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 2023  settembre 15 Venerdì calendario

Biografia di Vincenzo Scotti

Vincenzo Scotti, nato a Napoli il 16 settembre 1933 (90 anni). Politico. Eletto alla Camera nel 1968, 1972, 1976, 1979, 1983, 1987, 1992 (Dc). Fu ministro del Lavoro e della previdenza sociale nell’Andreotti IV e V e Cossiga I (1979-80), alla Funzione pubblica nel Cossiga II e nel Forlani (1980-1981), dei Beni culturali e ambientali nello Spadolini I e II (1981-1982), del Lavoro e della previdenza sociale nel Fanfani V (1982-1983), per la Protezione civile nel Craxi I (1983-1984), dell’Interno nell’Andreotti VI e VII (1990-1992), degli Esteri nell’Amato I (1992). Fu anche sindaco di Napoli (1984) • Sottosegretario agli Esteri nel Berlusconi IV (prima delle elezioni si schierò con il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo) • Espulso nel gennaio 2010 dal Mpa, fu tra i fondatori di Noi Sud (sigla già usata da altro partito); nel novembre 2011 si dimise da sottosegretario chiedendo «l’immediata formazione di un nuovo esecutivo politico» e in rappresentanza di Noi Sud partecipò alla promozione dei Liberali per l’Italia-Pli • «Negli ultimi anni Scotti è stato il “patron” della Link University che ha svolto l’originale ruolo di “osservatorio” e serbatoio dei Cinque stelle nell’avvicinamento all’universo governativo» (Fabio Martini)
Vita «Un personaggio che alcuni chiamavano affettuosamente “Enzino”, per l’aria timida e simpatica da orsacchiotto che presentava fin dai tempi della scuola Cisl; mentre altri, più maligni, l’appellavano “Tarzan”. Questo secondo nomignolo d’incerto conio (c’è chi dice Donat-Cattin) nulla aveva a che fare con la reale prestanza fisica del soggetto, configurandosi semmai Scotti come un prototipo del pallido e gracile tipo democristiano, ma in modo fantastico ne coglieva la più spiccata attitudine a librarsi sulla temibile giungla dello scudo crociato usando appunto le correnti come liane. Ebbene. Di fronte all’ennesimo ritorno di Tarzan si resta sgomenti. Il compagno di Umberto Eco all’Azione cattolica, l’allievo di Giulio Pastore, e poi il kennediano, il basista, l’andreottiano, il forzanovista, l’antiCiriaco, il tardo-doroteo, l’effimero sindaco di Napoli, il ministro di quasi tutto, l’inquisito, ingiustamente, l’assolto quasi per tutto, e così via, via, via, fino a Berlusconi, per conto degli autonomisti. Incredibile, ma vero» (Filippo Ceccarelli) • Nella Cisl prima di entrare in politica: «Fu il primo a essere silenziato dal lupo marsicano (Franco Marini, ndr) che, facendogli intorno terra bruciata, lo costrinse a lasciare il sindacato per darsi alla politica nella Dc» • «Nei primi anni Ottanta l’Unità pubblicò un clamoroso documento che chiamava in causa Enzo Scotti, allora esponente di primo piano della Dc, a proposito del pagamento del riscatto alle Brigate Rosse per liberare l’assessore campano Ciro Cirillo. L’accusa era grave per tanti motivi, basti pensare che dall’omicidio Moro erano passati appena tre anni. Solo che il documento, per quanto verosimile, era un falso grossolano» (Massimo Bordin) • Nei suoi Diari, Giulio Andreotti nel 1978 lo definì «bravissimo». Nel libro Cosa loro dimostra invece fastidio per il fatto che all’inizio degli anni ’90, dopo la scarcerazione di 40 mafiosi, sarebbe apparso uno dei più attivi nel varo della legge per porre rimedio ai rilasci (Maurizio Caprara) • Ministro degli Interni nel ’92, a detta di Claudio Martelli fu sostituito per volontà di Oscar Luigi Scalfaro per allentare la tensione tra Stato e mafia (Maria Antonietta Calabrò). Anche secondo i pm che hanno ipotizzato trattative Stato-mafia la sua sostituzione fu propedeutica all’allentamento del carcere duro previsto dal 41bis (Virginia Piccolillo) • «L’elezione di Scalfaro nel 1992 è la più drammatica delle battaglie per la conquista del Quirinale, ma anche il prototipo delle successive campagne: quella vicenda dice qualcosa anche all’attualità? “Sicuramente. Prima lezione: l’elezione di un Capo dello Stato, anche la più accidentata, non è mai un coniglio cavato fuori da un cappello. Anche allora andò così, perché le racconto cosa accadde il 24 aprile nel mio ufficio al Viminale […] io mi trovavo nel mio studio di ministro dell’Interno e nel momento in cui giunse notizia che Oscar Luigi Scalfaro era stato eletto Presidente della Camera, era con me il Capo dello Stato Francesco Cossiga. Ricordo che lui alzò il telefono, si fece cercare il segretario della Dc Forlani e gli disse: Arnaldo, hai eletto il presidente della Camera che sarà anche il nuovo Capo dello Stato. Oramai è chiuso! Sa quanto tempo passerà da questa profezia e la effettiva elezione del Presidente della Repubblica?”