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 2023  ottobre 26 Giovedì calendario

Istruzioni per un massacro

ASHKELON Ormai quasi non passa giorno senza che i portavoce israeliani non rendano noti nuovi dettagli delle crudeltà commesse dai militanti di Hamas durante l’eccidio del 7 ottobre e nei giorni appena seguenti tra i kibbutz e le cittadine prospicenti il confine della Striscia di Gaza. «Sappi che questo nostro nemico è come una malattia che non ha cure, l’unico rimedio è decapitarli e strappare loro cuore e fegato», si legge su un foglietto stropicciato e scritto a mano in arabo ritrovato addosso a uno dei jihadisti. Lo ha diffuso ieri il portavoce militare, sottolineando il carattere terroristico e radicale dell’operazione lanciata dai capi di Hamas nella Striscia, dove nelle istruzioni non si faceva alcuna differenza tra civili o soldati, tra uomini, donne, bambini o anziani. «Uccidete i problematici o chi rappresenta una minaccia», si leggeva in un altro bigliettino reso noto lunedì, dove si sottolineava che l’esecuzione poteva avvenire «legandoli assieme e assicurandosi che fossero ben visibili» dagli altri israeliani in modo tale che potessero venire catturati e presi in ostaggio più facilmente. Si suggeriva di separare gli uomini da donne e bambini; torture, incendi e uccisioni andavano filmati «senza sprecare le batterie». La strategia della comunicazione israeliana è evidentemente volta a fronteggiare quella palestinese. Con il trascorrere dei giorni le immagini delle vittime palestinesi sotto le bombe israeliane a Gaza stanno progressivamente soppiantando i racconti degli orrori perpetrati da Hamas. E non è certo la prima volta che le propagande dei due campi si trovano a «gareggiare» sulla sofferenza delle rispettive vittime. L’ufficio stampa governativo a Gerusalemme sottolinea che negli ultimi giorni si sono accreditati 2.050 giornalisti stranieri, un numero record: senza dubbio la sfida dei racconti degli orrori è destinata a farsi più serrata.