11 settembre 2023
Tags : Milo Manara (Maurilio Manara)
Biografia di Milo Manara (Maurilio Manara)
Milo Manara (Maurilio Manara), nato a Luson (Bolzano) il 12 settembre 1945 (78 anni). Fumettista. «Non sono un artista. Rivendico il mio essere un fumettaro». «Il camionista non si attacca sul camion un quadro di Rauschenberg o di Jasper Johns: si attacca una bella pin up. Devo alle mie pin up il fatto di poter ancora divertire, di essere vicino alla gente: militari, camionisti, carcerati» • Quarto di sei fratelli. «Mia madre Caterina, detta Rina, era una maestra all’antica. Insegnava nelle scuole elementari di Bardolino. Abitavamo nel municipio, di fianco alla chiesa, perché mio padre Gino era segretario comunale e aveva diritto all’alloggio di servizio. In casa nostra non sono mai entrati i fumetti, a parte Il Vittorioso, il settimanale dell’Azione cattolica, sul quale m’innamorai di Franco Caprioli, autore di Dakota Jim, il “cowboy verde”» (a Stefano Lorenzetto). «Passavo le ore a guardare le illustrazioni delle enciclopedie. Mi perdevo nei mondi che raffiguravano. Davanti alle immagini de L’isola del tesoro e Le avventure di Huckleberry Finn mi lasciavo completamente andare: sognavo di costruire una zattera e lanciarmi a scoprire il mondo navigando il fiume. Non sospettavo nemmeno che si potesse disegnare per lavoro. Disegnavo, disegnavo sempre. Mia madre mi doveva obbligare a uscire a giocare con gli altri bambini. Fosse stato per me, sarei rimasto piegato sui miei bozzetti» (a Nicola Mirenzi). «Si ricorda il suo primo disegno? “In prima elementare raffigurai il bue e l’asino nel presepio”» (Lorenzetto). «Quando ha cominciato a disegnare donne nude? “Quando ho cominciato ad apprezzarle, intorno ai 14 anni. I miei si sono accorti che avevo una buona mano e mi hanno mandato al liceo artistico. Una classe di 16 ragazze più la modella nuda. Io l’unico maschio. Molto coccolato”» (Lorenzetto). «Al liceo artistico disegnavo ogni giorno. A 16 anni feci un pannello decorativo per un negozio di guanti a Verona: due figure liberty di persone» (a Fabio Isman). «Quando dalla provincia di Bolzano si è trasferito a Verona, aveva ancora per modelli Botticelli e Raffaello. “La mia idea era di fare il pittore – racconta –. Poi, nel 1964, a 19 anni, vengo folgorato dalla Pop Art americana e dall’espressionismo astratto. È l’anno in cui Robert Rauschenberg vince la Biennale di Venezia: sono ancora più convinto. Mi affascinano Jasper Johns e Roy Lichtenstein. Mi iscrivo ad Architettura a Venezia…”. […] “Poi è arrivato il ’68, la contestazione alla Biennale, le proteste in piazza San Marco, ed è emersa la consapevolezza che ormai l’arte avesse esaurito il proprio ruolo sociale, un ruolo che aveva sempre avuto nei secoli, ma che adesso s’erano presi la tv e il cinema. La pittura era lontana dalla società. Per fortuna ho scoperto il fumetto”. Accade grazie a una donna. Abbandonata l’università, Manara lavora come assistente di uno scultore spagnolo, Miguel Berrocal. Berrocal ha una moglie francese, che si fa spedire le novità editoriali da Parigi. E così, un giorno, il giovane Milo si trova fra le mani un volume di Barbarella, la disinibita viaggiatrice della Galassia inventata da Jean-Claude Forest, protagonista di una serie di fantascienza erotica. “È stato il primo grande fumetto per adulti – spiega –. Appena l’ho visto, ho guardato le prime tre, quattro pagine, e mi sono detto: voglio fare questo mestiere. Il lato estetico del disegno cominciava a interessarmi di meno. Mi incuriosiva di più l’aspetto narrativo. Volevo raccontare storie”» (Gian