto qualche anno fa tra i fautori della tesi secondo la quale gli Usa si sono abbattuti da soli le Torri gemelle. Con loro c’è anche Manlio Dinucci, 85 anni, già dirigente negli anni Settanta delPartito comunista marxista-leninista d’Italia, piccola formazione filocinese. Dinucci ha pubblicato con le edizioni Byoblu La guerra. È in gioco la nostra vita – dove il conflitto in Ucraina è considerato un’operazione anglo-americana. Parla Marfé, che non crede alla versione ufficiale sulle Torri gemelle:«Se a New York parcheggiate in divieto di sosta, dopo 10 minuti vi portano via l’auto. Come si fa a pensare che questi aerei abbiano solcato i cieli degli Usa indisturbati?». Il conduttore dello speciale manda il filmato di una intervista a Franco Fracassi, negli anni Novanta redattore di un piccolo ecombattivo settimanale di sinistra, Avvenimenti, qui in quanto coautore nel 2007 insieme a Giulietto Chiesa di un altro documentario, Zero, inchiesta sull’11 settembre,
che dava largo credito alle tesi complottiste. Racconta Fracassi: «L’11 settembre ha cambiato la storia della comunicazione e del giornalismo attraverso l’introduzione della parola complottista. È quello il momento in cui il dissenso viene emarginato». La libertà di parola, uno degli argomenti che servono a travisare il cospirazionismo spacciandolo per battaglia di sinistra e anti-sistema.
Mercoledì 18 ottobre 2023, su Byoblu va in onda uno speciale “approfondimento” sulla strage all’ospedale di Gaza della sera precedente. Spiega a braccio uno dei conduttori: «Secondo alcuni ricercatori i missili usati per l’attacco sono dei Jdam sviluppati dalla Boeing. Missili che, si dice, siano recentemente arrivati in forza all’esercito israeliano. Notizie da verificare, ma che potrebbero far sorgere una luce nuova su come la notizia è stata trattata dai media mainstream». Secondo alcuni ricercatori, dunque. Chi? Non viene ritenuto utile precisarlo. Chi ha seguito il dibattito che si è scatenato sui social dopo l’esplosione all’ospedale sa che la storia dei Jdam ha cominciato presto a circolare in un ben preciso giro di account dell’ultradestra americana.
Uno dei primi a lanciare la teoria delle “bombe Jdam”, che poi bombe non sono, è stato Jackson Hinkle, un giornalista di area alt-right – la destra alternativa che sostiene Donald Trump ed è specializzata in teorie del complotto. Due settimane fa Youtube ha oscurato il canale di Hinkle con l’accusa, ben fondata, di diffondere false notizie sulla guerra in Ucraina. Hinkle ha reagito con una campagna di sottoscrizioni lanciata pochi giorni fa su X: «Abbiamo svelato le bugie di Israele sui bambini decapitati, ora abbonatevi qui per tre dollari se volete che continuiamo».
Il complottismo è una missione per gli adepti ma è anche un fiorente business per i suoi guru. Byoblu vive di sottoscrizioni diffuse. Sul sito vende anche occhiali da sole «riciclati dalle reti da pesca», disponibili in quattro modelli. Lo slogan: “Guarda la realtà con occhi diversi”.
Tutte le inchieste indipendenti hanno concluso che è stato un missile della Jihad a finire sull’ospedale di Gaza. La storia dei Jdam prodotti da Boeing potrebbe sembrare solo un caso di disinformazione ideologica, se non fosse per la chiosa del giornalista di Byoblu: il fatto, sottolinea, «getterebbe una luce nuova su come la notizia è stata trattata dai media mainstream». Ciò che distingue la mentalità complottista dalla semplice teoria partigiana o dai singoli casi di fake news è sempre la presenza di un piano preordinato di menzogna guidato dall’alto. Mainstreamè parola chiave dello stile paranoico. Indica le fonti mediatiche ufficiali, spesso indicate in Italia con una sineddoche: i giornaloni. L’ha usata anche Giorgia Meloni nel suo video saluto ai militanti di Fratelli d’Italia al teatro Brancaccio di Roma, tutto costruito sulla lotta contro poteri occulti che cercano di sabotare il suo governo.
