Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 24 Martedì calendario

Il peso della cattiveria

Ci ha messo dentro tutto uno spettro di sentimenti che vanno dallo sconcerto all’incredulità e poi sofferenza tantissima, nessuna rassegnazione, consapevolezza, persino educazione e gentilezza più un pizzico di ironia che non guasta. Troppo dolore da convertire in arte, Giovanna Mezzogiorno e l’odio vomitato addosso a lei, colpevole di aver preso 20 chili in doppia gravidanza. Lo chiamano body shaming, dittatura estetica, ma è soprattutto bullismo. Tutto nasce da uno sfogo fatto da Giovanna a Silvia Grilli, direttore di Grazia, donna filiforme che non immaginava quanto lo tsunami intimo fosse capace di portare una brava e nota attrice a fare i conti con la bilancia tramite terzi. Ne è uscito un cortometraggio Unfitting (inadeguata), presentato alla Festa del Cinema di Roma, che Mezzogiorno ha voluto dirigere e Bulgari ha prodotto perché sostenere questo progetto significa «raccontare un’idea di bellezza non costretta in canoni preconcetti». Al suo fianco da interpreti, Carolina Crescentini, Ambra Angiolini, Fabio Volo, Massimiliano Caiazzo e Marco Bonini.Mezzogiorno, ma che era successo per condurla a tanto?«Era successo che il mio corpo era cambiato. Avevo avuto due gemelli, ero stanca e non avevo voglia di mettermi subito a perdere peso. Forse mi sono lasciata anche andare, sono stata pigra e per altri dieci anni mi sono portata dietro questi venti chili di troppo. Poi è una spirale, invece di risolvere la tua vita lavorativa e familiare, svuoti il frigorifero. Più facile. Fatto sta che è partito un bullismo esagerato contro di me amplificato perché anche digital. Se metti il mio nome su Internet, esce fuori di tutto: cicciona, malata, sporca...».Problemi anche sul lavoro?«Certo, improvvisamente non ero più l’attrice tanto brava e impegnata. Nessuna proposta di lavoro. Scomparsi tutti, persino gli amici più cari come se fossi portatrice di un virus contagioso, la grassezza. Io ho 50 anni ed è stato devastante. Immaginiamo per gli adolescenti, una risposta così dura può portare a gesti gravi».Lei è stata un alibi per ricamare leggende d’odio?«Il mio peso, forse. Fatto sta che mi stavano rovinando la vita. Ne racconto una, emblematica. Ero andata ospite in un programma famoso della domenica pomeriggio. Avevo una ciste ad un occhio e mi dovevo operare, nulla di grave ma a quella trasmissione dovevo andare per forza, ero in promozione. Il giorno dopo non può immaginare la rabbia dei commenti, sono stata accusata di avere chissà che terribile malattia. Ripeto, io sono forte ma ci vuole una resistenza fuori dal normale per venirne fuori».Che cosa serve?«Ti deve prima passare lo sbigottimento. Poi devi capire che cosa è successo, infine devi imparare a riderci sopra. Distruggere la vita della gente è un attimo».Le amiche le sono state accanto?«Le amiche? Le colleghe? Non scherzi. Sparite anche loro. La solidarietà femminile è uno slogan vuoto di cui ci si riempie la bocca e basta. Fa moda. Le donne sono state le peggiori con me. No, aspetti, una mi disse con disapprovazione: “Ma quando i tuoi figli vanno a letto non potresti andare a correre?”. Io risposi: “Certo che corro, a letto, stanca morta...».E sul set?«È esattamente come si vede nel corto. Carolina Crescentini in camerino con i vestiti che le portano, taglia 38 e terza di reggiseno. Allora lei risponde, “Ma ho 13 chili di più” e la sarta: “Allora dimagrisci”. Sul set mi chiedevano di dimagrire, appunto. Quando alla fine del corto io dico al regista che mi guarda schifato: “Io sono una brava attrice”, lui risponde che non gliene importa niente. Appunto, niente».C osa le ha fatto più male?«Tutto, ma a caldo le dico l’umiliazione che si prova osservando come gli altri ti guardano. Noi siamo anche immagine, ma siamo interpreti soprattutto, di cuore e testa che è più importante del girovita».Gli uomini ne escono malissimo.«Nella questione di genere il maschile è il grande assente».Lei adesso è magra, un altro trauma?«In parte perché è stato un dimagrimento repentino. Mi ha condizionata l’ambiente, stavo impazzendo, mi erano accanto solo i medici. Il dimagrimento è stato violento ed ha avuto conseguenze gravi sulla mia salute. Una debolezza di cui mi pento. Ho perso subito 20 chili e ne ho pagato un prezzo molto alto».Lei ha scelto di vivere a Torino con i suoi figli che oggi hanno 12 anni. Hanno visto il corto?«Torino è una città che adoro e che non lascerò mai. Certo che i miei figli hanno visto il corto, perché mai si devono permettere di fare commenti aggressivi, sessisti sull’aspetto fisico delle ragazze. Loro mi stanno vicini, si preoccupano che io mangi e se mi nutro, lo faccio per loro».È adesso, si ricomincia?«Non dimentico il male e chi me lo ha fatto, un giorno potrei dire i nomi, da brivido. Sono andata avanti a testa alta, sempre. Sono una buona attrice e i risultati che ho portato lo testimoniano. Si va avanti, nella consapevolezza. Una cosa non ho mai perduto, l’educazione e la gentilezza, sempre, a tutti i costi». —