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 2023  ottobre 26 Giovedì calendario

Il 48% degli italiani è tatuato

Secondo le ricerche, e sul tema ce ne sono molte, l’Italia sarebbe il paese «più tatuato» del mondo: il 48% della popolazione, seguita dalla Svezia (47%) e dagli Usa (46%).
È un fenomeno sorprendente, visto che, secondo la Bibbia, Dio stesso avrebbe vietato questi disegni, mettendoci pure la firma: «Non vi farete incisioni nella carne per un morto, né vi farete tatuaggi addosso. Io sono il SIGNORE» (Levitico 19:28).
Noi occidentali non usiamo più «straziarci le carni» per commemorare i defunti, ma di tatuaggi ce ne sono tanti in giro. Eppure, tuttora non sembrano poi molto presenti negli uffici italiani. Uno dei motivi potrebbe essere che, a differenza degli svedesi e degli americani, gli abitanti del Belpaese, sempre secondo le ricerche, hanno perlopiù un solo tatuaggio, mentre negli altri due paesi citati la media a persona dovrebbe essere di quattro. Occupando più spazio sulla pelle, saranno, per logica, più facilmente osservabili.
Una spiegazione alternativa potrebbe essere che in Italia si è più prudenti, ci si fa tatuare in punti non sempre visibili…
In effetti, una certa prudenza ci vorrebbe, anche se, con la sola eccezione delle forze dell’ordine, intese come esercito, polizia, carabinieri, guardia di finanza, non esiste un divieto legale al tatuaggio. Al tempo stesso, però, e anche vero che le aziende sarebbero libere di crearsi un regolamento secondo cui i tatuaggi, o certi tipi di tatuaggi, sono sgraditi. Non ci sono però norme che giustificherebbero il licenziamento.
Ciò per quanto riguarda il settore «borghese». Come abbiamo visto, la questione è regolata diversamente dalle forze armate. In questo caso, almeno nella pratica quotidiana, pare vigere una certa libertà a patto che il tatuaggio sia ben nascosto sotto alla divisa d’ordinanza.
Ad ogni modo, l’esercito vieta in qualsiasi parte del corpo, anche quelle non visibili, i tatuaggi che comprendono:
contenuti osceni; riferimenti sessuali; contenuti razzisti; contenuti di discriminazione religiosa o che possano portare discredito alle istituzioni della Repubblica.
Tutto sommato, come elenco «prudenziale», forse potrebbe essere opportuno seguire queste indicazioni anche da parte di chi non è «arruolato/a»…