Luca Favetto). «Nel 1969 iniziai a far vedere in giro alcuni miei disegni in bianco e nero, fino a che un editore di Milano, Furio Viano, non decise di affidarmi la versione a fumetti di un fotoromanzo per adulti di buon successo, Genius, che era poi uno dei tanti epigoni di Diabolik. Così è cominciato tutto» (a Giuseppe Pollicelli). «Disegnai le prime storielle erotiche tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta: quando la rivoluzione sessuale passava attraverso i fumetti, quando veniva messo al rogo l’Ultimo tango a Parigi di Bertolucci. L’erotismo diventava dunque una leva per segnare un cambiamento, anche perché la narrativa, di questo tema, se ne dimenticava costantemente. Mentre la mente di tutti noi giovani uomini era occupata dal sesso per il 50 per cento del tempo, nessuno ne faceva parola. Non una riga. Nessuno ne scriveva esplicitamente. Da qui le storie a fumetti» (a Giorgio Terruzzi). «Manara, pur avendo iniziato con storie erotico-avventurose come Jolanda de Almaviva, si era dedicato nei primi Settanta anche a fumetti “politici” (nella piena ortodossia dell’epoca) come Un fascio di bombe, commissionato dal Partito socialista pre-craxiano sulla strategia della tensione e scritto da Alfredo Castelli (futuro creatore del bonelliano Martin Mystère), o come Lo scimmiotto (testi di Silverio Pisu), riscrittura del classico della letteratura cinese in chiave maoista. Ma le sue donne cinesi, splendide e ammiccanti e lontane dal look delle “compagne comuniste”, lasciano già presagire il suo talento erotico, che espliciterà chiaramente solo dagli anni Ottanta, con opere come Il gioco, dove un misterioso marchingegno scatena il desiderio in signore all’apparenza morigeratissime. Non a caso, la rivista di critica fumettistica Fumo di China arriva a intitolare un articolo su di lui “Manara dal Sessantotto al Sessantanove”. Dall’incontro con Hugo Pratt, creatore di Corto Maltese, nascono due splendidi romanzi a fumetti, fra Grande Avventura ed erotismo, Tutto ricominciò con un’estate indiana, fra i (poco casti) Padri Pellegrini nell’America del Seicento, ed El Gaucho, ambientato nell’Argentina ottocentesca. “Hugo era un grande personaggio, larger than life, come dicono gli americani”, ci ha detto Manara. “Non faceva distinzione fra la propria opera e la propria vita, si era permesso il lusso di vivere proprio come uno dei suoi personaggi. Avevamo un rapporto di grande confidenza, amicizia e complicità. Da veneziano non aveva la patente, io ero il suo autista: abbiamo girato assieme l’Europa per andare ai vari festival”. […] Disegna anche due libri a fumetti su soggetto di Federico Fellini, Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, da due film non realizzati del regista. Il famoso sensitivo Gustavo Rol aveva detto a Fellini (che lo stimava ed era molto superstizioso) che se avesse girato il Mastorna sarebbe morto: il maestro romagnolo decide di farlo solo a fumetti (un medium che amava molto), ma alla fine del primo episodio compare misteriosamente la parola “end”, fine, e così Fellini decide di non proseguire più la storia (anche se comunque morirà l’anno dopo l’uscita del fumetto, nel 1993)» (Stefano Priarone). «La sua ricchissima avventura professionale comprende altri incontri con registi come Pedro Almodóvar e, più di recente, Alejandro Jodorowsky (che ha scritto i testi per una ricostruzione delle vicende dei Borgia), e anche esperienze con le due case editrici americane i cui personaggi stanno dominando il cinema blockbuster contemporaneo: la Dc Comics e la Marvel, per la quale ha realizzato