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 2023  ottobre 24 Martedì calendario

Intervista a Justine Trier

Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, Anatomia di una caduta di Justine Triet scava nei segreti di una coppia e mette al centro una donna che “se ne frega di piacere agli altri e non si scusa della propria libertà”. Incarnata dalla strepitosa Sandra Hüller, vive con il marito e il figlio non vedente in uno chalet sulle Alpi francesi: quando il coniuge muore in circostanze misteriose, viene accusata di omicidio. Il verdetto giovedì al cinema.
Justine Triet, titolo splendido: quale anatomia, e quale caduta?
La caduta fisica del corpo del marito e l’anatomia di una coppia, di una relazione. Il cuore del film è questo, più che l’inchiesta.
Il Neorealismo prospettava una posizione morale della camera da presa, lei?
Per me è esattamente il contrario, nessuna morale. La macchina da presa è lì per seguire i diversi punti di vista: il quadro è complesso, la verità difficile da guadagnare.
Viviamo tempi di autodeterminazione femminile, lei come osa mettere in scena una donna sospettata di uxoricidio, traditrice, non simpatica?
A me piace. Proprio perché non vuole piacere per forza a tutti quanti: non ha un atteggiamento seduttivo, posizione rara per una donna. Sandra è libera, dice quel che pensa, e pensa quel che dice: non è una buona vittima, non è l’imputata ideale. Se ne frega di essere amata dall’opinione pubblica, è un’artista, rivendica la propria libertà sessuale, di scrittrice, nel ruolo di madre.
È guerra tra i sessi…
La frustrazione, forse la disgrazia di Samuel è che la moglie il lavoro lo fa meglio, o almeno con più successo. Ho ribaltato i ruoli, in genere è la donna che rimprovera il coniuge di non essere mai a casa, di non occuparsi dei bambini. Per di più, Sandra non si giustifica per il fatto di non esserci. Questa donna forte crea squilibrio, lui si sente perduto, privato del suo ruolo e del suo spazio: ho voluto entrare nei loro cervelli, vivere insieme rasenta l’utopia, la coppia deve reinventarsi continuamente. Di certo la contrattazione, il commercio amoroso – io ho fatto questo, tu fai quello… – non è la soluzione.
Vittima del patriarcato, in fondo, non è lei ma lui, che si vorrebbe emancipato…
Soccombe a qualcosa di più grande di lui, che lo riporta a questa idea patriarcale. Centrale è la questione temporale, Samuel rimprovera a Sandra di averle rubato del tempo e le intima di restituirglielo, ma non è qualcosa che le donne potrebbero rivendicare dalla notte dei tempi? Questa discussione coniugale si rivela sorprendente per gli spettatori: perché il promotore è un uomo.
L’alveo è del thriller, però l’esito è anticipato da una certezza: il senso di colpa l’imputata non ce l’ha.
Sembra un cliché, ma davvero Sandra è una donna affrancata, cosa insolita oggi: io stessa non mi sento totalmente libera e quando mi prendo delle libertà poi le pago… Non voglio farne un angelo, detesto le idealizzazioni, sta di fatto che è una donna che osa, si è presa gli spazi e i tempi che le servono, e non si scusa di vivere come vive.
Le eroine delle tragedie greche?
Non direttamente, ma Hüller è una grandissima attrice di teatro in Germania: nella parte non ha portato solo qualcosa di personale, ma questa eredità drammaturgica.
Per la terza volta nella settuagenaria storia di Cannes la Palma è andata a una regista: Jane Campion, Julie Ducornau e lei. Brave voi o l’aria è cambiata?
(Ride) Be’, è un club molto ristretto di donne il cui nome inizia con la J… Di certo, la mentalità è cambiata e ci sono più donne che fanno questo mestiere, nondimeno le statistiche rimangono impietose.
Siamo rimasti stupiti che Anatomia di una caduta non sia stato candidato all’Oscar dalla Francia: che è successo?
Non facevo parte della commissione, non so… ma è triste.
Per il palato internazionale meglio un buon piatto – il prescelto è il melodramma culinario La Passion de Dodin Bouffant – che una donna scomoda?
(Ride) Rimane il successo straordinario in patria, non è un film elitario, di nicchia, il pubblico se ne è appropriato, però ci sono rimasta male, e con me gli spettatori: mi saranno arrivati quattromila messaggi di “cordoglio”, diciamo che mi son fatta tanti nuovi amici. E agli Oscar proviamo ad andarci nelle altre categorie: negli Stati Uniti l’accoglienza è stata super, la distribuzione Neon ci crede e io pure.