Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  settembre 04 Lunedì calendario

Biografia di Carlo Fuortes

Carlo Fuortes, nato a Roma il 5 settembre 1959 (64 anni). Dirigente pubblico ed economista. Dal 1° agosto sovrintendente del Teatro di San Carlo. Già amministratore delegato della Rai
Vita Figlio di Tommaso Fuortes, medico di Giuliano (594 abitanti), frazione di Castrignano del Capo, in provincia di Lecce. Il nonno materno era Don Achille De Nitto di Tricase, marito della nobildonna Maria Miranda • Laureato in Scienze statistiche ed Economiche a La Sapienza, allievo di studiosi come Paolo Sylos Labini e Luigi Spaventa • Durante gli studi universitari lavora come fotografo per l’Accademia di Santa Cecilia: «Ho sempre amato la musica tanto che durante gli anni dell’Università, per entrare gratuitamente ai concerti, facevo il fotografo per la stagione. La sera sviluppavo le foto e poi la mattina andavo a consegnarle ai giornali. Mi laureai nei primi anni Ottanta in scienze economiche con Paolo Sylos-Labini, occupandomi dei primi programmi di pianificazione economica. Poi, appena laureato, fondai la IZI spa attraverso la quale iniziammo a fare studi e analisi sugli investimenti culturali • Specializzato nell’economia della cultura, con riferimento in particolare alla gestione dei teatri, dei musei e dei beni culturali. Ma anche dello spettacolo dal vivo, della televisione e del cinema • Dal 1998 al 2001 è stato consigliere del cda del Teatro di Roma in quota Ds. Lasciò la carica per solidarietà nei confronti del regista Mario Martone, allora direttore contestato. Al posto di Fuortes venne chiamato il giornalista Sandro Curzi. «Il picaro Fuortes afferra un’altra liana. Viene nominato direttore generale del Palazzo delle Esposizioni e delle Scuderie del Quirinale succedendo a Luigi Zanda, il presidente della repubblica dei distinti, che aveva già chiamato Fuortes a lavorare all’Agenzia del Giubileo» [Carmelo Caruso, Foglio] • Dal 2003 al 2015 come numero uno dell’Auditorium Parco della musica di Roma, in qualità di amministratore delegato della fondazione Musica per Roma. Periodo caratterizzato da una programmazione innovativa e aperta alle arti e ai molti linguaggi contemporanei • È anche insegnante di Conservazione dei beni culturali all’Università della Tuscia di Viterbo • Ha anche insegnato Sistemi organizzativi dello spettacolo dal vivo nel corso di laurea in Discipline Arti Musica Spettacolo (Dams) dell’Università Roma Tre, ed è autore di saggi e pubblicazioni sull’economia e la gestione del settore culturale • Dal 2011 è segretario generale dell’associazione Economia della cultura e membro della giunta esecutiva di Federculture • La sua fama di «ristrutturatore» di debiti lo porta all’Opera romana, uno dei tanti carrozzoni d’Italia. Avva già risanato i debiti al Petruzzelli di Bari, poi il passaggio all’Arena di Verona che si doveva salvare dalla liquidazione decisa dal sindaco Flavio Tosi (2012-2013) • Il 23 dicembre 2013 è stato nominato sovrintendente del teatro dell’Opera di Roma: «Arrivato all’Opera disse: “La situazione è peggiore di quanto pensassi”. Fu a un passo dal licenziamento collettivo di 182 persone, tra orchestra e coro. C’era un debito stratosferico di 26 milioni, stipendi dei dirigenti raddoppiati in tre anni, “un professore d’orchestra lavorava in media 125 giorni all’anno”. Si