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 2023  ottobre 25 Mercoledì calendario

Le ansie di Buy

Valerio Cappelli
ROMA C’è una battuta fenomenale, in Volare di Margherita Buy (alla Festa del Cinema), quando Veronica, che è sua figlia per davvero, le chiede di trovarsi un uomo. E lei risponde: Oddio poverino, perché? Gioca con le sue nevrosi, nel film è un’attrice di talento che non riesce a prendere l’aereo per la Corea dove l’attendeva un grande regista.
Quella battuta... «Mi divertiva che mi rendessi conto che quella donna è impossibile. Può essere solo una cattiveria cercare di iniziare un rapporto con un uomo. Mi faceva ridere». Quella donna, piena di ansie è lei. «La mia vita è una bilancia, è come se ogni mattina mettessi sul piatto tutte le paure e le ansie, e un peso analogo per riuscire ad affrontarle. Per raggiungere una sorta di equilibrio. A volte passo una bella giornata, a volte l’ansia me la porto dietro fino alla notte».
È il debutto sorprendente come regista: «Siamo tante, mi piace che ci sia competizione fra noi». Ha pensato a qualche maestro con cui ha lavorato? «Ho cercato di comportarmi al contrario di come i registi hanno fatto con me: il potere sono io e si fa come dico io. Sono nevrotica ma ho cercato di non esserlo».
Buy rassicurante è una notizia.«Sui set in genere sono anche nervosa, invece qui non è successo, mi sono placata, ho avuto voglia di mettere a proprio agio gli attori».
Di cos’altro ha paura, a parte gli aerei? «Ho paura della vita stessa. Penso di aver capito di vivere al 30% delle mie possibilità. Non sono una che vive pienamente la propria vita. Ho sempre temuto il cambiamento. Mi rifugio nelle cose che conosco, nelle persone che mi vogliono bene. Pretendo poco dalla mia vita». Mai uscita dalla comfort zone, «e quando l’ho fatto non sono stata bene».
Dice di non aver pensato a Erica Jong, al suo vecchio bestseller Paura di volare: «Per me, dietro la paura di volare ci sono tante cose, è il lasciarmi andare, l’affidarmi a un’altra persona. Volare ti porta in un altro luogo, è uno spostamento che fai, è il trovarsi in una vita sconosciuta».
L’aereo
Temo i viaggi in aereo Anche per questo ho rinunciato a una carriera internazionale
Il cinema è ancora maschilista, ma lo dice senza astio, con morbidezza, come appare oggi: «Gli uomini sono fatti a quel modo, non è che il cinema vive in una dimensione diversa. Quello delle maestranze è un lavoro destinato agli uomini. Io sul set mi sono circondata di donne».
Sua figlia ci disse (ma con affetto) di non aver preso nulla di lei. «Il regalo più bello è stato quello di preservarla perché non diventasse come me. Ha 22 anni, è seria, studia all’Accademia d’arte drammatica. Vorrei che facesse l’attrice in modo diverso da me, che lavorasse fuori».
Nel film si parla della grande carriera internazionale che si è preclusa. Dice che «c’è stato un momento in cui avrei potuto lavorare bene all’estero. Ma non è nel mio carattere, sono stanziale. Ho rinunciato a tante cose. Dovevo fare un film in Montenegro, mi sono immaginata una montagna contro cui mi sarei sfracellata come la squadra del Torino a Superga».
Ora sembra rilassata. «Sono contenta, è diverso parlare delle proprie cose. Ero abituata alla mia bellissima vita d’attrice. Mi sono esposta. È una bella responsabilità. Quando recito per altri sono una pedina. Ho sempre avuto paura di dire qualcosa di sbagliato. Qua ci sono io».
L’ha fatto vedere al sodale Nanni Moretti? «Mi ha invitato a fare una proiezione al Nuovo Sacher. Ho obiettato, ma se non l’hai visto? Non importa, mi ha risposto. Secondo me se l’è fatto proiettare di nascosto da qualche parte».