. In effetti passò un mese! Durante il quale accadde di tutto: si svolse un duello fratricida Andreotti-Forlani, ma soprattutto si consumò uno degli eventi più atroci nella storia italiana: l’assassinio di Giovanni Falcone. Eppure… “Eppure alla fine fu eletto proprio Scalfaro. Perché c’era una ‘logica’ più forte di tanti altri condizionamenti. Ripercorriamoli e le racconterò un episodio sorprendente…”. Non è stata l’uccisione di Falcone a cambiare la storia di quella elezione? “Avevo un ottimo rapporto con Giovanni Spadolini, in quel momento presidente del Senato. La mattina della domenica andammo assieme ai funerali di Falcone, in aereo c’era il suo addetto stampa e potrebbe confermare oggi quel che le sto per dire. Spadolini mi confidò: Forlani, mi ha detto che domani voteranno per me. E aggiunse: ho passato la notte al discorso”. Al discorso? Quindi era strasicuro di essere eletto? “Mi disse: sarà un discorso a metà tra Einaudi e Gronchi. Istituzionalismo del primo, sguardo politico del secondo”. La dura legge del Quirinale: mai dirsi eletti prima di esserlo realmente? “Eravamo in chiesa. Io e Spadolini su una fila. Dietro di noi c’era Claudio Martelli, vicepresidente del Consiglio. Ad un certo punto il capo della polizia Parisi mi si avvicinò e mi disse: ‘a Roma i socialisti hanno deciso di votare per Scalfaro, chi glielo dice a Spadolini?‘…”. A chi toccò? “Glielo dissi io. Spadolini sbiancò. E mi disse: ‘tu vai a Roma e vedi cosa puoi fare’. Io, passando dalla sacrestia, uscii e lui affrontò la piazza”» (a Fabio Martini) • «“Dicevo a Forlani: qui casca tutto. Sbuffava: ‘Esagerato!’ Anche Craxi mi diceva così: ‘Esagerato!’ E invece...”. Gliel’ha riconosciuto anche Francesco Cossiga nella prefazione a Un irregolare nel Palazzo (Memori 2005), il suo diario: “Vincenzo Scotti fu, grazie anche all’azione informativa della polizia ed all’analisi compiuta da Vincenzo Parisi e dai suoi uomini, il primo che comprese che stava per scatenarsi la bufera di Mani pulite e che vi era il pericolo che si tentasse, come poi accadde!, un vero e proprio ‘golpe istituzionale’ per via giudiziaria contro la prima Repubblica. Che ne fu infatti travolta”» (Gian Antonio Stella) • Nel 1999 ha fondato a Malta la Link campus University, di cui è presidente «È Scotti a darle una visione internazionale, filoamericana, attenta alle tematiche legate a intelligence e sicurezza interna e a mettere in piedi un consiglio di amministrazione che ne rispecchi la missione. Nel Cda dell’ateneo, tra uomini di potere e accademici, si contano infatti politici di peso come Franco Frattini, ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi e membro del Copaco (oggi Copasir), o il senatore cossighiano Paolo Naccarato, che ha poi portato la fiaccola della democrazia cristiana nel centrodestra» (Federico Capurso) • «Superate le grane giudiziarie per i fondi neri del Sisde (vedi sotto, ndr), all’inizio del millennio è stato tra i protagonisti della legalizzazione del gioco d’azzardo, accumulando licenze per le sale bingo. Ma l’idea vincente è stata proprio quella di inventare un ateneo nel cuore di Roma, la Link Campus University, una boutique accademica in grado di sfornare dottori e professori: titoli preziosissimi perché sono il trampolino verso salti di carriera in cui spesso il merito conta meno delle relazioni. Link, appunto: quei legami che nella Capitale sono l’architrave del potere e che questo campus sa tessere magistralmente. E ora che il M5S marcia verso il governo, è importante conoscere le radici dell’ateneo da cui vengono i prescelti di Luigi Di Maio, leader di un movimento che si sta trasformando in partito romano. A far nascere l’università nel 1999 è lo stesso compromesso storico che ha fatto soldi con le cartelle della tombola: al fianco del dc Scotti c’è ancora Luciano Consoli, vecchio militante Pci allora vicinissimo a Massimo D’Alema. A controllare inizialmente l’iniziativa è però il Cepu, il più famoso esamificio privato che aveva rilevato la storica Scuola Radio Elettra. L’amministratore delegato della Link infatti è Maurizio Polidori, che assieme al fratello guidava il colosso dell’assistenza privata agli studenti. A loro l’ex ministro offre una scorciatoia unica: aprire una filiale della Malta University, il Sud più profondo dell’Unione europea, in grado quindi di rilasciare direttamente una laurea, seppur straniera Questo ibrido maltese nel cuore di Roma viene riconosciuto ufficialmente da un decreto dell’allora ministro Ortensio Zecchino. E guarda caso oggi l’ex parlamentare dc è ai vertici della stessa Link: è membro dei consigli di amministrazione dell’ateneo e della