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Il cospirazionismo è come una slot truccata ma al contrario: per vincere comunque. C’è sempre un modo di “dimostrare” che la tesi complottista è vera, anche quando l’evidenza dimostra il contrario.Uno degli esempi più clamorosi è l’assalto golpista a Capitol Hill del gennaio 2021. Come difendere un atto così violento e antidemocratico? Semplice: sostenendo che non era un assalto e tantomeno un golpe. Le porte del Campidoglio sono state aperte a trabocchetto, e i manifestanti gentilmente accolti all’interno, solo affinché le intemperanze di qualche testa calda potessero essere scaricate su tutti i manifestanti e sul loro nume tutelare, The Donald. Una surreale versione sostenuta già il giorno dopo i fatti, sul canale Byoblu, dall’ex giornalista Rai Fulvio Grimaldi, ex Lotta continua ed ex Rifondazione comunista: «L’ingresso deve essere avvenuto perché la polizia che presidiava il Parlamento ha aperto i cordoni e permesso loro di entrare. Il risultato, come prevedibile, è stato l’unanime condanna verso Trump». Ma c’è di più: Grimaldi traccia un parallelo tra la tattica usata dalla polizia statunitense e quelle adoperate da Francesco Cossiga, quando era ministro dell’Interno, contro il movimento del ’77: «Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università. Infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino. Dopodiché, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri». L’analogia di Grimaldi non è solo tecnica. Tende un parallelo tra i contestatori dell’ultrasinistra e i vichinghi trumpiani: in entrambi i casi una lotta per sovvertire il sistema.
Byoblu è da svariati anni una centrale del rossobrunismo italiano: un misto di antimperialismo da campo Hobbit e anticapitalismo da Terza posizione, servito in salsa complottista. Nel suo libro manifesto del 2021,Il disallineato,pubblicato da Rizzoli, il fondatore Claudio Messora, ex M5S, si presenta così: «Ho deciso di raccontarvi quello che ho imparato negli anni, osservando come si muovono dietro le quinte i guru dell’informazione, spesso più importanti dei politici stessi. Ho lavorato al loro fianco e appreso le loro tecniche senza tuttavia mai utilizzarle perché credo in una dimensione diversa dell’impegno per il bene comune. Perché quel mondo funziona solo se nessuno rende pubblici i suoi segreti». Il fatto che il principale spin doctor al cui fianco Messora ha lavorato quando era in politica sia Rocco Casalino dovrebbe già dare il senso delle cose. Ma il cospirazionismo è forte perché non lascia che la verità possa sporcare la bellezza di una narrazione. Agli adepti si offre l’ebbrezza di un doppio livello esoterico: da una parte c’è il Sistema, che custodisce i segreti grazie ai quali domina e opprime la massa, dall’altro un manipolo di coraggiosi che lavora a scoprirli e denunciarli. L’iniziato vede ovunque indizi del complotto e chiavi per decrittare i misteri del potere. Per questo sui forum di discussione in Rete e nei canali Telegram le chat cospirazioniste sono indistinguibili da quelle degli appassionati di crime che si scambiano informazioni e pareri sulla soluzione deicold case.Da notare il passaggiodi Messora sul fatto che gli spin doctor siano i veri depositari del potere, ben più dei politici, loro burattini. Una suggestione che contiene al suo interno uno dei pilastri della trama cospirazionista: il deep State, lo Stato occulto, l’idea che il potere non stia nelle mani di chi lo detiene formalmente bensì in quelle nascoste e avide e omicide e sataniche di chi gestisce il Piano. Se pensate che questa griglia di lettura sia usata solo da frange di fanatici, riascoltate il discorso che Giorgia Meloni ha inviato ai militanti di Fratelli d’Italia domenica scorsa: depurata degli eccessi, c’è dentro tutta la mitologia del deep State che sabota il governo democraticamente eletto, che briga, trama, spodesta.
L’esistenza del Piano è uno dei capisaldi del pensiero, a definirlo tale, di Qanon. Cos’è Qanon? Una comunità e una corrente politica, una teoria del complotto e al contempo un gioco di ruolo, un horror alla Wes Craven e una trama di Dan Brown. Per i seguaci di Qanon la Terra è dominata da una setta occulta di potenti, Cabal, accento sulla a, chiarorimando agli ebrei, che tutto controlla e dispone e che rapisce bambini per seviziarli e ucciderli, ma soprattutto per estrarre dalle loro ghiandole adrenocromo, una sostanza usata come elisir di lunga vita. L’adrenocromo, inteso come sostanza alchemica, nella paperinesca tavola degli elementi dei complottisti si affianca al grafene, il metallo che sarebbe iniettato a tradimento nei corpi dei “sierati”, versione spregiativa dei vaccinati. Tra i principali esponenti di Cabal ci sarebbero Hillary Clinton, George Soros, Bill Gates, attori e cantanti come Tom Hanks e Beyoncè. Ci sarebbe però all’opera un’altra setta segreta, questa volta di buoni che combattono Cabal, il cui capo in incognito è Donald J. Trump. Lui, Trump. Arrivato infine alla presidenza per completare l’opera di distruzione di Cabal grazie all’unica istituzione rimasta immune al potere pervasivo dei satanisti pedofili, cioè l’esercito (Vannacci, ci sente?).
