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 2023  ottobre 26 Giovedì calendario

Intervista a Rosa Diletta Rossi

“È un compromesso virtuoso tra anima e corpo”.
La recitazione?
L’arrampicata sportiva.
Rosa Diletta Rossi, si inerpica sulle rocce a mani nude?
Con la corda. Abbiamo molta più forza nelle mani e nei piedi di quanto non si creda. Occorre disciplina per memorizzare un passaggio rischioso. E non serve a nulla lamentarsi. Lassù provi un senso di libertà incredibile.
Pareti difficili?
A un livello avanzato di difficoltà. Ma non come l’unico uomo al mondo che sale come un ragno su montagne lisce come vetri.
Questo le serve per arrampicarsi dentro un ruolo, un personaggio.
Senza nascondersi e senza stravolgerlo.
Dopo Maria Corleone su Canale 5, ha appena debuttato ne Il caso Claps, Rai1.
Sono Irene, la fidanzata di Gildo, il fratello della povera Elisa. Ho avuto l’onore di conoscere questa donna che ha lottato con la famiglia Claps alla ricerca della verità.
Il corpo della ragazza scomparsa ritrovato dentro la chiesa della Trinità.
L’hanno riaperta dopo la fine delle nostre riprese. Tornata a Potenza, ho evitato di entrarci. Le messe non vi sono consentite. La chiesa viene definita un luogo di “silenziosa preghiera”. Ma come commentare la lapide in onore del parroco di allora, e nessuna menzione per l’uccisa?
Che idea si è fatta della vicenda?
Potenza è una città difficile, privata della sua bellezza dopo che fu rasa al suolo. Mi ha oppresso l’anima capire che i Claps furono vissuti come un problema da una comunità che preferiva evitare il clamore nazionale. Eppure Restivo, l’assassino, aveva un profilo tipico da serial killer. Si intuiva che fosse pericoloso. Ma non c’era la volontà di isolarlo prima né di trovare il bandolo della matassa, dopo.
Qualcuno non voleva?
Questione di poteri ed equilibri locali. Gildo a un certo punto ha rinunciato alla professione di avvocato. Vedeva troppi ostacoli nel percorso verso la verità. E i Claps erano una famiglia esemplare, con questa giovane figlia che sarebbe voluta diventare medico. Nella fiction le ha restituito vita la bravissima Ludovica Ciaschetti. Nella realtà si è trasformata in un’ombra, un fantasma scomodo in una città dove non accadeva nulla.
Un femminicidio che conquistò le prime pagine. Oggi l’orrore si è moltiplicato esponenzialmente.
Una narrazione ottusa tende a far sentire colpevoli le donne vittime di violenza. I lupi, gli abiti. Anche nelle scuole dovremmo rivalutare il valore delle punizioni per chi commette errori. Il senso della vergogna deve assalirti se fai del male a una donna.
Quando ha capito che fare l’attrice era il suo destino?
Da bambina misi su uno spettacolino a casa di mia nonna, nel Foggiano. Con i cuginetti ci esibivamo su un balcone, vennero in tanti lì sotto. A 12 anni debuttai all’Argentina con una compagnia di cui la metà era disabile. Una lezione di vita. Il palco era il mio paradiso.
Vive a Trastevere.
Non lontano dalla stazione. Dalla parte dove trovi i meno garantiti. C’è un sottopasso in cui una ragazza sudamericana ha ricavato un alloggio di fortuna, tenendolo pulitissimo, appendendoci quadri. Mi dicono: non hai paura di passare lì? No, perché queste persone le conosco, rischierei più in strada.
Il prossimo anno sarà la giovane Alda Merini in un film tv di Faenza. Nell’immediato?
Giro il nuovo film di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis, il secondo dopo Ghiaccio. Fabrizio non è solo un grande cantautore. Ci parli e capisci cosa sia la sensibilità umana.