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 2023  settembre 07 Giovedì calendario

Biografia di Mario Adorf

Mario Adorf, nato a Zurigo (Svizzera) l’8 settembre 1930 (93 anni). Attore. «Può incutere un certo timore trovarsi davanti Mario Adorf, un omone gigantesco con una faccia che pare sempre parecchio incazzata. Se poi pensiamo al violento malavitoso Rocco Musco di Milano Calibro 9 (ricordate la scena in cui ammazza una persona sbattendogli la testa su un comodino?), l’apprensione aumenta. Ma è proprio il suo aspetto che gli ha fatto guadagnare centinaia di ruoli soprattutto nei panni del cattivo» [Marco Gobetto, Berlinomagazine].
Titoli di testa «Con i miei personaggi ho sempre mantenuto una distanza controllata in senso brechtiano».
Vita «Figlio di padre calabrese, il dottor Matteo Menniti, un chirurgo originario di Badolato (Cz) che però svolgeva la sua professione a Siderno. E proprio a Siderno, il dott. Matteo Menniti conobbe la madre, Fraulein Alice Adorf, radiologa di Zurigo, giunta in Calabria alla fine degli anni Venti per presentare nuovi strumenti di radiologia per conto dell’Agfa. La stessa ebbe una relazione con il medico che però era già sposato con tre figlie. “Quando mia madre rimase incinta, mi voleva affidare ad una famiglia, in campagna. Avrebbe avuto il privilegio di vedermi qualche volta la domenica. Alla fine però non accettò e, al nono mese, fuggì alle cinque di mattina, da Locri, per andare da sua sorella a Napoli, ma non fu ricevuta. Stremata, lo stesso giorno prese un nuovo treno e andò in Svizzera dove sono nato con il nome di Mario Adorf. Dopo tre mesi mia madre è stata cacciata anche da lì. Così sono cresciuto nel paese di mio nonno, in Germania”. Allevato dalla zia e dalla nonna e, naturalmente dalla madre, scomparsa nel 1998, alla quale ha dedicato un libro» [Antonio Tassone, ecodellalocride.it] • Giovanissimo, era entrato nelle fila della Hitler Jugend, la Gioventù Hitleriana, suscitando le ire della madre: «Hitler ci aveva sedotti e poi fregati, quando oggi sento che esistono ancora persone che abbracciano la sua dottrina mi viene il voltastomaco» [Gobetto, cit.] • E il padre calabrese l’ha più rivisto? «Solo una volta avrò avuto una ventina d’anni ed ero curioso di incontrarlo. Ovviamente mia madre me ne aveva parlato, dicendomi che papà aveva tanto desiderato un maschio. Ancora non sapevo parlare l’italiano e mio padre non conosceva il tedesco. Gli ho consegnato una lettera di mia zia dove raccontava quanto era successo. L’incontro sarà durato in tutto dieci minuti. Mio padre aveva dato disposizioni perché mi fosse versato un aiuto economico. Poi non l’ho più rivisto» [Tassone, cit.] • Dal 1950 studia all’università di Mainz filosofia, psicologia, criminologia, letteratura, storia della musica e scienza del teatro. Nel 1953 prosegue gli studi a Zurigo • Al primo provino per entrare a studiare recitazione all’Accademia Otto Falkenberg di Monaco cade sul palco e rimane a terra per la vergogna, ma «fui miracolosamente preso, uno dei professori mi disse che due cose l’avevano colpito di me: la forza e l’ingenuità» • Primo ruolo di successo nei panni di un assassino maniaco sessuale in Nachts, wenn der Teufel kam (Ordine Segreto del Terzo Reich) diretto da Robert Siodmak nel 1957. Da quel momento la carriera di Adorf prende il volo. Lavora con Rainer Werner Fassbinder ma anche con Francis Ford Coppola in Il Padrino • Negli anni Sessanta gira A cavallo della tigre di Luigi Comencini. «Racconta di quando ha girato Milano Calibro 9, ruolo che l’ha consacrato come icona del poliziottesco anni Settanta. Ma ammette che quel ruolo gli andava stretto “non mi piaceva girare quel genere di film. In una scena dovevo uccidere un uomo spaccandogli la testa su un mobile, era una cosa troppo violenta per me”. Ricorda anche come la Mafia fosse penetrata nel cinema italiano “in La mala ordina c’era un