mise all’opera, cifre alla mano: “L’85,5% del bilancio del teatro, nel 2013, è stato a carico dei contribuenti, pari a 55 milioni”. L’incasso dell’apertura della Scala era superiore a quello dell’intera stagione a Roma: “Cambiare in modo strutturale è un’opportunità”. Risparmiò e aumentò la produttività. Revisione della pianta organica e annullamento del contratto integrativo, pari al 37% dello stipendio. O così o si chiudeva: “È l’estremo tentativo di modificare un sistema che ha privilegiato clientelismo, sprechi e deficit”. Alla fine ha fatto dell’Opera di Roma un teatro internazionale che ha aperto le porte a registi innovatori che mai vi avevano messo piede. Nel 2015 aprì la stagione che è la vetrina di un anno con un’opera di Henze: “Ho messo tre titoli contemporanei in programma e mi hanno preso per matto” raccontò. È stato anche in corsa come sovrintendente alla Scala, ma venne bruciato da un consigliere di indirizzo che spese pubblicamente e con troppa enfasi il suo nome, e poi Fuortes non era una figura popolare per alcuni sindacati di peso» [Cappelli, cit.] • «Figurarsi quando a Roma plana la super Traviata diretta da Sofia Coppola. I costumi sono di Valentino, disegnati da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli. Gli applausi scroscianti fanno dimenticare gli scontri con i sindacati, il braccio di ferro sul licenziamento collettivo del coro e dell’orchestra dell’Opera. La terapia shock ha funzionato. Nella Roma dei flambus e dell’immondizia, si torna a respirare. Ora tocca alla Rai» [Lorenzo D’Albergo, Rep] • «Carlo Fuortes era alla sua scrivania all’Opera quando è arrivata la notizia: il ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, d’intesa con il presidente del Consiglio Mario Draghi, l’ha designato come amministratore delegato della Rai. Fuortes è d’area Pd, il partito che gli ha proposto di correre come sindaco a Roma, prima di passare la palla a Gualtieri. Ma lui ha declinato. E la Rai “suona” come una nomina tecnica» [Cappelli, cit.] • «Come tutte le persone molto veloci, talvolta è impaziente con i lenti, il che per un pachiderma stanco come la tivù di Stato non sembra il viatico migliore. Certo, la Rai è perfino più complicata di un teatro d’opera» [Alberto Mattioli, Sta] • «Dal 9 luglio 2021, giorno della sua nomina, non c’è settimana in cui non si sia meritato almeno tre articoli» [Carmelo Caruso, Foglio] • «Il budget aziendale del 2022 approvato per il rotto della cuffia, lo sciopero dei giornalisti contro il taglio dei telegiornali regionali della notte, la convocazione d’urgenza della commissione parlamentare di Vigilanza richiesta dal segretario Michele Anzaldi, una conferenza stampa di fuoco in cui i rappresentanti del giornalismo italiano hanno protestato contro il rifiuto di trasmettere un video comunicato prodotto dall’Usigrai, l’Unione sindacale dei giornalisti Rai. E ora il caso dei condirettori della Tgr, la Testata giornalistica regionale che sta montando come un soufflé, e la questione del canone, “basso rispetto al resto d’Europa” e incerto. “In un sistema duplice la risorsa di gran lunga prioritaria è il canone, tuttavia il relativo valore unitario è il più basso di tutta Europa, 90 euro. Una somma distante da quella degli altri paesi al punto da rendere quasi irrilevante la compresenza compensativa, per Rai, degli introiti della raccolta pubblicitaria”.