Su Telegram il canale italiano The Storm Q-17, che deve il suo nome a una battuta di Trump adottata da Qanon come il segnale dell’inizio della rivoluzione, «the quiet before the storm», la calma prima della tempesta, ha radunato 41 mila iscritti. Questa è la chiamata alle armi: «Nulla è come appare. Sappi che tutto ciò che vedi accade per un motivo ben preciso. Ogni pedina del sistema corrotto sarà fatta fuori al momento giusto. È in atto l’operazione di intelligence più grande della storia. La chiave siamo noi. Abbi fede. Enjoy the show».
Qanon deve il suo nome a Q, un fantomatico funzionario infiltrato nel Sistema che dal 2017 – prima sulla piattaforma 4Chan, quindi su 8Chan – ha cominciato a pubblicare brevi e criptici messaggi, una via di mezzo tra la Sibilla cumana e Chance il giardiniere, il personaggio del filmOltre il giardino che diventava un guru di Palazzo grazie alla sua naturale produzione di aforismi idioti che i politici scambiavano per geniali consigli o premonizioni.
In Italia la maggior parte degli sherpa complottisti ha un curriculum sinistrorso, ma anche negli Usa sono numerosi i fan di Bernie Sanders risucchiati da Qanon dopo la delusione per la mancata nomination del leader dell’ala sinistra dei dem. Quando due anni fa il mensile delFatto quotidiano (giornale che gode del primato di citazioni nei canali Telegram qanonisti) ha pubblicato un numero monografico sul cospirazionismo italiano, il curatore delle interviste ha preso atto che alcuni tra i più attivi membri del Qanon italiano erano elettori di sinistra che avevano smesso di essere tali. Il rovesciamento delle parti o, se preferite, il cambio di segno – una cornice di sinistra per un quadro di destra – è particolarmente evidente in Italia e ha una spiegazione che precede Qanon e ne prescinde, E ha anche un nome: Beppe Grillo.
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Genova, 1 dicembre 2013. Beppe Grillo parla dal palco di una manifestazione del Movimento 5 Stelle: «Cari giovani, non espatriate, cospirate!». Chiaramente l’invito è a tramare contro il potere, ma come non cogliere la suggestione della lotta occulta per rovesciare il sistema? I meet-up, la forma di aggregazione digitale che ha accompagnato l’ascesa del M5S, hanno preceduto di quasi un decennio i forum di Qanon. Uno degli argomenti più discussi erano: le scie chimiche. Un altro: i vaccini provocano l’autismo.
Se uno dei capisaldi di Qanon - la vicenda dei bambini rapiti dalla setta Cabal per suggerne adrenocromo - vi evoca qualcosa di simile in Italia, non è difficile acchiappare il filo: ricordate Bibbiano? La vicenda su cui Alessandro Di Battista, l’ex M5S più affine alla cifra del rossobrunismo complottista, voleva scrivere un libro. L’allora leader del M5S Luigi Di Maio mandò in rete un famigerato video nel quale giurava che mai il Movimento si sarebbe alleato con il Pd, un partito che rapiva bambini, proprio come i membri di Cabal, la setta di potenti che secondo Qanon governa il mondo. La stessa Giorgia Meloni si presentò davanti al cartello stradale che indicava il comune di Bibbiano per promettere che non se ne sarebbe metaforicamente andata finché giustizia non fosse stata fatta.
Se si creassero due insiemi con i temi cospirazionisti più cari a M5S e Fratelli l’area di sovrapposizione sarebbe estesissima. Non per caso sono i due partiti italiani per i quali espresse preferenza Steve Bannon, l’ex guru di Donald Trump alla Casa Bianca, che con Meloni in particolare ha avuto un rapporto strettissimo, fino a essere ospite d’onore della festa di Atreju. Lui ha ricambiato definendola «Thatcher d’Italia». Poco prima, nel giugno 2018, Bannon era sbarcato in Italia per battezzare la nascita del governo gialloverde Lega-M5S: «Roma ormai è il centro della politica mondiale. Il M5S? Ogni tanto do qualche consiglio».