giovanissimo attore che non sapeva recitare. L’ho detto al regista Fernando Di Leo che, per tutta risposta, mi ha confessato il fatto che quello era il figlio di un ‘Don’ e lì doveva rimanere”». Era anche diventato pericoloso per lui girare quei film perché «a causa della mia corporatura non riuscivano a trovare una controfigura decente, tutte le scene, anche quelle più pericolose, dovevo girarle io. Neanche mi ricordo quante volte ho rischiato di morire» [Gobetto, cit.] • «In 40 anni ho lavorato in quaranta film italiani, commedie come Operazione San Gennaro di Dino Risi, Gli Specialisti di Sergio Corbucci, film politici come Il delitto Matteotti di Florestano Vancini, dove interpretavo Benito Mussolini, o La violenza - Quinto potere nel ruolo di Amedeo Barrese. Io ho paura di Damiani Damiani nel ruolo del Giudice Moser • Hai lavorato in Fedora. Com’era Billy Wilder sul set? «Insieme a Peter Ustinov, Billy Wilder era la persona più arguta e divertente che abbia mai incontrato. Sul set era pieno di battute, ma quando si iniziava a girare diveniva duro e serio. Più tardi ho scoperto che normalmente avrebbe fatto solo una ripresa e poi: “Stampiamola! Avanti”. Mi ricordo la prima scena di Fedora con William Holden. Dopo il primo ciak Billy Wilder disse: “Stampiamola! Avanti”. Mi sono permesso di dire: “Mr. Wilder, non riusciamo a farla ancora una volta? Penso di poter fare meglio. E Wilder rispose seccamente: ‘Perché. Non l’hai fatto prima?’. E non mi ha dato un’altra possibilità. È stata una lezione importante per me: si deve dare il meglio la prima volta» [Mauxa] • Notevoli sono anche le partecipazioni a Notte italiana (1987), film d’esordio del regista Carlo Mazzacurati, e a I ragazzi di via Panisperna (1988), di Gianni Amelio. Prende parte anche al progetto velleitario di Mio caro dottor Gräsler (1989) di Roberto Faenza. È molto attivo anche in televisione, sia in Germania che in Italia. Ha partecipato a sceneggiati di successo come: Marco Polo (1982), La piovra 4 (1989) e Fantaghirò 1 e 2 (1991 e 1992). Nel novembre 2006 la trasmissione Unsere Besten lo ha proclamato secondo attore tedesco di tutti i tempi alle spalle di Heinz Rühmann. Nel 2007 ha fatto parte della giuria del Festival di Berlino sotto la presidenza del regista Paul Schrader [Sole] • Nel 2016, durante la 69a edizione del Festival del film Locarno, riceve il Pardo alla carriera: «La sterminata galleria di personaggi incarnati da Mario Adorf può essere considerata il miglior manifesto di quella ricchezza di proposte che ispira il programma del Festival. La Retrospettiva dedicata al cinema tedesco quest’anno ci ha fornito una ragione particolare per premiare questo straordinario interprete a suo agio tanto nel cinema d’autore quanto in quello popolare, nel registro drammatico come in quello comico, capace di marcare con la sua presenza non solo il cinema tedesco, ma anche il cinema europeo, finendo per porsi come un ponte tra culture, epoche e forme d’espressione».
Amori Dalla prima moglie, l’attrice Lia Verhoeven, ha avuto Stella, anche lei attrice. Lis è la sorella di Paul Verhoeven (Robocop, Attori forza, Basic instinct). Nel 1985 si è risposato con l’ex-modella francese Monique Faye, con cui conviveva dalla fine degli anni sessanta. Abita a Mayen, città che nel 2001 gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
Curiosità Ama il nuoto ma «vado nelle piscine solo se il mare non è a portata di mano». Autore preferito, Shakespeare: Amleto, Macbeth e Il mercante di Venezia. «Perché Shakespeare era ed è ancora il più grande» • Gli piace cantare e scrivere- Ha pubblicato diversi libri in Germania • Grazie alla conoscenza di quattro lingue, ha viaggiato in lungo e in largo attraverso le frontiere del cinema europeo [Tassone, cit.]. Ha vissuto a Roma per 40 anni, vicino a Campo dei Fiori.
Titoli di coda «Oggi quando torno mi sembra che a Roma non ci siano più i romani».