Secondo l’amministratore delegato, l’attuale canone “è una risorsa incongrua rispetto agli obblighi e alle attività che la Rai svolge ed è tenuta a svolgere”, soprattutto “se si considerano le varie trattenute, dei 90 euro Rai ne percepisce solo l’86 per cento”» [Daniele Martini, Domani] • Il rinnovamento del Festival ha permesso di parlare ai giovani in prime time. Che cosa ha imparato la Rai da questi due anni di Sanremo? «Credo che quella magia sia molto legata al festival, se ne estrai una parte non è detto che si ottengano gli stessi risultati. Ma il nostro tentativo è uscire dall’idea sacrale dei canali: le nuove direzioni di genere consentono più flessibilità». La parola chiave resta, dunque, innovazione. «Sì, e l’impegno su Rai 2 nasce con questo obiettivo: sperimentare senza avere il "terrore" dello share. Che purtroppo è un problema che si presenta comunque, perché gli ascolti hanno effetti sulla pubblicità e sulla comunicazione. Da settembre Rai 2 ha il 70% di nuovi programmi, non è mai successo nella storia della Rai. Nell’ultimo mese lo share della rete è cresciuto quasi del 20% rispetto al gennaio del 2022» • «Se non sono volate parole grosse lo si deve solo al carattere istituzionale e riservato dell’incontro Meloni-Fuortes. Un incontro tête-à-tête che l’amministratore delegato della Rai chiedeva da tempo alla riottosa Presidente del Consiglio. Che i due non si siano piaciuti è cosa certa, si dice che la Premier non abbia gradito l’atteggiamento non morbido del suo interlocutore, ma qui i racconti si differenziano: mentre Fuortes rassicura i consiglieri Rai sul clima cordiale della conversazione, Meloni racconta che si è trovata davanti una persona rigida sulle sue posizioni. Vero è che la Premier è subito partita con un fuoco di fila di critiche: la Rai che va male, superata da Mediaset, programmi sbilanciati a sinistra, il piano industriale gestito male e finito in fallimento. I Mondiali, poi, secondo Meloni, hanno ottenuto il solo risultato di penalizzare le news anticipate di un’ora» [Michela Tamburrino, Sta] • L’8 maggio le dimissioni: «Non ci sono più le condizioni per poter proseguire il lavoro». Le dimissioni sono arrivate pochi giorni dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri di un decreto-legge che ha fissato a 70 anni il limite di età per il pensionamento dei direttori delle fondazioni lirico-sinfoniche. La misura consentirebbe di rimuovere il direttore del Teatro San Carlo di Napoli, il francese Stéphane Lissner, che ha 70 anni, per affidare il ruolo proprio a Fuortes [Sta] • «La scelta di dimettersi è stata di Fuortes, non è stata fatta nessuna pressione dal governo», commenta Meloni. «Se poi volete darmi la colpa anche di questo - dice ai giornalisti - credo che i conti non tornino» • Fuortes dice di non voler andare al San Carlo ma il 2 agosto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha firmato il decreto di nomina a sovrintendente: «Fuortes, che prima dell’esperienza come a.d. della Rai era stato sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, prenderà il posto di Stéphane Lissner. Il direttore francese è stato la vittima sacrificale delle manovre di spoils system del governo Meloni: volendo sostituire il vertice della Rai con un nome più vicino alla leader di Fratelli d’Italia, l’esecutivo ha creato una contropartita golosa per Fuortes, in modo da convincerlo a farsi da parte. Per liberare la poltrona di sovrintendente del San Carlo, però, è stato necessario varare un decreto ad hoc. Il “decreto Fuortes” – così ribattezzato dalla stampa – ha reso illegittima la possibilità di guidare le fondazioni lirico-sinfoniche per gli ultrasettantenni. In questo modo, il diretto rivale di Fuortes è stato messo fuorigioco, spianando la strada alla nomina dell’ex dirigente della tv pubblica» [Rep].
Curiosità Passione profonda per la musica jazz e la musica rock, senza tralasciare la musica classica e l’opera lirica • Il piatto preferito è il pesce in tutte le sue forme, ma anche i salumi e i formaggi. Ama poco i dolci. Per quel che riguarda il vino la preferenza è per il Barolo o il Barbaresco. Tra i francesi i rossi di Borgogna e i bianchi dell’Alsazia. Il libro preferito è il teatro di William Shakespeare, che contiene tutti i 38 testi teatrali dell’autore inglese. Lui dice che lì dentro c’è tutto il mondo • Per quanto riguarda gli sport, è appassionato di tennis e vela • Gli piace indossare scarpe italiane e orologi meccanici e automatici • È amico di Franco Bernabè, Luigi Abete, Giovanni Malagò, Francesco Gaetano Caltagirone, Jakaranda Falk, Roberto D’Agostino, Innocenzo Cipolletta, Roberto Benigni, Corrado Augias, e lo era di Romiti [Caruso, cit.].
Amori Sposato con Anna, docente di Letteratura americana a Padova. Due figlie, Maria, designer per Dior a Parigi, e Agnese che studia nei Paesi Bassi, all’Aja.