Due grandi complotti cari a grillini e Fratelli d’Italia: The Great Reset, il Grande Reset, piano collegato alla cosiddetta dittatura sanitaria instaurata con il Covid. E The Great Replacement, la sostituzione etnica, nota anche sui manuali neofascisti e suprematisti come “white genocide”, il genocidio dei bianchi. A introdurre il Grande Reset come un piano reale è stata l’ultradestra americana, mistificando un documento uscito dal World Economic Forum di Davos. Pilastro del Great Reset è l’idea che la pandemia di Covid sia stata creata artificialmente per assecondare la volontà di controllo digitale delle persone attraverso i vaccini e i chip sotto pelle. Nel rendere popolare in Italia la teoria ha avuto un ruolo di primo piano Carlo Freccero. Già responsabile dei palinsesti Fininvest nella fase pioneristica della tv privata, un antico milieu situazionista nel curriculum, Freccero è stato recuperato nella vita pubblica dal M5S che prima lo ha nominato in quota nel cda Rai e poi gli ha affidato la direzione di Rai due. Il 20 settembre 2021 Freccero scrive una lettera al quotidiano La Stampa per protestare contro l’introduzione del Green Pass: «Diciamo la verità: non è la pandemia ad avere causato la crisi economica. È piuttosto la crisi economica ad avere causato la pandemia, o quanto meno, ad averla amplificata al fine di ultimare il Grande Reset».
La teoria della sostituzione etnica, cara al neonazismo di mezzo mondo come solo il ministro Francesco Lollobrigida pare ignorare (si scusò per averla citata spiegando che non sapeva fosse un cavallo di battaglia dell’ultradestra), si basa sul principio che le persone non si spostino da un continente all’altro per soddisfare bisogni primari, bensì emigrino perché spinti da un disegno organizzato e finanziato da plutocrati burattinai, il cui scopo è sostituire la razza bianca con il meticciato. C’è in questo caso una figura pubblica diventata il nemico per eccellenza: George Soros, miliardario ungherese, teorico della società aperta e inclusiva, noto in Italia perché le sue operazioni sulle valute portarono all’inizio degli anni Novanta alla svalutazione della lira. Soros è ilbau baudei complottisti, su di lui sono state inventate storie di ogni genere. La fake più nota è forse la diffusione in rete dell’immagine di un giovane in divisa da Ss spacciato per un imberbe Soros. L’invenzione di precedenti nazisti nelle famiglie dei personaggi sgraditi è un classico deicanali Telegram cospirazionisti. Ultimo bersaglio è Ursula von Der Leyen. A rilanciare la fake che suo padre fosse nazista, subito dopo la visita di Von der Leyen per esprimere solidarietà a Israele per il massacro di Hamas, è stato il segretario di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo.
Ben prima di Qanon e di Meloni («Noi non prendiamo i soldi dagli usurai», disse la non ancora presidente del Consiglio commentando la notizia che il partito + Europa aveva incassato un finanziamento da Soros) c’era già stato Beppe Grillo a puntare il bersaglio. Quando nel 2017 l’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ricevette Soros a Palazzo Chigi, questa fu la reazione di Grillo: «Di cosa avete parlato con Soros? Si è lamentato per l’inchiesta del procuratore Zuccaro sulle Ong che agirebbero come taxi del Mediterraneo e che sono finanziate con milioni di dollari ogni anno da Soros stesso?».
Per suffragare la tesi della sostituzione etnica molti complottisti citano il piano Kalergi, usato nel discorso pubblico come lo fu nell’Europa del primo Novecento il Protocollo dei Savi di Sion, il falso che denunciava il piano di controllo degli ebrei sull’umanità, e che negli ultimi decenni è stato citato come testo di riferimento da un solo politico: il senatore Elio Lannutti, portato in Parlamento dal M5S. Kalergi, al secolo Richard Nikolaus di Coudenhove- Kalergi, era un aristocratico austriaco morto nel 1972, pensatore europeista, autore negli anni Venti di un libello sul paneuropeismo e di un altro, poco successivo, sul valore della mescolanza delle razze. Il primo a parlare al pubblico televisivo del cosiddetto piano Kalergi, citato anche da Meloni prima della sua elezione a Palazzo Chigi, fu Gianluigi Paragone, conduttore del programma La gabbia , in onda su La7. Paragone è stato portato in Parlamento dal M5S, da cui poi è uscito polemicamente per galleggiare in quell’area no Vax e filo Putin dove puoi incontrare a braccetto di opinioni lo stalinista Marco Rizzo e il forzanovista Roberto Fiore, l’ex sindacalista della Cgil Giorgio Cremaschi e il neofascista Giuliano Castellino, che la sede della Cgil l’ha assaltata insieme a Fiore al termine di uno dei bellicosi raduni No Vax nella Capitale.
3. continua