una storia sugli X-Men al femminile (X-Men. Ragazze in fuga). Al nuovo secolo è arrivato con una trasposizione fantastica della vicenda di Valentino Rossi intitolata 46, il numero della moto di Valentino, che ha dato il suo contributo creativo. Negli anni più recenti si è dedicato al progetto Il pittore e la modella, un viaggio nella storia dell’arte vissuta attraverso il rapporto dei maestri del colore con le loro modelle» (Paolo Biamonte). Tra i suoi ultimi lavori, una biografia a fumetti di Caravaggio in due volumi (pubblicati da Panini Comics nel 2015 e nel 2019), il disegno per la statua di Brigitte Bardot inaugurata a Saint-Tropez nel 2017, la serie animata su Adriano Celentano Adrian, trasmessa da Canale 5 nel 2019 (con scarsissimo successo di pubblico e di critica, tanto che lo stesso Manara precisò poi di aver solo realizzato alcuni disegni preparatorî, senza mai occuparsi dell’animazione), la decorazione con la tecnica dell’«affresco digitale» dello scalone monumentale dell’Istituto di anatomia umana dell’Università di Padova, la raccolta di stampe acquarellate Lockdown Heroes (Feltrinelli Comics, 2020), dedicata a «tutte coloro, dottoresse, cassiere e addette alle pulizie, che sono rimaste in prima linea per noi» nelle fasi più difficili della pandemia da Covid-19 e, da ultimo, un adattamento a fumetti di Il nome della rosa di Umberto Eco (pubblicato nel 2023 dapprima su Linus e poi presso Oblomov nel primo dei due volumi previsti) • Nel 2021 è uscita presso Feltrinelli Comics la sua autobiografia A figura intera, a cura di Tito Faraci • Sposato dal 1970 «sempre con la stessa moglie, Luisa Fedrigoli. La conobbi perché veniva a frequentare una scuola d’arte aperta a tutti, dove insegnavo la domenica. Abbiamo due figli ormai oltre i 40, che ci hanno resi nonni di quattro nipoti, due ciascuno» • «Se i buoni cristiani fossero tutti generosi come l’ateo Milo Manara, battezzato Maurilio, le angustie economiche della Chiesa si dissolverebbero in un baleno. Solo per fermarsi alla diocesi di Verona, il più celebre disegnatore erotico ha eseguito per le Sorelle della Misericordia il ritratto della loro fondatrice, suor Vincenza Maria Poloni, in occasione della cerimonia di beatificazione presieduta da Benedetto XVI. Prim’ancora aveva tracciato il bozzetto del bassorilievo per la canonizzazione di san Gaspare Bertoni, istitutore degli stimmatini, e aveva donato alle suore orsoline molti suoi disegni per abbellire la scuola materna che gestivano a Sant’Ambrogio di Valpolicella, preparando a ogni Natale anche i personaggi del presepio allestito nella piazza del paese. Non contento, ogni anno crea l’etichetta del vin santo imbottigliato dalla parrocchia di Negrar, che lo vende per devolvere il ricavato in beneficenza. Il tutto senza mai farsi pagare. È come se il patrono di Verona Infedele, defunto foglio satirico che con toni dissacranti rifaceva il verso al settimanale diocesano, volesse inconsciamente espiare con la sua prodigalità gli scandali che hanno turbato tanti cattolici: “La Chiesa è molto più pragmatica di quanto non lasci trasparire. I papi non davano forse lavoro a Michelangelo e Raffaello, non proprio due stinchi di santi? Io mi accontento di monache, preti e frati”. […] “Non sono credente, ma vengo da una famiglia cattolica. Mi è rimasta dentro un’idea del peccato blandamente erotica. Solo uno Stato laico può garantire la libertà religiosa”» (Lorenzetto) • «Esiste qualcosa di sacro per lei? “Mi ritrovo totalmente asservito al senso del sacro quando ho di fronte le Dolomiti. O gli oceani”» (Lorenzetto) • «Non