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 2023  ottobre 25 Mercoledì calendario

I Piccirilli Bros che scolpirono New York

Poche persone hanno plasmato il paesaggio cittadino di New York come i fratelli Piccirilli, sei scalpellini immigrati dall’Italia che a partire dagli anni ’90 dell’Ottocento, dal loro atelier nel Bronx, sfornarono una gran quantità di sculture pubbliche famose. Dalla sede della dogana al Bowling green e allo zoo del Bronx, dalle raffigurazioni di George Washington sul Washington Arch, nel Greenwich Village, fino ai leoni accovacciati dell’edificio principale della Public Library di New York, i Piccirilli hanno lasciato il loro segno in tutta la città. «Il numero di opere scolpite dai fratelli Piccirilli è incredibile, sono ovunque», dice Thayer Tolles, curatore della sezione pittura e scultura americana al Metropolitan Museum. «Non è solo il monumento ai pompieri e la Frick Collection, è la Borsa di New York, è il museo di Brooklyn. Sono dappertutto, anche dove non lo sappiamo». I fratelli — Ferruccio, Attilio, Furio, Getulio, Masaniello e Orazio — si destreggiavano abilmente fra una duplice identità professionale. Se da un lato la loro attività principale era eseguire le visioni di famosi scultori come Daniel Chester French (che fece il disegno della figura di Abraham Lincoln da cui poi i Piccirilli, usando 28 blocchi di marmo della Georgia del peso di 150 tonnellate, avrebbero ricavato la statua per il Lincoln Memorial), dall’altro lato scolpivano anche opere originali. Attilio e Furio avevano avuto una formazione accademica a Roma e French nutriva una stima tale per i due che quando fu a capo della commissione scultura del consiglio di amministrazione del Metropolitan Museum acquisì alcune loro opere originali per la collezione del museo. Eppure ormai i Piccirilli sono quasi del tutto dimenticati, persi nell’ombra di famosi scultori americani come lo stesso French. Ora Eduardo Montes-Bradley, un cineasta sessantatreenne cresciuto a Buenos Aires, in Argentina, vuole dare nuovo lustro alla loro storia con un documentario a cui sta lavorando da due anni. Il film, The Italian Factor , ritrae questi scalpellini senza mai cadere allo stereotipo del manovale immigrato non qualificato con quei «buffi cappellini di carta », per usare le sue parole, ma come artigiani di straordinario talento, indispensabili per l’arte pubblica della Grande Mela e dell’America in generale. «Quando parliamo dei Piccirilli, ci dobbiamo togliere il cappello», dice Montes-Bradley. «Erano i migliori nel loro mestiere e il padre faceva risalire le loro ascendenze scultorie fino al Rinascimento, quando Michelangelo trovò la pietra per il David a Carrara», la città, famosa per i suoi marmi, dove erano cresciuti i fratelli Piccirilli. Gli scultori tradizionali che lavoravano in America durante il XIX e gran parte del XX secolo normalmente modellavano le loro sculture nell’argilla e poi ne ricavavano un modello in gesso. Poi si affidavano ad abili scalpellini, spesso italiani,per tradurre le loro visioni in pietra, usando i modelli in gesso come guida. Questi artigiani della pietra, oltre ad avere l’abilità necessaria per riprodurre le immagini dello scultore con martello e scalpello, sapevano usare con maestria uno strumento fondamentale, chiamato pantografo, per eseguire il complesso compito di riportare il disegno di uno scultore su scala più grande, a volte monumentale. Per il Lincoln Memorial, ad esempio, French spedì un modello in gesso del presidente alto 2 metri all’atelier dei Piccirilli nel Bronx, e lì i fratelli scolpirono la colossale statua di quasi 6 metri che siede maestosa nel National Mall a Washington. Nei decenni prima che i fratelli Piccirilli e il padre, Giuseppe, arrivassero a New York e aprissero il loro primo atelier, in una scuderia riadattata sulla 39ª strada ovest di Manhattan, gli scultori che lavoravano in America normalmente spedivano i loro modelli in gesso in Italia per farli trasformare in statue di marmo dagli scalpellini locali. Poteva volerci un anno intero per completare tutta la procedura. Ma poi arrivò «un momento di rivelazione », dice Montes-Bradley,quando French scoprì l’atelier dei Piccirilli a Manhattan. «Quando entrò nella sala dovette pensare di essere entrato in una delle grandi botteghe fiorentine. Era una cosa sbalorditiva e fu in quel momento, mi piace pensare, che il Rinascimento Americano prese il via». Nei trentacinque anni successivi, French affidò ai Piccirilli la realizzazione di tutte le sue sculture in pietra tranne due, e l’atelier dei fratelli italiani contribuì a fare di New York uno dei più importanti centri di produzione artistica, secondo un saggio di Mary Shelley e Bill Carroll pubblicato sulla Bronx County Historical Society Journal. A sovrintendere all’attività della bottega era Giuseppe, il patriarca, fino alla sua morte, avvenuta nel 1910, quando fu Attilio a prendere il timone. Il complesso dei fratelli Piccirilli sulla 142ª strada est, nel quartiere di Mott Haven, nel Bronx, comprendeva due edifici in mattoni, di cui uno adornato con un medaglione e dei bassorilievi, accanto a una bottega più vecchia e a una serie di case a schiera. Dentro questo «frenetico alveare », scriveva W. M. Berger sulloScribner’s Magazine nel 1919, era facile «avere l’impressione che questo posto assomiglia, con le sue montagne di marmo e granito, i suoi busti antichi e le sue riproduzioni in gesso di opere dell’arte greca e romana, più all’antica bottega dove i vecchi maestri del Rinascimento italiano scolpivano i loro capolavori che a qualunque cosa possa offrire la nostra città moderna». Fra le opere originali scolpite dai Piccirilli ci sono la “Legge indiana” e la “Letteratura indiana”, due figure allegoriche montate sul cornicione del museo di Brooklyn, e le lunette esterne dell’edificio della Frick Collection, oltre ad alcune decorazioni d’interno nello stesso palazzo, secondo le informazioni che Montes- Bradley ha recentemente portato alla luce spulciando i documenti contenuti negli archivi della collezione. Attilio Piccirilli morì nell’atelier della 142ª strada nel 1945 e fu seppellito con i suoi familiari nel cimitero di Woodlawn, nel Bronx. Oggi l’unica decorazione che caratterizza le tante tombe del lotto principale riservato alla sua famiglia è una scultura in bronzo di Attilio. Chiamata Mater Amorosa, è una copia di due figure del Maine Monument, una madre che conforta un bambino addolorato. La madre era così importante per i fratelli Piccirilli che quando morì, nel 1921, fecero trasportare la salma dall’Italia fino a New York. 
©2023, The New York Times. (Traduzione di Fabio Galimberti)