fondazione nonché professore straordinario» (Gianluca Di Feo nel 2018) • Dal 2019 Il Foglio ha insistito molto sui presunti legami tra Scotti e Joseph Mifsud, il professore del Russiagate accusato prima di essere un agente russo a favore di Trump e poi un agente provocatore dei servizi occidentali che ha cospirato contro Trump. «Mifsud è un uomo misterioso dai lunghi e intensi rapporti con la Link Campus. Quando a Omnibus Alessandra Sardoni ha mostrato al presidente della Link, Scotti, una foto (pubblicata dal Foglio) di Mifsud in Russia a rappresentare l’università in una missione insieme a lui e gli ha ricordato (come rivelato dal Foglio) che Mifsud è anche socio al 35 per cento della Link International (la società dell’università che gli pagava l’affitto di un appartamento durante la sua clandestinità), Scotti è sbottato: “Di cosa è socio? Non ha il 35 per cento. Questo Capone deve rispondere al tribunale alla nostra denuncia di calunnia”. Poi intervistato dalla Stampa, Scotti ha confermato quanto scritto dal Foglio: “Siccome Mifsud si era proposto per reclutare studenti in giro per il mondo, e tutta l’attività internazionale passa per questa srl, pretese il 35 per cento della società (Link International, ndr)”. Ma a fronte di una verità in ritardo, Scotti fa diverse affermazioni false. Quasi a prendere le distanze da questo vecchio amico ingombrante, ricercato dalle autorità di mezzo mondo, ricostruisce la genesi dei loro rapporti: dice di aver sentito parlare bene di lui da alcune università inglesi e di averlo reclutato nel 2016 in quanto “full professor” dell’Università di Stirling: “Ma da noi non ha mai insegnato – precisa Scotti – non è stato un nostro professore”. Innanzitutto non è vero che Mifsud fosse “full professor” (professore ordinario) a Stirling, dove era invece “professorial teaching fellow” (docente a contratto). E in ogni caso i rapporti con la Stirling sono successivi a quelli con la Link: d’altronde Mifsud entra nel capitale della Link International già nel 2013. Ma soprattutto non è vero, come sostiene Scotti, che Mifsud “non ha mai insegnato” alla Link. Chi lo conosce, ricorda che Mifsud ha tenuto alla Link corsi sulle relazioni internazionali nel 2012/2013 e nel 2013/2014, ha insegnato diplomazia nel 2015/2016 e politica comparata nel 2016/2017, per poi diventare coordinatore del corso di laurea in Scienze della politica. E’ difficile comprendere come Scotti possa affermare che “il poverino non ha fatto nemmeno una lezione” nella sua università. Anche perché Mifsud era molto di più che un semplice docente. Era in un certo senso il ministro degli esteri della Link, l’uomo che curava gli affari internazionali dell’università: è lui a promuovere l’accordo tra la Link e l’Università Lomonosov di Mosca; è lui a portare un investitore internazionale come Stephan Roh (il suo attuale avvocato), che mette 250 mila euro nell’Università; è lui nel luglio 2017 a presentare la summer school della Link Campus organizzata con i russi; è sempre lui a favorire una partnership tra la Link e la fondazione saudita Edof, che prevede la nascita di un centro studi. E chi scelgono Scotti e la famiglia saudita Obaid come direttore? Ovviamente Mifsud» (Luciano Capone) • Sposato con Stefania Lazzari Celli, tre figli.
Guai giudiziari Nel 1993 rinviato a giudizio per peculato e abuso d’ufficio per lo scandalo dei fondi neri del Sisde. Le accuse penali sono poi decadute per sopravvenuta prescrizione • La Corte dei Conti gli ha imposto di risarcire allo Stato 2.995.450 euro, giudicandolo colpevole insieme all’ex direttore del Sisde, Alessandro Voci, di aver fatto acquistare un palazzo a Roma con fondi riservati del Sisde a un prezzo maggiorato di 10 miliardi di lire per la creazione di fondi neri • È stato assolto dall’accusa di corruzione nella gestione della nettezza urbana e in quello dei Mondiali di Italia 90 • Il 17 febbraio 2022 il gup di Firenze ha rinviato a giudizio Vincenzo Scotti e altre nove persone nell’inchiesta su presunti esami facili all’ateneo privato “Link Campus University” di Roma (altre 53 persone sono state prosciolte e sette assolte in abbreviato). «Secondo le accuse i rinviati a giudizio avevano costruito un sistema con una corsia preferenziale per laurearsi in poco tempo, esami truccati per far ottenere ad alcuni studenti dell’ateneo privato una “laurea facile” utile per ottenere avanzamenti di carriera. Per lo più, si trattava di decine di studenti iscritti ai corsi, agenti di polizia in servizio a Firenze. Insieme a Scotti, presidente dell’Università, affrontea il processo anche il segretario generale del sindacato di polizia Siulp Felice Romano» (Ansa). Il processo è in corso.