mi buco, non ho stravizi, bevo moderatamente. Conduco un’esistenza monotona e morigerata, soprattutto da una certa età in poi. Ho scelto la qualità dell’arte» (a Bruno Ventavoli) • «Se essere di sinistra significa ritenere che la distribuzione della ricchezza dovrebbe essere un po’ più equa, allora sono di sinistra» • «Delle sue donne, la più celebre è senz’altro Miele (“Mi chiamano così perché ce l’ho dolcissima. O almeno così dicono”), modellata sulle fattezze di Kim Basinger e in parte ispirata anche alla “donna che visse due volte” Kim Novak, anche lei chiamata Miele (per il colore dei capelli, però). Donna sexy e ironica, autenticamente priva di noiose rivendicazioni femministe, rispecchia perfettamente lo Zeigeist degli Ottanta» (Priarone) • «Una “matita onnivora”, che lavora anche per libri, dischi, cinema, teatro, tarocchi, cartoni animati, pubblicità. Ha realizzato racconti su testi di Enzo Biagi, Jodorowsky, Mino Milani, Vincenzo Mollica, ha raccontato la storia d’Italia, della Francia, della Cina, della scoperta del mondo ma anche di Valentino Rossi e della dinastia dei Borgia, ha reso omaggio a Pirandello, Moebius, Pazienza, John Lennon, Pasolini… “Penso d’avere il record mondiale di variazioni sul tema: pochi altri disegnatori hanno fatto così tante cose in così tanti territori. È un mio puntiglio: provare a percorrere più itinerari, compresi i supereroi. Non ho voluto privarmi di nulla”» (Alberto Gedda). «Milo Manara appartiene al novero dei grandi autori che hanno trasformato il fumetto, ampliandone i confini e i contenuti avvicinandolo al romanzo e al cinema e imponendolo definitivamente come un’espressione artistica tout court» (Biamonte) • «Una volta Michele Serra mi ha detto: “Milo, sei l’unico uomo che riesce a eccitarmi”». «A Milo Manara, il miglior complimento, lo ha fatto […] un parroco di Parabita, nel Salento: “Tu per me sei come Discovery Channel: mi fai vedere posti dove non potrò mai andare”» (Lorenzetto) • «Cominciai, come si conviene, dal basso, con piccoli fumetti di infima qualità, che tuttavia offrirono la possibilità a me e a molti altri giovani di apprendere i rudimenti del mestiere. Poi incontrai i maestri. Il primo fu Hugo Pratt, la persona cui devo di più, in assoluto. La sua amicizia e i suoi insegnamenti furono fondamentali, e considero un alto onore di essere stato l’unico disegnatore per cui Hugo Pratt abbia scritto delle sceneggiature. Quindi incontrai Jean Giraud “Moebius”, da cui imparai a disegnare. Per ultimo incontrai il maestro dei maestri: Federico Fellini. La riconoscenza e la gratitudine per questi maestri è tale e tanta che non mi è possibile condensarla qui in poche parole. Resta il fatto che considero l’averli incontrati la vera fortuna della mia vita. Non ho annoverato tra i maestri Andrea Pazienza, benché lo fosse e lo sia a tutti gli effetti. Ma, per la sua giovane età e per la stupefacente naturalezza del suo talento, l’ho sempre considerato un fratello minore, da cui copiare di nascosto, per salvare almeno la faccia» • «Ho avuto la fortuna di trovarmi al posto giusto nel momento giusto. Ho vissuto in un momento in cui il fumetto da prodotto per ragazzi è diventato un modo di espressione adulto per adulti: non capisca in senso erotico, ma proprio culturalmente adulto. […] A me interessa un erotismo di carattere sociale, pubblico; non credo di aver mai disegnato una coppia nella propria camera da letto mentre sta facendo sesso: per me non ha il minimo interesse. Mi interessa la trasgressione al pubblico senso del pudore: è la mia radice sessantottina che viene sempre fuori nella mia forma di racconto dell’erotismo» (a Sergio Cau). «L’erotismo parte dallo sguardo. È dagli occhi che inizio a disegnare una figura. È quello il punto fondamentale. Posso anche licenziare un disegno non a posto sul piano dell’anatomia, ma mai lo farò per un disegno che non abbia lo sguardo come voglio» (a Francesco Verni). «I dettagli sono erotismo, proprio come un corpo di donna. […] Nei miei disegni, se una donna è seduta su una sedia dev’essere una sedia vera, una sedia dove ci si può sedere, la migliore delle sedie disegnabili. Perché ci vuol poco a fare un fumetto pornografico: basta una sequenza di corpi nudi. Ma l’erotismo sta attorno. Certo, non mi aspetto di essere ricordato come “quello che disegna delle magnifiche sedie”. Ma, se il mio successo ha un segreto, sta lì» (a Michele Smargiassi) • «“Oggi non mi permetterebbero più di disegnare le mie tavole e le mie eroine. Forse, in questo asfittico clima da politicamente corretto, neanch’io mi sentirei tranquillo. […] La censura è tornata indietro a cinquant’anni fa, soprattutto negli Stati Uniti”. […] Essere politicamente scorretti è un dovere? “Un dovere no, ma un’artista dev’essere libero di osare, senza farsi imporre dei limiti da nessuno”» (Francesco Musolino). «Non si può più girarsi per la strada a guardare una bella ragazza, bisogna tenere la testa diritta. Che poi, magari, un’occhiata senza farsi vedere… Però capisco il punto di vista delle donne, a parte la violenza, ché quella non si discute; ma anche il fastidio, la molestia: è una cosa odiosa. Certe autocensure da parte dei maschietti sono giustissime, sacrosante. Ma alla fine ogni rivoluzione divora sé stessa, come dimostra Robespierre, finito anche lui sulla ghigliottina. Io penso che bisognerebbe stare attenti che non nascano altri piccoli Robespierre, altri piccoli Torquemada, che sono sempre più realisti del re» (ad Andrea Brusoni). «La censura più controversa nella quale Milo Manara è incappato? “Be’, quella che ha destato più scalpore è arrivata […] negli Stati Uniti. Mi avevano commissionato delle copertine dei supereroi della Marvel. Tutto bene finché si arrivò alla Donna Ragno. Io volevo raffigurarla nella stessa posizione dell’Uomo Ragno, arrampicata su una parete. Ma il corpo di una donna in quella postura risultò, agli occhi degli americani, scandaloso. Troppo erotizzato. Coprirono il sedere con il titolo, per capirci. Ma nacque un putiferio: sui social molti presero le mie difese, la Marvel alla fine si è scusata ma quella è stata l’ultima copertina che ho fatto per loro”. E in Italia? “Fece scandalo una mia vignetta in cui si vedeva Giovanni Paolo II abbracciato a due angeli donna. Un certo Farina invocò la censura in Parlamento, venni convocato dalla Digos”. Come andò a finire? “I poliziotti mi chiesero un disegnino”» (Roberta Scorranese) • «Non vorrei fare come quelle attricette che, raggiunta una certa età, pretendono di essere ricordate per l’abilità nella recitazione. Ho disegnato di tutto, è vero, qualche volta considero un po’ limitativo il costante riferimento alle donne dei miei fumetti. Ma devo essere onesto. Devo ammettere che questo successo mi ha aiutato. Mi ha permesso di essere identificato dentro un mare enorme di prodotti editoriali. È un’etichetta. Non posso proprio lamentarmi» • «Mi sa che potrò smettere di lavorare verso gli 80 anni, ammesso di arrivare sin lì. Poi credo possa permettermi di fare altro. Magari mettendomi a girare come fece Matisse, con un blocco e qualche matita. Piccoli racconti di viaggio. Che poi sono un vero piacere della vita».